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“Belle Epoque. Capricci di re, regine e di una società oggi scomparsa.”

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La storia di questo lussuoso hotel, oggi chiuso, è parallela a quella del suo borgo d’origine.
Siamo nel 1840 e la scintilla del boom economico scoccò in quell’anno, quando un medico usò le acque salmastre che affioravano dai terreni locali come rimedio a varie malattie.
Fino ad allora queste falde erano state considerate importanti solo per la grande quantità di sale estraibile a livello commerciale.

Il fatto che diede vita ad un nuovo tipo di business fu legato ad una bambina il cui piede sinistro era affetto da scrofola, una malattia infiammatoria che colpiva molti infanti dell’epoca. Per dar sollievo al male, rammentando gli studi sui benefici dell’acqua marina sulle infiammazioni ghiandolari, un giovane dottore pensò di ricorrere al vasto mare sotterraneo locale. Basandosi sul presupposto che le proprietà chimiche di queste acque, simili o addirittura superiori in saturità salina, potessero ugualmente agire in maniera benefica, il medico prescrisse alla bimba bagnature giornaliere.

In capo a qualche mese gli effetti sortiti condussero alla totale guarigione della malata e la notizia fu presto sulla bocca di tutti. Da questa brillante intuizione empirica, non priva di basi scientifiche, all’effettivo decollo turistico del paese come “ville d’eaux”, il passo fu relativamente breve.

Il modesto borgo del sale mutò lentamente il suo volto e la sua economia, avviandosi verso il traguardo di rinomata stazione termale europea.
Con l’arrivo dell’Arte Nuova, il Liberty ed i mutamenti della società novecentesca, il cuore del paesino iniziò a battere sempre più velocemente. Tutto quanto girava attorno ad un nuovo fenomeno sociale, con modi diversi di fare cultura, arte, moda e, insomma, di intendere la vita.
Un’accelerazione destinata a spazzare via le polveri ottocentesche; una complessa trasformazione riassumibile nello stereotipo della “Belle Epoque“.

Fu proprio negli hotel che la clientela migliore si dava appuntamento. I saloni sfarzosi e ricercati degli alberghi di lusso erano tappa obbligata dei continui spostamenti della nobiltà e della ricca borghesia, che facevano della mondanità una ragione di vita.
Ed è in questo substrato culturale che fa capolino il “nostro” Grand Hotel, prima che fosse chiuso, anzi, prima ancora che fosse il più prestigioso albergo della zona. Lo chiameremo Paragon Hotel, per non rivelarne l’identità.
Cento, i suoi anni di tradizione, prestigio e signorilità.

I ben 170 posti letto, uniti ai servizi benessere, aree bar e suite, fecero di questo posto uno dei protagonisti assoluti della “nuova Belle Epoque”. Con la sua facciata Neoclassica, l’edificio fu costruito nel 1882, restando a lungo il più prestigioso hotel della zona. Basta ammirare lo splendido salone da pranzo con le sue vetrate Art Déco e il suo elegante lucernario, per rimanere incantati in un mondo di specchi e stucchi bianchissimi. Il complesso fu anche restaurato nel 1925 per aggiornarsi alle nuove mode e tecnologie.

Poi, a seguito di un grosso calo delle affluenze, tutte le strutture turistiche dell’area persero valore, visitatori e soldi. L’attività resistette fino al nuovo millennio campando di rendita, fino al giorno in cui le ingenti spese di manutenzione divennero troppo sbilanciate rispetto alle entrate. La stessa sorte toccò alla discoteca più famosa della zona, che ospitò numerosi concorsi di bellezza, assieme ad artisti del calibro di Califano e Bongusto. Il Grand Hotel, chiuso una prima volta nel 2006, fu riaperto l’anno successivo da un pool di albergatori locali proprio per ospitare i componenti dello staff di Miss Italia e le reginette di bellezza, prima della chiusura definitiva avvenuta negli anni successivi.

La crisi non risparmiò nemmeno i grandi complessi termali.
Complice di questa discesa economica? Il passare delle mode effimere, certamente, ma anche un mutamento del sistema sanitario italiano che tagliò drasticamente gli incentivi economici alle cure termali. A questo si aggiunga l’inadempienza delle istituzioni locali, che mai si simpegnarono per rilanciare l’economia, stoltamente convinti di ripartire nonostante la loro inerzia. Per dovere di cronaca, bisogna dire che i prezzi dei servizi comunali sono ancora alti come se il luogo fosse frequentato da migliaia di turisti.

Ma torniamo al Grand Hotel, proprio negli anni in cui fu chiuso. Il complesso serrò i battenti e venne abbandonato dal 2009. Sono finiti i tempi dei banchetti, dei lampadari di cristallo, dei pianisti. Tutto è compiuto ed ora la struttura riposa in silenzio. Uno dei saloni più belli d’italia si trova qui, esposto alla mercé dei vandali. I corridoi, nel corso degli anni, sono stati imbrattati e distrutti. La moquette rossa è sbiadita nella polvere e nei calcinacci. Le sue 5 stelle si sono spente in silenzio, segnando la fine di un’epoca oramai passata e, lentamente, la struttura appassisce fra i ricordi sbiaditi di centinaia di storie chi si sono intrecciate fra le sue stanze.

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Riportiamo la testimonianza diretta dei proprietari, che ci hanno contattati per ulteriori precisazioni:
“A tenerlo in vita e aperto fino all’ultimo è stata la mia famiglia . In quell’albergo ho cominciato a lavorare. Ne ho vissuto la storia . Ricordo le cene in quel magnifico salone ristrutturato da mio padre . Una volta venduto, dopo anni di enormi problemi causati dal drastico calo della clientela adatta a tale albergo , dovuta a scelte di amministrazioni quantomeno discutibili, la nuova società non ha mai più potuto riaprire a causa della crisi economica. Unica cosa che tengo a precisare è che quel albergo non ha mai vissuto di rendita , vennero rifatti il terzo e il quarto piano oltre tutto il piano terra ma, come ben sapete, invano, in quanto venne a mancare la clientela adatta in tutto il paese .”

Grazie per aver spinto fino a qui la tua CURIOSITA’. La stessa che ci spinge a fare esplorazione urbana, in luoghi pericolosi, per raccontarteli.
Se ti è piaciuto questo hotel, chiuso e abbandonato, e vuoi scoprire edifici simili a questo, cerca qui quello che più ti piace.
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