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MARCHE urbexVILLE e PALAZZINE abbandonate

Il cantico delle creature

Articolo di Giugno 29, 2014Novembre 5th, 2019Nessun commento

Ed eccomi qua a raccontarvi un’altra esplorazione in una villa abbandonata.
In questo caso siamo quasi alla fine di un tour de force, per ville e valli, e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Riusciamo senza intoppi a raggiungere il sito e decidiamo di parcheggiare sul lato, non notando il muretto di cinta frontale,  in parte collassato ed alto più o meno trenta centimetri, che ci avrebbe permesso un ingresso più che facile. Dalla nostra posizione, l’unica scelta possibile è quella di passare per il fitto bosco in salita che circonda la villa.
Beh, a volte la stanchezza tira brutti scherzi.

Fortunatamente, l’attraversamento del bosco ci regala delle piacevoli sorprese, permettendoci di incrociare sulla nostra strada gigantesche buche scavate a terra, tane di non so quale animale selvatico, forse tassi, viste le dimensioni. E il tasso non è certo rinomato per la sua simpatia nei confronti dell’uomo. Tutt’altro, quindi ci affrettiamo a completare la traversata, per sbucare finalmente nel prato antistante la villa.
Sin da subito ci rendiamo conto della criticità in cui versa lo stabile. Delle due scalinate esterne non rimane nulla, ovvero, sono presenti, ma avvolte in un groviglio di rovi che farebbe desistere anche Bear Grylls. Iniziamo a girare intorno in cerca di un’altra entrata, che si rivela una finestra del pianoterra.

Entro e compio la consueta perlustrazione lampo, utile a capire le condizioni della struttura prima di far entrare tutto il gruppo. Inutile dire che la casa sta su per miracolo, presentando numerosi crolli e crepe importanti. Inoltre  è ormai spoglia, e pochissimi sono i dettagli che possano rimandare ad un suo glorioso passato, se non nobiliare, almeno alto borghese. Alcuni discutibili bassorilievi in gesso su un paio di soffitti e dei rimasugli di affresco in una delle stanze semicrollate, son tutto ciò che resta, insieme ad una balaustra che accompagna le scale. Tutto fa pensare ad una casa colonica trasformata in villetta, piuttosto che ad un vero e proprio casino di campagna tardo ottocentesco come credevo inizialmente.

Usciamo fuori, poco soddisfatti dell’esplorazione e ci apprestiamo a ridiscendere nel bosco in direzione dell’auto. Uno di noi si è però attardato all’interno e ci fermiamo ad aspettarlo. Per ingannare l’attesa decidiamo di visitare quelle che a prima vista sembrano le stalle, a un centinaio di metri dalla villa. Ed è proprio qui che rimaniamo a bocca aperta.

La stalla si rivela essere una cappelletta dai muri completamente affrescati, soltanto il soffitto svela la sua umile destinazione d’uso nativa. Gli affreschi, pur essendo rovinati e non precisamente databili, mostrano storie dell’antico testamento, con i Re Magi, l’Annunciazione, ed altri eventi che un profano come me non è riuscito a decifrare. Al centro, nella parete di mezzo, domina la scena la figura di San Francesco, attorniato dai colombi, in un’immagine che riporta immediatamente al suo “Cantico delle Creature”, il quale ben si adatta all’atmosfera bucolica del circondario, fra uccellini, lucertole, insetti di ogni tipo e i famosi tassi.

Scorgiamo inoltre il famoso muretto collassato di fianco al cancello principale, ma, felici per la scoperta inattesa, decidiamo comunque di ridiscendere dal bosco, fra querce secolari e curiose bestioline, in onore del Santo Francesco.

Per vedere alte edifici abbandonati nelle Marche, fai click qui. 

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