“Che cos’è stato? La caduta di un meteorite? La visita di abitanti dell’abisso cosmico? Sta di fatto che nel nostro piccolo paese è comparso uno straordinario prodigio: la zona. Vi abbiamo mandato subito dei soldati. Non sono tornati. Allora abbiamo circondato la zona con un cordone di polizia…”
Quest’oggi vi condurrò in una delle esplorazioni più rischiose che siano mai state compiute.
Esploreremo una fabbrica abbandonata.. e fin qui nulla di che! Ma tramite la fabbrica esploreremo noi stessi, i nostri desideri più segreti.
Sul tempio di Apollo a Delfi era incisa un’ esortazione molto cara a Socrate: CONOSCI TE STESSO.
Questa esortazione la giro a voi ed aggiungo una domanda: ti fidi di te stesso e di quello che credi di conoscere di te?
Accompagnatore d’eccezione di questa esplorazione sarà un tal Tarkovskij, regista russo che, con il personaggio di uno dei suoi film, ci porterà per mano in questo viaggio. Sto parlando del film Stalker, dove lo stalker è la guida per attraversare la zona. Immaginatevi che esista un luogo, proibito ed estremamente pericoloso. Un luogo che, se lo si riuscisse ad attraversare indenni, permetterebbe di raggiungere una stanza con il potere straordinario di leggere nell’animo umano e di realizzare il suo desiderio più intimo, il più segreto e sofferto.
Chi avrebbe il coraggio di entrarci? Solo chi ritiene di avere una conoscenza di se stesso tanto profonda da poter entrare nella stanza con la certezza di sapere quale desiderio verrà esaudito.
Per chi non lo avesse visto, il film di Tarkovskij parla di due persone, uno scrittore ed uno scienziato, che si fanno condurre da uno stalker (guida) attraverso “la zona” per raggiungere la stanza fatidica e veder realizzato il proprio desiderio. Il film, cosi come la nostra escursione urbex, è dunque un parallelismo tra il viaggio fisico ed il viaggio mentale dentro noi stessi.
È difficile entrare nella zona, cosi come è difficile sondare gli stadi più profondi del nostro essere. Occorre muoversi con cautela (non a caso stalker deriva dal verbo to stalk che significa muoversi di soppiatto).
Dentro di noi, nella Zona, non esistono vie dirette, non esistono percorsi già segnati. Essa va attraversata indirettamente, seguendo la strada più lunga. Questo perché “la Zona” è il nostro inconscio e, probabilmente, un accesso diretto ad essa ci farebbe impazzire.
Il viaggio al suo interno è un movimento interiore ed una traslazione spaziale. Lo stalker, nel film, spiega come la Zona sia un sistema molto complesso di trabocchetti. Idem per il nostro animo: quante volte ci siamo trovati davanti a lati sconosciuti del nostro carattere? Quante volte questo ci ha deluso, ferito, spaventato? Lo stalker non sa cosa accada lì dentro quando non ci sono uomini, così come noi fatichiamo a sapere cosa accade in noi stessi. A meno che non cerchiamo di infilarci dentro il nostro stesso essere.
La zona si modifica quando viene attraversata. Noi ci modifichiamo quando ci guardiamo dentro (tutto questo risponde ad un curioso principio della fisica quantistica secondo il quale l’osservatore influenza sempre ciò che osserva. Se abbiamo una particella che può comportarsi in due modi in un determinato istante, questa si comporta in entrambi i modi finché non viene osservata. Quando, però, la osserviamo, questa assume uno solo dei due comportamenti).
Dice ancora lo stalker “appena qualcuno entra nella zona tutto si comincia a muovere, le vecchie trappole scompaiono, ne appaiono di nuove, il cammino si fa ora semplice ora intricato fino all’inverosimile. La zona in ogni momento è come la abbiamo creata noi, come il nostro stato d’animo”. Se la zona è il nostro animo, allora la stanza dei desideri è certamente il nostro centro, il luogo dove sono celati i nostri segreti più intimi.
Qui entra in gioco la domanda fatta in apertura del capitolo: conosci te stesso? Hai fiducia in questa conoscenza? Entrare nella stanza è una cosa pericolosissima. Immaginate cosa succederebbe se una volta entrati doveste scoprire che il desiderio effettivamente realizzato è diverso da quello che voi pensavate sarebbe stato realizzato? Ciò significherebbe che non conoscevate bene voi stessi, ciò potrebbe voler significare che vi scoprireste diversi da come credevate di essere. Una scoperta del genere potrebbe comportare danni irreparabili.
Sapete cosa successe nel film di Tarkovskij al “porcospino“?
Era uno stalker che un giorno decise di entrare nella stanza per fare sì che il fratello morto nella zona tornasse in vita. Credeva di conoscere se stesso e credeva che la stanza avrebbe realizzato il suo desiderio, si ritrovò invece ricco sfondato e con la tomba del fratello ancora piena delle sue spoglie.
Il “porcospino” non conosceva sé stesso. Il suo desiderio più intimo non era quello che il fratello tornasse in vita. Il porcospino si impiccò. Ecco cosa potrebbe succedere a chi crede di conoscere sé stesso. Ecco cosa potrebbe succedere a chi entra nella stanza.
L’esortazione scritta sul tempio di Delfi ottiene allora un valore importantissimo per chi vuole compiere il viaggio, o l’esplorazione più temeraria di tutte, quella dentro noi stessi.
Ebbene, abbiamo capito cosa sia la Zona, e quale potere celi al suo interno.
Ci siamo lasciati accompagnare da immagini, per cercare di penetrare il suo mistero, ed ora siamo giunti vicino alla stanza. “E’ lassù, si sale e si entra. Ma noi non ci andremo direttamente, dobbiamo fare il giro. Nella zona la strada diretta non è la più corta, più si allunga e meno si rischia”.
La Zona è contorta, risponde perfettamente ad uno dei principi basilari dell’alchimia: “ciò che sta sopra è ciò che sta sotto”. Questo afferma la corrispondenza tra macro e micro cosmo. Se è vero che la zona è il nostro “Io”, è probabile che questo “Io” stia nel cervello (micro cosmo) e, come il cervello è una contorsione di curve di materia grigia, così il nostro “Io” (macro cosmo) è una contorsione di fenomeni psichici.
E’ tutto un labirinto e noi, vagando in noi stessi, dobbiamo cercare di non perderci.
Dobbiamo sforzarci di raggiungere il centro senza farci acchiappare dal Minotauro.
Dopo tutti questi sforzi, il nostro pellegrinaggio catartico si conclude davanti alla soglia.
La stanza è lì… dentro troveremo la parte di noi che non conosciamo.
Ma avremo il coraggio di entrarci, oppure ci fermeremo davanti al timore? Nel film lo scienziato vuole distruggere la zona, ma lo stalker riesce a farlo desistere.
Lo scrittore, che intraprende il viaggio con il desiderio di alimentate la sua ispirazione per continuare a scrivere, non trova il coraggio di entrare, si auto inganna con il ragionamento:
“Supponiamo che io entri nella stanza, divento un genio e ritorno nelle nostre città dimenticate da dio. Ma l’uomo scrive solo perché si tormenta, perché dubita e deve continuamente dimostrare a se stesso e agli altri che vale qualcosa. Ma se sapessi con certezza di essere un genio, perché dovrei continuare a scrivere?”
Lo scrittore si danneggia da solo perché, decidendo di non entrare, dimostra di conoscere se stesso e pertanto avrebbe dovuto entrare.
Ma se fosse entrato forse avrebbe scoperto di essere diverso da come si credeva, dimostrando il contrario: di non conoscersi. Quindi avrebbe fatto bene a non entrare.
Ci troviamo davanti ad un paradosso del tipo: è nato prima l’uovo o la gallina?
Voglio evitare di tirate in ballo anche Aristotele, che ci potrebbe aiutare a risolvere il dilemma con le teoria di atto e potenza. Lascio a voi la decisione: entrare, rischiare e sapere? Oppure rinunciare e restare con il dubbio?
Ed ora tocca a voi, io sono stato il vostro stalker in questo viaggio, mi avete seguito fin qui, fino alla soglia. La decisione di varcarla o meno spetta a voi soltanto.
Io non posso passare, lo stalker non può chiedere nulla per se stesso, a meno che non voglia fare la fine del porcospino. Vi lascio qui…
“Che si avverino i vostri desideri, che possiate crederci e possiate ridere delle vostre passioni. Ciò che chiamiamo passione in realtà non è energia spirituale, ma solo attrito tra l’anima e il mondo esterno. E soprattutto che possiate credere in voi stessi, e che diventiate indifesi come bambini. Perché la debolezza è potenza e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido. Così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza. Ciò che si è irrigidito non vincerà”.
Se questo racconto in una fabbrica abbandonata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di fabbriche abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i più bei luoghi abbandonati in Italia?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Classe ’80. Tipo eclettico e poliedrico, si interessa di cultura generale. Appassionato dal 2003 di fotografia e dal 2006 di urbex, partecipa attualmente a numerose mostre fotografiche individuali e di gruppo. Fra i primi autori di Ascosi Lasciti, da anni, sfrutta la fotografia per viaggiare attraverso l’Europa e la scrittura per viaggiare dentro di sé.