Molte sono le voci su questo monastero abbandonato. Ne avevo sentite tante, specialmente da un anziano del paese, confermatemi poi dal sito del FAI che lo inserisce tra i posti italiani da salvare.
Data la mia passione smisurata per tutto ciò che riguarda le strutture religiose in abbandono, e dopo aver letto sui giornali di una riunione organizzata per discutere di questo posto, di lì a poco, decido di andarci repentinamente.
L’edificio si trova facilmente. Esso domina la collina davanti al paese. Da lontano fa un effetto pazzesco, con le sue tre volte frontali, enorme e circondato dalle nuvole. La salita che parte dal paese ci porterebbe proprio davanti, ma per non dare nell’occhio decidiamo di prendere la strada laterale che è più nascosta e meno trafficata.
Arriviamo davanti all’entrata della chiesa, sotto le tre volte che si vedono da lontano, tutte sbarrate con portoni di legno, ma riusciamo ugualmente ad infilarci sotto.
L’entrata è quindi abbastanza facile, ci troviamo subito all’interno di una chiesa di discrete dimensioni, totalmente scoperchiata, di grande impatto scenico. Si sono salvate le mura laterali, con ancora qualche dipinto scolorito dal tempo, la croce, e l’altare con un bellissimo rosone sul retro.
Ai lati si aprono sono due grosse porte, anch’esse decorate, con scritte e affreschi. Un varco conduceva al campanile,oggi inagibile, mentre l’altra si affaccia su una cappellina piena di affreschi.
Scattiamo qualche foto e poi ci dirigiamo verso il monastero. Troviamo un piccolo cortile interno con un pozzo, ma tutto l’edificio è puntellato. Ci muoviamo con attenzione per i gravi pericoli di crollo. Nella parte bassa non è rimasto molto, eccetto qualche stanza ben sorretta da supporti esterni. Qui, molte sono le volte ma pochi gli affreschi. Scattiamo in ogni stanza, la luce che entra dalle finestre diffonde un’atmosfera quasi magica.
Presente ancora la vecchia cucina con il camino e un arco, oltre ad una stanza con decorazioni floreali blu. Saliamo quindi ai piani superiori. Dai corridoi si aprono le finestre che danno verso il paese. Sembra di essere davanti ad un presepe, tanto il posto è affascinante, pieno di piccole stanze, tutte vuote, ognuna di un colore diverso Ammalianti i corridoi e il campanile che si scorge in lontanaza.
Cerchiamo a tutti i costi di salire sul campanile, ma proprio non c’è verso, hanno purtroppo murato tutte le porte. Così torniamo verso la chiesa per dare un’occhiata ai sotterranei.
Non so per quanto tempo il complesso possa resistere così: è davvero in pessime condizioni e noi speriamo col cuore, che facciano qualcosa per salvarlo.
L’edificio è datato 1500 d.C.
Nel 1600 una pestilenza ne decimò gli inquilini e un terremoto nel 1700 destabilizzò la struttura portante in modo severo, finché nel periodo napoleonico il monastero venne definitivamente dismesso.
Restaurato nel 1840, tornò per qualche tempo in mano ai monaci, per poi prendere i più disparati usi, tra cui la coltivazione del baco da seta e rifugio per i profughi fino agli anni ’60.
Da allora l’edificio non è più stato utilizzato ed è rimasto in balia del tempo. Oggi, c’è un progetto di ristrutturazione, tuttavia ancora incagliato nell’intrigata via burocratica.
AGGIORNAMENTO 2019: dopo le pressione mediatiche il progetto sta procedendo nei lavori di ristrutturazione.
Grazie per aver spinto fino a qui la tua CURIOSITA’. La stessa che ci spinge a fare esplorazione urbana, in luoghi pericolosi, per raccontarteli.
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Romagnola di nome e di fatto, mi definisco una persona curiosa.
Fin da piccolina mi hanno sempre incuriosito i posti abbandonati e le storie.
La fotografia è arrivata col tempo, con i viaggi in solitaria che ho fatto e le persone che ho incontrato.
Ho incominciato a fare urbex da sola, e la ricerca, le storie di chi ci ha abitato, l’emozione che si prova ad entrare in questi posti dove il tempo si è interrotto, mi continua a dare emozioni ancora oggi.
Navi fantasma, treni, carria armati, monasteri, ville, manicomi, ma le mie preferite restano le chiese, e soprattutto la famosa chiesa blu.