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ARCHEOLOGIA INDUSTRIALEEMILIA ROMAGNA urbex

Biotecnologie disperse

Articolo di Gennaio 10, 2015Marzo 8th, 2020Nessun commento

Nell’articolo è presente una foto con una chiara scritta blasfema. Ovviamente non è l’oggetto della foto stessa, quindi, se una bestemmia impressa sul muro da sconosciuti turbasse la vostra sensibilità, siate consapevoli di ciò che vedrete proseguendo.

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La mattinata non è cominciata nei migliori dei modi. Abbiamo cercato vari posti abbandonati ma abbiamo trovato solo due “buchi nell’acqua” e neve incalzante. Questa piccola “trasferta infruttuosa” oltre regione ci sta demoralizzando.
E’ da un pò che non documentavamo fabbriche abbandonate e l’idea di trovare qualche ex industria, dopo tante ville in degrado, ci alletta.
Fortunatamente, prima di pranzo, arriva inaspettato questo mangimificio dismesso, come una “manna dal cielo”.
Dai documenti e dalla breve ricerca effettuata sul luogo, la ditta produceva mangimi per bestiame dal dopoguerra fino al 2009, anno in cui venne assorbita da un’altra società.

Il piano di riqualificazione, però non andò a buon fine e l’impianto venne chiuso, complice anche la recente crisi finanziaria.
Le conseguenze principali furono due: licenziamento e abbandono.

Per prima cosa visitiamo gli ex laboratori che, con estrema meraviglia, troviamo ancora integri, eccetto un leggero disordine. Sembra di tornare a scuola.
Forse i locali sono anche troppo integri, data la presenza di sostanze estremamente tossiche e nocive. Alcool metilico (per gli amici metanolo) e acido acetico in concentrazione 9 mol/L.
Fortunatamente i flaconi sono sigillati, quindi il rischio è minimo.
Dopo quindici ore non dovremo preoccuparci di andare al pronto soccorso e richiedere un’emodialisi.  Ciò non toglie che qualche squilibrato possa portar via questa roba e farne un uso dannoso.

Abbiamo anche la partecipazione di qualche beuta e becker, nonché di provette e vari strumenti, come la cappa, un forno, un’incubatrice per terreni di coltura, una bilancia di precisione, strumenti per la titolazione (e chi più ne ha più ne metta).
Successivamente possiamo esplorare l’area degli uffici dove a parte fatture e la storia sommaria del lascito non c’è granché, tranne…una cassaforte!

Il bauletto blindato è ovviamente aperto, senza oggetti di valore al suo interno.
O meglio, non c’è ne danaro nè gioielli per sciacalli ma ci sono documenti di notevole interesse storico, tra cui l’atto di iscrizione dell’azienda.
Il resto della visita lo dedichiamo al grande capannone che si divide in più aree. La prima parte doveva essere usata come magazzino per la manutenzione e per stipare i pezzi di ricambio dei macchinari della fabbrica, mentre la parte adiacente era sfruttata come smistamento dei mangimi. Veniamo subito catturati dall’area dei dispenser dove la presenza di una pulsantiera vintage rende l’immagine del luogo molto più antico di quello che è.
Infine l’ultima area doveva essere adibita il deposito e lo stoccaggio dei mangimi.

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