Un mio amico che fa urbex una volta mi disse: “io non vado lontano a cercare i posti abbandonati, preferisco guardare con attenzione cosa c’è nella mia città e nei dintorni”.
E così ho fatto. Un giorno ho preso la mia moto e ho fatto un giro nelle vie più nascoste di una zona di campagna… mi ricordavo di una fabbrica che ho sempre visto chiusa, ci passavo davanti da bambina quando venivo a mangiare con i miei all’agriturismo lì accanto. Da fuori avrei giurato fosse una scuola, invece si è rivelata essere una fabbrica tessile.
Noto subito il cartello vendesi e una facile entrata, così qualche giorno dopo ci intrufoliamo insieme ad un esperto compagno di esplorazioni.
La fabbrica è su due piani. E’ molto grande, e tutte le macchine sono al loro posto, come se il tempo si fosse fermato.
Principalmente produceva camici da lavoro, infatti ci sono ancora intatti i cartamodelli vicino ad una grossa macchina a rulli, forse la taglierina o qualcosa del genere.
Al piano interrato troviamo un vecchio manichino, tantissime scatole di bottoni e fili di ogni colore e genere.
Quello che mi incuriosisce particolarmente è una Mercedes alquanto datata, parcheggiata proprio davanti al grande portone in procinto di uscire.
Curiosiamo ancora e troviamo altri macchinari per stirare con buffi barattoli di vecchie scatole da caffè… probabilmente la fabbrica, come tutta l’attrezzatura che abbiamo trovato dentro, è datata anni ’80.
Scopriamo una stanza con le vecchie etichette dell’azienda, tutto made in Italy con sullo sfondo il mare e gli ombrelloni.
Cerchiamo informazioni sull’edificio. Su internet purtroppo non si hanno notizie certe di questo luogo, così mi affido alla gente del posto e chiedo notizie in giro. Infine scopro che oltre alla produzione di vestiti da lavoro come camici e tute, questa struttura produceva anche abbigliamento sportivo e gilet per la caccia, nei quali si trovano ancora i portacartucce interni!
Purtroppo il magazzino è vuoto, appeso non c’è più nulla tranne che le etichette per la divisione delle taglie, ma in uno scaffale in fondo alla stanza troviamo delle scatole, dalla grafica molto vecchia, con una camicia alpina, una sorta di camicia smontata… veramente curiosa, una camicia a scacchi, che si portava negli anni 80, o almeno credo, con all’interno tutti i pezzi da montare, polsini , colletto, maniche… chissà se faceva parte della produzione di questa fabbrica.
Tutto quello che abbiamo trovato. All’entrata scopriamo macchine da cucire Singer, macchine da stiro professionali, un piccolo ufficio con delle ciabatte ancora sul termosifone, come se aspettassero il ritorno della segretaria, bolle e note di credito pronte a partire.
Scatole e buste piene di vestiti e camici, come se qualcuno dovesse venire a ritirarle in breve tempo.
Sopra l’ufficio troviamo una scala che va alla casa del custode, o almeno credo, totalmente svuotata.
Dalle informazioni che ho trovato in giro ho saputo che il proprietario è morto e che nessuno della sua famiglia ha voluto più avere nulla a che fare con questa fabbrica.
Un lento addio. Peccato che nessuno voglia più saperne di questo piccolo gioiello del made in Italy… a noi resta il ricordo di cosa poteva essere… la piccola fabbrica in riviera.
Grazie per aver spinto fino a qui la tua CURIOSITA’. La stessa che ci spinge a fare esplorazione urbana, in luoghi pericolosi, per raccontarteli. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.
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Romagnola di nome e di fatto, mi definisco una persona curiosa.
Fin da piccolina mi hanno sempre incuriosito i posti abbandonati e le storie.
La fotografia è arrivata col tempo, con i viaggi in solitaria che ho fatto e le persone che ho incontrato.
Ho incominciato a fare urbex da sola, e la ricerca, le storie di chi ci ha abitato, l’emozione che si prova ad entrare in questi posti dove il tempo si è interrotto, mi continua a dare emozioni ancora oggi.
Navi fantasma, treni, carria armati, monasteri, ville, manicomi, ma le mie preferite restano le chiese, e soprattutto la famosa chiesa blu.