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Sperdute nei campi, lasciate a loro stesse, queste enormi ex abitazioni, un tempo vere e proprie fabbriche, davano lavoro in ogni stagione a moltissime persone ed, attualmente, giacciono in stato di abbandono e degrado.
Non si possono paragonare esteticamente alle maestose ville nobiliari decorate da stucchi, fregi e foglie d’oro ma sono spesso più interessanti, cariche di storia, di sudore, risate e pianti.
Ho deciso di raccontare la bellezza di questi posti perché la mia passione per l’esplorazione urbana è nata proprio da questo tipo di strutture, che nella mia regione sono numerosissime.

Dopo cinque anni dalla mia prima visita ho deciso di tornare a salutare “Le Regine“.
Mi ha sorpreso trovarle ancora là, divorate dalla natura ma inviolate dall’uomo, circondate da campi immensi, sebbene qualche oggetto sia sparito o abbia deciso, forse per noia, di spostarsi nella stanza accanto.  Ci sono ancora bottiglie di vino in cucina, altre di grappa fatta in casa. “Per Gino” dice un’etichetta ormai ingiallita, poi piatti, vecchie coperte, giocattoli, biciclette e gabbie per polli.  In una stanza ritrovo con sorpresa una vecchia lapide e scopro che l’ultima proprietaria di casa era un’insegnante.
L’umidità e il tempo hanno lentamente iniziato a sgretolare le pareti e, qua e là, sono comparsi vecchi affreschi.

In cantina ci sono ancora gigantesche botti di legno che profumano di aceto e muffa, una carrozzina da bambino. Un fascio di luce illumina a terra un pezzo di carta stropicciato.
Per curiosita’ decido di raccoglierlo e stirandolo mi accorgo che si tratta di una lettera:. Recita queste parole :
Caro Antonio ,
a casa tutto bene? come sta la nonna? non mi sono fatta sentire perche’ ho lavorato tanto e ho avuto problemi di salute, il medico ha detto che adesso sto meglio, ti saluta anche la….. “. poi la lettera si interrompe.  Nessuna data.
Ogni angolo trasuda ricordi e, con gli anni, le stanze dove un tempo si riunivano le persone per parlare, per condividere un pasto magari dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, sono cadute nel silenzio, tra vecchie scatole di diserbanti e mucchi di cassette per frutta.

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