Tramite suggerimento di un nostro simpatico lettore, in una calda giornata di giugno, mi sono recato alla ricerca di questa villa immersa nelle campagne. Identificarla dalla strada principale non è stato difficile, essendo costruita su di una piccola altura. Arrivato in loco, capisco di aver compiuto un grosso sbaglio ad andare in pantaloncini corti, infatti il vasto parco interno che si deve attraversare per giungere alla struttura, è simile ad una giungla, fra palme, cespugli di rovi, graminacee e altre piante spinose di cui non conosco il nome.
Testardamente, non desisto, e inzio l’attraversamento, dal quale riesco ad uscire quasi indenne. La villa è abbracciata da piante rampicanti, con ciuffi d’erba che spuntano qua e là dalle crepe e tra i mattoni. Su di un lato della scalinata d’ingresso, mi accoglie un alberello di arancia. Un tempietto ed una grande stalla completano il quadro.L’interno della villa è in pessimo stato, numerosi crolli ed un tentativo di ristrutturazione incompiuto hanno fatto sì che questa meravigliosa struttura sia ad oggi solamente un rudere pericolante. All’ingresso si possono ancora notare gli affreschi che abbelliscono il corridoio, i quali continuano nell’ala destra, seppur non credo resisteranno per molto. La parte sinistra è invece quasi del tutto crollata. Trovo in giro qualche quadernino con esercizi di matematica, il che conferma le notizie datemi dal mio informatore, ovvero che l’edificio, per un periodo, fu utilizzato come scuola.
Salendo al piano superiore tramite una suggestiva scala, possiamo notare il tentativo di ristrutturazione che altro non ha fatto se non spogliare la magione dai suoi colori nativi, per lasciarla piena di buchi e senza nemmeno un pavimento praticabile…uno scempio insomma.
Diversa la situazione al piano seminterrato, che mantiene l’ aspetto originario tipico di ogni casa di campagna, e dove volteggiano allegramente diversi pipistrelli, cosa che raramente mi era capitata di vedere nei ruderi esplorati in precedenza. Ma è proprio qui che l’esplorazione si fa interessante.
Passando dal seminterrato al retro della casa, sono stato costretto a fare un pò di confusione per spostare una persiana che mi impediva l’uscita.
Proprio in quel momento sento un tonfo, mi giro, e vedo nell’erba avanti a me un piccolo rapace che mi osserva terrorizzato. La bestiolina tenta di volare, ma non ci riesce. Sentendomi colpevole della sua caduta, decido di catturarlo, per consegnarlo a qualcuno che possa averne cura. Acchiapparlo non si rivela facile, in primis perchè non avevo un contenitore adatto, ma solo un grande scatolone lurido proveniente dalle stalle della villa, e poi perchè l’animaletto non voleva assolutamente saperne di esser preso, e scalciava con gli artigli ogni volta che allungavo la mano. Inoltre bisogna anche dire che la mia esperienza con i volatili si limita alla cattura delle galline che avevo in giardino da piccolo e che ricordo prendevo per entrambe le ali, dopodichè quelle se ne stavano buone.
Posso giurarvi che con il falchetto (nella mia smisurata ignoranza sulla fauna selvatica lo avevo identificato come tale) non funziona, infatti, quando per miracolo riesco ad afferrargli entrambe le ali, quello si rigira stridendo e cercando di beccarmi. Fortunatamente riesco a trattenerlo per una manciata di secondi e a lasciarlo nello scatolone. Ok, preso, ora la seconda parte, ovvero la traversata della giungla con scavalcamento finale portandosi appresso un gigantesco scatolone abitato.
Con una certa fatica ci riesco, uscendone decisamente meno indenne dell’andata, lo carico in auto e raggiungo la mia ragazza che nel frattempo si era fatta la mattinata al mare lì vicino. Essendo ormai ora di pranzo, dovevamo cercare un ristorante, ma prima ci saremmo dovuti ovviamente occupare del volatile. Tramite un giro di telefonate mi metto in contatto con la polizia provinciale, preposta alla salvaguardia degli animali selvatici, la quale dopo un’oretta mi raggiunge e si porta via la bestiolina, rivelandomi che si trattava di una femmina di gheppio.
Pochi giorni dopo mi arriva un sms, dove mi si comunica che il gheppietto aveva spiccato il volo ed era quindi tornato in libertà.
Anche questa esplorazione, per quanto sia stata discretamente interessante, ha acquistato un plus valore grazie a questo incontro particolare, come capitò a Francesco Coppari (altro membro del team) col suo “Gatten”!

Fondatore ed admin di Ascosi Lasciti, creato per radunare alcuni tra i migliori esploratori urbani, da sempre innamorato dei luoghi dimenticati. Vincitore di numerosi premi internazionali in ambito documentaristico e reportaggistico. Si occupa essenzialmente di videomaking, fotografia e graphic design.