E’ bello stare in collina e assaporare contemporaneamente l’aria di mare e quella di campagna, carica di ricordi e nostalgia, specialmente quando l’estate è ormai giunta al termine, un pò come questa dimora decadente, ultima testimonianza di una vita agiata ormai perduta. Fu costruita da un abate nel XVII secolo, dopo di che passò ad una nobildonna, in un periodo non meglio precisato, per poi essere venduta prima della grande guerra ad un ricco borghese.
Egli fece diventare la magione non solo un focolare domestico, ma anche un centro di lavorazione agricola, con la costruzione di due mulini, uno per l’olio e uno per la farina, di cui purtroppo al giorno d’oggi non è rimasto nulla, anche perché lo stabile versa in uno stato pietoso. Secondo carte catastali esisterebbe anche una sorta di “passeggiata” nel giardino posteriore, ma non ve ne è più traccia, dato che la vegetazione cresce spontanea e incontrollata. Le ultime eredi furono due anziane zitelle, decedute qualche anno fa. La cosa ancora più interessante, dal punto di vista storico, è che a quanto ci è stato raccontato dagli autoctoni, esse conservavano vari memorabilia che andavano dagli anni ’20 a quello del loro decesso, in particolar modo cimeli del ventennio fascista e del secondo dopoguerra, probabilmente appartenuti al padre. Un vero peccato che, dalla scomparsa delle eredi, la magione sia stata oggetto di ripetuti saccheggi, quindi possiamo dire addio a tutta la storia che avrebbe potuto tramandarci. Ma non disperiamo e diamo il via all’esplorazione.
La villa è costruita su due piani; dall’ingresso principale si accede ad un corridoio con colonnato, ampio all’incirca due metri e mezzo, e lungo tutta il lato della casa, infatti la porta in fondo dà sul giardino posteriore. Il piano terra è un pò scarno, tranne due armadi e qualche dettaglio più o meno chiaro, tra cui ragnatele, tante ragnatele, Chris ci andrebbe a nozze… Altro dettaglio importante – se così possiamo definirlo – è che una parte dell’immobile è crollata, sicuramente per un cedimento strutturale causato dall’ assenza di manutenzione e dalle infiltrazioni d’acqua. Un vero peccato.
Il secondo piano è facilmente accessibile dal corridoio iniziale e presenta una scalinata, accompagnata da una ringhiera che dalla giusta angolazione può essere molto interessante. Abbiamo poi una stanza con tappeto, e, chicca delle chicche, la sala da pranzo in completo decadimento, con guarnizione di escrementi di piccione, senza scordarci di due camere da letto, una quasi intatta e l’altra soltanto un pò in disordine.
Il giro è abbastanza breve, a causa anche del crollo dell’ intera area compresa di piano terra e primo piano, ma il luogo è ricchissimo di dettagli e di spunti interessanti, anche se molto pericoloso, data la sua precaria stabilità.
Sconsiglio, come sempre, la visita degli edifici in stato di abbandono. A maggior ragione quando essi versano in tale stato di degrado.

Nato nel 1986. Fotografo per passione dal 2007. Appassionato di fotoreportage, ha trovato nell’Urbex un altro modo di raccontare storie.
Caporedattore per il blog decennale di Ascosi Lasciti.