Skip to main content
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALEBELGIO urbex

Hasard Cheratte, tra ruggine e ricordi

Articolo di Luglio 21, 2016Ottobre 4th, 2017Nessun commento

belgium - hasard cheratte - lyrix (3)Hasard Cheratte è un’ex miniera di carbone in Belgio che, un tempo, diede lavoro a migliaia di minatori tedeschi, al massimo della sua produttività.
L’edificio è posto ai piedi di un monte.  La facciata del palazzone è sigillata ermeticamente con sbarre resistenti.  Impossibile entrarvi.
Dopo una ripida discesa nella parte posteriore, la torre del primo edificio diventa visibile attraverso gli alberi.   Quando si raggiunge la base della montagna, si entra nella parte posteriore dell’enorme sito. Con i suoi 351 ettari di superficie, il complesso si divide in diversi edifici.
Attraverso una finestra rotta entriamo nel locale della lavanderia.  Le docce sono per lo più rotte e imbrattate da innumerevoli graffiti sulle pareti.
Qua e là, si possono trovare abbigliamenti usurati, tra cui stivali e cappotti probabilmente lasciati dai vecchi minatori.
Al piano superiore di questo edificio si apre una vista mozzafiato sul panorama sottostante.  Ma non ci fermiamo ad ammirare questo paesaggio . Percorriamo la nostra strada verso il basso, passando da un vecchio ascensore che probabilmente era utilizzato per trasportare strumenti.  Si tratta di una grossa cabina, stretta lateralmente, che è stata bloccata con due travi in acciaio pesanti.  Sotto l’ascensore, davanti ad un cancello, c’è un cartello di avviso.
Su di esso si può leggere qualcosa in lingua francese.  Crediamo voglia avvertirci che si tratterebbe di una pessima idea proseguire su quella strada.

L’edificio di fronte presenta uno spazio ricolmo di strumenti da lavoro.
Tra questi, ci accorgiamo della presenza di apparecchiature più innovative. Rinveniamo persino uno dei primi voltometri.
La stanza sulla destra era probabilmente un laboratorio.  Qui sono stati lasciati alcuni vecchi attrezzi e barattoli arrugginiti.
La parte anteriore, oggi devastata dalla vegetazione, era adibita a cortile, con alcuni piccoli recinti.
Stando alle foto d’epoca, aveva vari compartimenti . In uno di questi si trovava la grande cassaforte dalla quale si ritiravano gli stipendi degli operai.
In una delle altre camere si possono rinvenire una ingente quantità di ganci . Non abbiamo la più pallida idea di cosa potessero servire. Solo macabre e sadiche idee ci suggeriscono un loro probabile impiego.
Al termine della visita, usciamo dalla struttura. Mentre ci incamminiamo, notiamo grossi fori sul pavimento, che rendono la strada di ritorno molto pericolosa da attraversare.  Sotto di essi, ben dieci metri di caduta libera.
Per scendere, scegliamo di utilizzare la scala in acciaio della grande torre, che risulta ancora abbastanza intatta.
Esploriamo il piano interrato.
C’è ben poco da vedere, tuttavia troviamo molti resti di cavi elettrici manomessi dai ladri di rame.  Nelle camere, notiamo solo arredi distrutti, coperti di muschio, a causa delle perdite nel tetto.

L’esplorazione di questo edificio si è rivelata estremamente faticosa e pericolosa. Ma la soddisfazione di viaggiare attraverso i suoi ricordi è stata la nostra più grande fonte di energia.

(Visited 97 times, 1 visits today)
Ancora da votare.
Attendere....