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Oggi visiteremo un intero complesso termale abbandonato ma, prima, facciamo un piccolo salto indietro.

La storia degli istituti termali si perde nella notte dei tempi.
Già i Romani usavano ritirarsi in questi luoghi per apprezzarne le qualità terapeutiche delle acque e ritemprare corpo e spirito… in tutti i sensi.
Nel ‘800, la scienza progredisce e gli studi sulle proprietà terapeutiche di certe acque minerali diventano un importante supporto alle terapie, ampliandone i campi di intervento e le metodiche di applicazione.
I reparti di cura degli stabilimenti termali vengono ingranditi e potenziati, mentre la stazione termale ritorna ad essere, da luogo puramente di svago, un luogo di salute, come ai tempi di Roma antica.
Anche l’architettura termale subisce un netto incremento e le stazioni si arricchiscono di strutture imponenti e fastose: parchi, giardini, luoghi di incontro e lussuosi alberghi.
Man mano che si procede negli anni, le terme passano da luogo di elite, frequentato dall’alta borghesia e nobiltà, a luogo di cura anche per le classi meno abbienti.
Un periodo storico importante per questo buisness è tra il 1900 e il 1940, in cui, addirittura a livello statale, vengono aperti interi complessi termali con forte connotazione medicale dove sono curate malattie dell’apparato scheletrico e respiratorio. Chi sapeva che un giorno molte terme sarebbero state abbandonate?

Il nostro viaggio di oggi ci porta proprio in una di queste strutture, ad oggi abbandonate.
Dall’architettura austera, tipica dello stile littorio di quegli anni, e inserito in un bellissimo parco con piante d’alto fusto, questo grande complesso termale ha lavorato fino a una quindicina di anni fa’. Purtroppo è stato costretto a chiudere i battenti nonostante fosse tutto ancora in ottimo stato.

E’ un giorno come un altro. Un compagno di esplorazioni mi chiama invitandomi a visitare questo complesso enorme di terme abbandonate… e non potevo certo dire di no! Non sapevo assolutamente a cosa sarei andato incontro e cosa mi sarei trovato davanti all’obiettivo fotografico.
E’ una mattina di ottobre, quando arriviamo in “zona operativa”. L’incontro con gli altri fotografi è fissato per l’alba. I  saluti, un caffè caldo e poi ,imbracciate le “armi”, cominciamo un giro di perlustrazione.
Il posto è decisamente grande e completamente cintato da recenti barriere metalliche coperte dalle classiche reti arancioni da lavori in corso.
Apparentemente inespugnabile, ma il passaggio si trova, anche se molto in vista.
Bisogna quindi fare massima attenzione.
L’ingresso è dal sotterraneo (un passaggio chiuso di recente) dal quale si sale al piano rialzato.

Corridoi lunghissimi, soffitti alti, spazi comuni di generose dimensioni, arredamenti… tutto squisitamente fermo nel tempo!
Cominciamo a girare con la torcia in mano dato che la maggior parte delle imposte sono chiuse e non si possono assolutamente aprire, per non essere scoperti.

Non è facile orientarsi e la struttura, se da fuori sembrava immensa, dentro è labirintica.
Gli ambienti sono disposti simmetricamente e sono speculari, quindi il corpo centrale, varcato l’ingresso presenta le aree comuni di fronte e ai due lati.
Gli spazi laterali, disposti su 4 piani, ospitano le camere. Tutti gli ambulatori medici e la zona per le terapie sono centrali e posteriori.
In più, una fitta rete di sotterranei corre per tutta la struttura, ma non è sempre comunicante.
Per girare senza perderci, ci vengono in aiuto le ricetrasmittenti che portiamo sempre con noi e le indicazioni affisse sui muri insieme alle provvidenziali mappe col pallino rosso: “Voi siete qui”.

La prima impressione è che il posto sia ancora in utilizzo, tale è il suo stato di conservazione : poca polvere, pochi gli ambienti in disordine e, spesso, il mobilio è ancora sistemato come se attendesse qualcuno o come se quel qualcuno se ne fosse andato da poco.
Giriamo il piano terra delle terme abbandonate e, ad ogni angolo, nascono esclamazioni di meraviglia e sguardi stupefatti.
Arriviamo alla sala da pranzo : un salone enorme, con grandi vetrate, tavoli e sedie perfettamente ordinate ai lati, riposte come per fare le pulizie.
Tovaglie, piatti, bicchieri in fila, brocche, pile di posa cenere, oliere e saliere nel classico acciaio cromato. Insomma, da non credere. Una vera rivelazione!
Poi entriamo in Direzione, della sala riunioni e la reception, con le carte sparse sul tavolo, la boiserie e, in un angolo, la grande cassaforte… aperta e vuota!

Giriamo ancora per i salottini laterali con i tavoli in panno, sui quali la nostra immaginazione vede ancora allineate file di carte in una agguerrita partita a canasta.
Cominciamo il giro ai piani superiori, salendo le scale e percorrendo i lunghi corridoi bui (molto alla “Shining”, a dire il vero) ma le stanze offrono poco e i mobili, su cui sono ripiegate pile di materassi , sembrano più moderni e minimalisti.

Decidiamo quindi di cercare i laboratori delle terme abbandonate, nei quali, finalmente, riusciamo ad arrivare passando per un bellissimo corridoio vetrato che si affaccia sul parco sottostante.
E qui si apre un altro scenario, bello e vagamente inquietante, al tempo stesso.
Gli ambulatori medici sono in ordine, con i lettini coperti dai teli bianchi, gli strumenti di lavoro, apparecchiature varie, vetrinette con le medicine, bilance pesa persone e… camici appesi agli attaccapanni.
La situazione si va facendo bizzarra. Su una scrivania c’è perfino un vaso con alcuni fiori ormai secchi.
Sulla scrivania, cartelloni, block notes e penne, assieme agli strumenti per le diagnosi : fonendoscopio per i battiti cardiaci e cistomanometro per la pressione.

In un ambulatorio troviamo anche una bombola di ossigeno carica
Mi devo fermare per raccogliete le idee, tanti sono gli spunti fotografici e le idee che balenano nella mia mente. da non sapere dove cominciare per rendere al meglio questa meraviglia di posto.
Da buoni esploratori-fotografi non tocchiamo nulla anche perché è tutto talmente perfetto che sembra un set già allestito.

Trascorrono due ore buone, esplorando ogni spazio, scoprendo le sale massaggi e altri ambulatori, prima di decidere di passare ai sotterranei.
Qui giù la cosa si complica perché, non essendovi passaggi direttamente comunicanti, bisogna risalire per scendere nuovamente dalla parte opposta…. con il forte rischio di perdere l’orientamento.
Con non troppa fatica arriviamo alle cucine. Belle, in acciaio, con tutte le pentole, i mestoli appesi e, in quella che sembra una friggitrice industriale, avanzi di chissà quale pietanza…. meglio non indagare.
La luce filtra dalle bocche di lupo e crea un’ambiente surreale.
E’ la volta poi dei magazzini e delle officine per le riparazioni. Infine la sartoria, una piccola perla : macchine da cucire, scaffali con coperte e lenzuola e, in un armadio, belle ordinate, le divise del personale di servizio.
Comincia a essere tardi e a fare buio, siamo stanchi e cominciamo ad avviarci verso l’uscita, ma non prima di aver trovato l’accesso al laboratorio di analisi, con dentro anche un bellissimo distillatore a colonna praticamente intatto.

E’ ora di uscire, ripercorriamo a ritroso la strada dell’andata e, in un attimo, ci ritroviamo in strada.
L’ “elefante ferito” è li dietro di noi, forse contento di aver regalato a un piccolo gruppo di esploratori urbani un po’ della sua storia.  Noi, da parte nostra non possiamo che essergli grati per averci dedicato il suo tempo e rivelato i suoi segreti.
Ma torneremo nelle terme abbandonate. Torneremo…

AGGIORNAMENTO 2019: l’edificio è stato sigillato ed è sorvegliato.

Se questo complesso termale abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di centri benessere abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente altri luoghi abbandonati in Emilia Romagna?

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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