“E fu così che la domestica belga rubò un quadro di Canaletto di grande valore al povero Marchese malato.”
In assoluto uno dei luoghi abbandonati più suggestivi e intatti che abbiamo mai avuto il piacere di visitare. E’ stata una vera e propria avventura a finale ignoto, una missione portata a termine con entusiasmo (e stanchezza) da un piccolo gruppo di folli esploratori.
Si parla ormai di un anno fa quando per la prima volta ci addentrammo tra i rovi e le sterpaglie che circondano questa villa. Era luglio, ma il caldo asfissiante non ci ha fermati: pieni di cocciniglia, spine di rovi conficcate ovunque e ragnatele secolari, siamo infine giunti alla porta di questo luogo pieno di sorprese.
Protetta da venticinquemila metri quadrati di parco, ridotto ad una giungla e soffocata da piante infestanti che la rendono quasi inaccessibile, troviamo questa nobile villa storica in Toscana.
Oltre le sue porte ci sono maestosi saloni corrosi dal degrado.
Un pianoforte scordato, tendaggi rossi di velluto sbrindellato, lampadari di bronzo, specchi dalle cornici d’oro fra divanetti e poltrone consumate dai tarli. Oggetti che un tempo guarnivano i saloni affrescati, oggi sono polverosi relitti, sbiadita testimonianza degli sfarzi di un tempo.
La grande struttura venne edificata su un colle, verso la fine del XVI secolo. L’ampio parco, prima che divenisse bosco incolto, con i suoi viali e i lunghi eleganti portici maestosi, impressionarono persino un principe, che nel 1637 acquistò la residenza.
Tuttavia lo sfarzo manifestato e i debiti sempre più incombenti fecero precipitare la villa e la casata in un periodo buio, tanto da cercare di vendere l’immobile alla corona inglese. Nella prima metà del ‘700, per rimediare ai troppi debiti, gran parte delle statue che ornavano il loggiato furono vendute al Vaticano e ad emissari dello zar di Russia.
Dopo questo sfacelo, la villa storica della Toscana settentrionale venne abbandonata e sfruttata solo per le sue colture arboree e come casa di campagna. Successivamente fu occupata da un colonnello inglese per sei anni con la clausola di restaurarne la gran parte. I proprietari si susseguono poi velocemente: un architetto ducale, un conte. Tutti quanti non riuscirono a riportare alla luce le antiche bellezze.
Poi, a fine ‘700, vennero costruite le stalle, la rimessa per le carrozze e gli alloggi per i contadini. Questo parziale restauro è datato prima metà dell ‘800, dopodiché la nuova padrona divenne una nobildonna.
Le informazioni reperibili su questo luogo si interrompono agli anni Sessanta, quando alcune stanze della magione furono affittate ad uno scultore e ad un pittore.
Oggi l’edificio si compone di una facciata, in rovina, tinteggiata di rosso, rivolta a sud, con due ali laterali di quattro piani che inquadrano una terrazza centrale sorretta da un ampio vestibolo colonnato ed un corpo arretrato e timpanato.
Non sorprende che, ad oggi, la villa sia completamente dimenticata: una ricevuta del ‘54 segnala che i proprietari spesero 40.000 Lire solo di alberi e fiori per adornare il parco. Inoltre, dagli anni ’50 ad oggi, pare che la dimora fosse signorile fosse stata adibita ad albergo – pensione. Nel 2015 la villa è stata acquistata dal comune, per poterne rivalorizzare l’aspetto storico – artistico, anche se i lavori paiono fermi.
Consideriamo questo luogo un mondo palpitante di empatia e ricco di sapere, la cui chiave di accesso è dispersa nei labirintici prati incolti, tra i gradini nascosti dai rovi, e nelle lettere sigillate con cera lacca vermiglia.
Ogni angolo è un ricordo: un piccolo giardino interno mostra una fontana che ritrae una scena biblica (forse il Buon Samaritano), mentre una scala avvolta da rovi tenta di invitare l’esploratore a solcare le vie di quel loggiato ormai perduto. Si percorrono stanze dai particolari affascinanti e giochi di luce suggestivi, sempre accompagnati da continuo stupore e ingenua curiosità. Le scatole dei gioielli vuote sono sparpagliate sul pavimento, ancora indenne dal crollo degli affreschi, dai significati alchemici e grotteschi, che animano i soffitti. Visitare tutta la dimora è impossibile: molte stanze sono sprangate, chiuse ermeticamente, tanto ermeticamente che la semplice curiosità non possiede la giusta chiave per svelare segreti polverosi.
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Elvira Macchiavelli & Jonny

Elvira Macchiavelli fa parte del gruppo toscano. Studia scienze della formazione a Firenze, coltivando l’interesse per la scrittura. Molto attiva nel panorama urbex nazionale, ha un canale youtube “Where Elvi production urbex trip”, un blog “Urbex at Info!” e ricopre inoltre il ruolo di membro fondatore del sito “esplorazioniurbane.it”.