“Passa il Gigante ,calpesta l’erba di tutto il mondo. Passa il Gigante, sulle città..si porta via lo sfondo!” il Gigante.
Siamo ancora a La Spezia per visitare una villa abbandonata. Qui il Gigante avanza a ritmi ben serrati. In bene e in male.
E’ lui il gigante: il progresso esplosivo. L’avanzare inesorabile di un’ edificazione selvaggia, il conseguente abbandono e la deturpazione di un territorio.
In bene, perché la città respira aria nuova : spazi meglio concepiti, strade più larghe, gallerie nuove per attraversare la città più rapidamente.
In male, perché talvolta la velocità ruba spazio alla qualità. Questo è il caso della storica Piazza Verdi, la cui nuova pavimentazione, appena innestata, si sfalda sotto il peso degli autobus ; e del dragaggio del porto, i cui lavori frettolosi per il passaggio delle crociere hanno sollevato i rifiuti decennali sepolti sul fondale.
Poi arriva lei : la coccinella. Simbolo di purezza e di bellezza. Natura e Storia.
Stiamo parlando, nel nostro specifico caso, di una villa abbandonata, appartenuta ad uno storico personaggio patriottico della Spezia e ospite per un breve soggiorno della contessa di Castiglione.
Abbandonata e dimenticata da tutti, si intravedeva a malapena dietro al vecchio ospedale, nascosta da cespugli e rovi.
“Uno degli svariati ruderi sparsi per il territorio.” Questo si pensava prima degli importanti lavori di costruzione del nuovo ospedale civile.
La sorpresa. E’ uno dei tanti pomeriggi in cui i cantieri lavorano per il neo-spazio della sanità pubblica : molte case, lì vicino, sono già state comperate e demolite dai bulldozer . Le ruspe rivoltano il terreno per spianarlo.
Tutto procede a tempi da record, quando, improvvisamente, tra le ortiche e le liane appare lei, la villa.
Un piccolo sguardo ai suoi interni e tutto appare chiaro. I lavori vengono subito fermati. Tutto il progetto è bruscamente interrotto : trattasi di un rinvenimento speciale!
Eureka…o Diamine!
E’ stata ritrovata l’antica dimora nella quale pare aver soggiornato brevemente Virginia Oldoini, bellissima nobildonna dell’ottocento, avezza alla vita mondana ed ai giochi di potere che le permisero di accumulare enormi ricchezze in tutta Europa.
La sua vita di seduzione non fu mai stata ostacolata dal marito, follemente innamorato di lei al punto da esaudirne ogni capriccio, nonostante la vanitosa contessa deridesse costantemente lo sventurato, con il nomignolo di “povero becco”.
Ma la bellezza, come ogni cosa terrena, non dura per sempre. E così, la rugosa nobildonna, iniziò lentamente a perdere la sua presa sul desiderio maschile.
L’epilogo. Anziana e ignorata da tutti, tornò in Italia ed invecchiò in una grossa villa familiare : luogo privo di specchi ma colmo di sue fotografie, testimoni della bellezza che fu. Questa abitazione è stata comprata e restaurata da una facoltosa attivista spezzina, Emanuela D’Allara. ( qui la pagina facebook della villa )
La dimora del quartiere Cerrè, nella quale pare che la contessa abbia soggiornato, è stata abbandonata. Ad oggi, risulta gravemente pericolante. Metà dei suoi vani sono crollati e restano pochissime testimonianze al suo interno.
Rimangono soltanto, mal conservati, qualche mobile, un paio di oggetti e la cappella privata, posta sul retro del complesso.
Grande è il fermento creatasi attorno all’edificio.
Un “via vai” di curiosi ha costretto il comune a recintare il perimetro.
Dunque, pare che l’antica dimora abbia avuto una sorte opposta a quella della sua proprietaria : invecchiando ha perduto la sua “beltà” ma ha accresciuto l’interesse collettivo per essa.
E così la coccinella, anche se vecchia e malconcia, è riuscita a fermare “il Gigante“, inserendosi tra gli ingranaggi complessi della burocrazia. Ma, considerando la reale urgenza di un nuovo ospedale più funzionale, chissà se ‘sta volta la coccinella abbia agito bene.
Alcune voci, invece, parlano di una demolizione imminente. La cappella privata potrebbe essere l’unica stanza salvata ed annessa al nuovo progetto.
Con la partecipazione di Irene Russi
AGGIORNAMENTO : L’edificio è stato demolito, assieme all’ospedale, per il nuovo progetto sanitario.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Co-fondatore del progetto Ascosi Lasciti e dell’omonima associazione culturale. Laureato all’Università di Genova e specializzato a quella di Verona e Pisa. Appassionato di fotografia e innamorato della scrittura, in queste due vesti ha organizzato mostre, curato articoli di quotidiani e pubblicato libri a tema Urbex.