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Quest’oggi voliamo in Sicilia per visitare un borgo abbandonato e conoscere la storia di Borgo Rizza , lo spreco siculo-europeo.
La Sicilia è una terra particolare, difficile, atavicamente contraddittoria.
Questi aspetti si rispecchiano tanto nel territorio quanto nella gente che forse non sa bene come valorizzarla.
E’ un hobby particolare quello di fotografare luoghi abbandonati e distrutti, è vero, ma noi crediamo che tali siti abbiano una storia da raccontare, che ci emoziona.
Li cerchiamo, li localizziamo e li visitiamo senza alterarne la scena.  Cerchiamo di risaltarne l’aspetto naturalistico perchè sappiamo che la natura, nel tempo, se ne riapproprierà di questi spazi  che l’uomo deturpa, alterandone l’equilibrio.

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Anche per Borgo Rizza, che deve il suo nome ad Angelo Rizza ( un diciassettenne, ucciso durante una rissa, a Siracusa, il 16 maggio 1921), è stato così. Non è nostro solito scrivere un articolo come questo, in quanto le nostre ricerche ci portano a visitare e fotografare luoghi fatiscenti, palazzi dalle pareti abbattute, villaggi distrutti. Ma quando ci siamo trovati di fronte l’ entrata di questo borgo abbandonato non abbiamo trovato la “solita” condizione.
Esso, infatti, si presentava in parte ristrutturato ed incredibilmente colorato.
Di fronte a questa “particolare” situazione, oltre a fotografare quello che avevamo davanti, tornati a casa, ci siamo documentati il più possibile sulla strana condizione del borgo abbandonato e abbiamo scoperto una storia quantomeno travagliata.

Il terreno, dove venne costruito, fu espropriato alla famiglia Cafici, per un totale di £ 1 520 904. Inaugurato nel dicembre del 1940 costò £ 1 696 800,30. Borgo Rizza venne costruito a metà strada tra due comuni. La circonferenza determinata dal suo raggio di influenza si sarebbe dovuta intersecare con quella di altri borghi “di tipo A e B”, in fase di progettazione.
Formato da un primo edificio sulla destra, destinato a trattoria e rivendita, lungo il margine sud della piazza si trovano le botteghe artigiane.
Al vertice sud-est della piazza si trova l’ambulatorio medico , mentre il margine Est della piazza è dominato dalla Casa del Fascio.
A nord si trova la scuola : nell’ala ovest dell’edificio si trovano le aule mentre il lato nord-ovest era concepito per ospitare la collettoria postale, al piano inferiore, e la caserma dei carabinieri al piano superiore. Quest’ultima sarebbe stata costituita da un alloggio, tre vani, servizi ed un terrazzino.
Lungo il margine ovest, a nord della strada di accesso, si trova la palazzina destinata a casa dell’E.C.L.S.(Ente Colonizzazione del Latifondo Siciliano). La chiesa con canonica si trova oltre la piazza, su un rialzo del terreno che pone i fabbricati a livello più elevato rispetto alla piazza; pertanto, l’accesso al sagrato avviene tramite una scalinata.

Unitamente agli edifici ed alla strada di accesso vennero realizzati gli impianti idrico e fognario. Un borgo, dunque, completo di strutture che lo avrebbero reso autosufficiente.
Durante il periodo bellico, il borgo fu danneggiato. Tra il 1945 e il 1946 l’ECLS  provvedette ad eseguire una perizia e a redigere un progetto (12 gennaio 1946) per la loro riparazione. I lavori vennero affidati all’Impresa Restuccia e liquidati con £ 563 000.
Da questa fase in avanti iniziarono a presentarsi alcune stranezze. Durante gli anni seguenti, il borgo si svuotò delle poche anime che lo abitavano.

Nel frattempo però vennero presentate all’Ente (divenuto medio tempore ERAS) una serie di richieste per cercare di entrare in possesso, anche temporaneamente, di alcuni edifici del borgo. Tra queste si annoverano richieste per uso dei locali come abitazione, temporanea o a tempo indeterminato, richieste per colonie estive, campeggio, osservatorio astrofisico, attendamenti per esercitazioni militari, scuole professionali, trattoria, locali per la stazione antimalarica.
Le risposte date dall’Ente a coloro che, nei decenni, hanno chiesto la disponibilità dei locali furono quasi sempre negative; inizialmente la motivazione fornita era quella dell’inagibilità dei locali, poi divenne quella dei lavori in corso ed, infine, quella dell’imminente cessione del borgo abbandonato al comune di appartenenza territoriale.
Una delle poche richieste esaudite è stata quella della concessione della trattoria.
Solo 10 anni dopo la riparazione, e cioè nel 1956, venne eseguita una perizia per iniziare i lavori di manutenzione straordinaria; due anni più tardi venne stilata una relazione aggiuntiva per chiedere un finanziamento ed iniziare i lavori straordinari, che avrebbero interessato ogni tipo di struttura degli edifici : muratura portante, architravi, coperture a tetto, rifiniture interne ed esterne, etc, .
Nel 1959 l’Impresa “Atanasio” fu l’unica a partecipare alla gara d’appalto ma il ribasso proposto dall’impresa fu solo dello 0,56%, giudicato troppo esiguo dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste, tanto che l’esecuzione dei lavori non venne affidata.
Due anni più tardi, con un ribasso del 5,76%, l’appalto venne assegnato all’Impresa Valvo, che condusse sia interventi di manutenzione ordinaria, sia quelli di manutenzione straordinaria.
I lavori furono sospesi e ripresi più volte, ma non sempre con chiari motivi; a volte ciò dipese da perizie suppletive, altre volte vennero evocati dei conflitti, pratici e burocratici, tra le attività di manutenzione ordinaria e quelle di manutenzione straordinaria.
Tra il 1968 e il 1971 vennero aggiudicati e terminati i lavori di collegamento per la distribuzione dell’energia.
Il contratto con l’Impresa Valvo venne rescisso nel 1972, dopo undici anni dall’inizio dei lavori, senza che questi vennero ultimati.
Tra il 2006 ed il 2008, il comune ha iniziato altri lavori di manutenzione e ristrutturazione del borgo abbandonato, che hanno interessato soltanto le botteghe artigiane, la Casa del Fascio e la scuola. Chiesa e canonica, anche se sembrano essere state tinteggiate relativamente da poco, appaiono in disuso.

Leggiamo nel rapporto finale di valutazione del PIT (Progetti Integrati Territoriali)
L’intervento ( € 689.725,00 ) ha previsto la ristrutturazione ed il restauro di tre degli otto edifici esistenti, attraverso un intervento di recupero funzionale, teso a non alterarne lo stile architettonico e le caratteristiche strutturali. I locali da destinare alle attivita` previste ed i relativi servizi sono stati ubicati al piano terra degli edifici e quindi facilmente accessibili da parte dei portatori di disagio. I tre edifici recuperati, di superficie utile complessiva pari a circa mq. 1.000, composti da due piani fuori terra, sono costituiti da spazi collettivi, camere e servizi.
Grazie all’intervento di recupero sono stati resi disponibili 2 sale multiuso con capienza massima di 80 posti a sedere e camere utili a potere ospitare n. 40 posti letto, nonche´ spazi esterni, di circa 10.000 mq di superficie, utilizzabili per organizzare manifestazioni all’aperto e per la realizzazione di parcheggi.
Data la sua localizzazione periferica rispetto al centro storico di Carlentini, per evitare episodi di vandalismo, il Comune ha dotato l’area di un sistema di videosorveglianza e istituito un servizio di vigilanza notturna in loco. Con il nuovo programma regionale FESR 2007-2013 (circa € 850.000,00 )  e` stato previsto il recupero di 2 ulteriori edifici.Secondo le previsioni progettuali il Borgo è destinato, a regime, ad ospitare aule di formazione e a svolgere una funzione di centro di erogazione di servizi per iniziative atte a valorizzare i prodotti tipici del comprensorio. All’interno di uno degli edifici era inoltre prevista la realizzazione di un “Museo della Cultura Gastronomica Iblea”.
Data la parzialità dell’intervento finanziato dal PIT, l’obiettivo finale del progetto di valorizzazione del borgo, (vale a dire la sua trasformazione in una cittadella tecnologica e scientifica in grado di ospitare strutture destinate alla didattica, alla convegnistica, ad attivita` di laboratorio, a ricettività e residenze per il personale impegnato nelle attività del centro) non è stato ancora raggiunto. Attualmente (il documento è stato redatto nel 2011) gli edifici recuperati sono utilizzati in maniera non continuativa dal Comune per incontri istituzionali e da locali associazioni religiose per ospitare campi scuola per giovani.
Nel 2008 il Comune ha pubblicato un invito per manifestazioni di interesse legate alla gestione di servizi da ospitare nei locali recuperati. Le proposte pervenute sono risultate due ma solo una è stata ritenuta coerente con la destinazione d’uso individuata e allo stato attuale non risulta ancora stipulata una concessione d’uso.

Comunque qualcuno è riuscito nell’ intento di risiedere a Borgo Rizza, costruendo una casa nella zona nord dell’insediamento. La costruzione sembra quasi far parte del progetto originale, se non fosse per lo stile e per la destinazione d’uso totalmente differenti da quelli degli altri edifici del borgo.
In poche parole, finanziamenti a scopo perduto.

( Fonti : Ministero del tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica )

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L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

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Se questo borgo abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di borghi, paesi e contrade abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Sicilia?

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