Le festività natalizie sono un’occasione per mettersi a cena e rivedere i parenti, ma soprattutto, nel nostro caso, per esplorare posti alquanto insoliti, ad esempio una nave fantasma E quest’anno abbiamo voluto esagerare. Era da un po’ che “puntavamo questa chicca” ma, viste le non poche difficoltà e la conseguente pigrizia, avevamo sempre posticipato l’uscita, fino ad ora. Armati di ingegno artigianale e di una buona dose di incoscienza, ci siamo avviati verso la nostra destinazione.
E’ una giornata perfetta. La nebbia rende l’atmosfera ovattata, e rende questi mostri galleggianti ancora più impressionanti: parliamo di almeno 150 piedi di lunghezza.
Entrati, non senza fatica all’ interno della nave fantasma, ci troviamo davanti a qualcosa che difficilmente capita di vedere nella vita di tutti i giorni…possiamo infatti scoprire in quali condizioni avesse dormito l’equipaggio quando la nave era in funzione e come fosse organizzato un “bestione” di certe dimensioni: cose che alla “gente normale” non è consentito sapere. Non si trova alcun segno di vandalismo. Al di fuori del rame trafugato, le cabine sono totalmente intatte. Cuscini, materassi e persino la lavanderia con il ferro da stiro sono ancora lì, come se qualcuno dovesse tornare da un momento all’altro.
La cabina del capitano è la più grande. A bordo ha un grande ufficio interno ed è l’unica con bagno privato, le piante alle finestre e qualche decorazione natalizia. Sono ancora lì i diari di bordo e i libri sulla sicurezza…tutto sembra sospeso nel tempo.
Continuiamo l’esplorazione di questa nave fantasma spostandoci verso la sala ricreativa al cui centro è appoggiato un tavolo da biliardo. Poi un piccolo angolo con il telefono e la cucina, così piccola che sembra impossibile che uno spazio così venisse sfruttato da almeno 10 persone, per volta. Allo stesso tempo pare assurdo che così poche persone siano riuscite a spostare oggetti così pesanti.
Andiamo nella parte più interessante : la sala comando. E’ spettacolare!
C’è ancora una carta nautica e le razioni di sopravvivenza, tanti libri sulle rotte navali, la radio e la postazione di comando così come le ha lasciate l’equipaggio. Poi altri mille bottoni… non sappiamo dove guardare!
Usciamo fuori.
Sul ponte più elevato troviamo le scialuppe e i gommoni di sicurezza, i fari di segnalazione e altre due postazioni di manovra, forse per l’ingresso nei porti, da cui possiamo ammirare tutta la nave.
Torniamo nell’area delle cabine. Troviamo una piccola infermeria, per poi scendere di un livello nella sala macchine con due enormi motori gialli, ancora in perfetto stato.
Percorriamo il lungo corridoio della stiva, con gli oblò alla nostra destra, da dove sbirciamo e scopriamo che la zona bassa interna è allagata almeno per buona parte.
Continuiamo a camminare sempre più velocemente e, verso la fine, troviamo una rudimentale palestra con una scala che ci porta alle cabine adibite a falegnameria. Qui, si aprono officine con vari attrezzi sparsi per il pavimento.
Ci spostiamo sulla prua, dove ammiriamo tutta la nave dalla parte opposta. Ci avviciniamo increduli ad una della due grosse ancore di bordo.
E’ delle stessa grandezza di una persona.
Qui si conclude la nostra visita. Lasciamo un forte odore di salmastro ed il senso di mal di mare che ci hanno accompagnato per tutta l’esplorazione.
Sicuramente è stata una delle visite più interessanti e pericolose che abbiamo mai fatto.
E una di quelle poche che, con il senno di poi, non sai mai se rifaresti.
E se volete vedere di più, eccovi il video del nostro Mirco Barducci:
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.
Se questa nave fantasma ha stuzzicato la vostra curiosità, ecco una lista di relitti in tutta Italia. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati dell’ Emilia Romagna?
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Romagnola di nome e di fatto, mi definisco una persona curiosa.
Fin da piccolina mi hanno sempre incuriosito i posti abbandonati e le storie.
La fotografia è arrivata col tempo, con i viaggi in solitaria che ho fatto e le persone che ho incontrato.
Ho incominciato a fare urbex da sola, e la ricerca, le storie di chi ci ha abitato, l’emozione che si prova ad entrare in questi posti dove il tempo si è interrotto, mi continua a dare emozioni ancora oggi.
Navi fantasma, treni, carria armati, monasteri, ville, manicomi, ma le mie preferite restano le chiese, e soprattutto la famosa chiesa blu.