Ci troviamo fra i monti dell’entroterra ligure per visitare un palazzo abbandonato. Le piccole valli si spopolano, ogni anno, sempre più. Nei paesi, la fuga dei giovani cresce rapidamente. Prima di andarsene, gli innocenti “traditori” appendono spesso cartelli ipocriti (VENDESI). Sanno, in cuore loro, che nessuno passerà di lì. Ma vogliono comunque illudersi per lenire sensi di colpa generazionali. Allontanano con l’inganno i volti dei loro avi in disapprovazione.
Infatti, i pochi casuali passanti non prenderanno in considerazione l’affare. E i cartelli di vendita marciranno. Il tempo, lento e inesorabile, busserà insistentemente sui tetti delle dimore. Entrerà, improvvisamente, d’impeto e senza rispetto.
Come accade per molti borghetti dispersi, immersi nel verde dei pini, il destino pare già scritto. Un libro aperto. Un film già visto. E così la storia si ripete per ogni rudere disseminato nel territorio.
Poi ci sono alcuni edifici singoli (…e singolari) che nella loro unicità ti stringono il cuore in una morsa di malinconia ed estasi, come questa palazzina padronale abbandonata.
I recenti terremoti sembrano aver danneggiato i muri portanti di alcune antiche dimore della zona. Più fortunato è stato il vicino edificio nobiliare, recentemente ristrutturato.
La palazzina padronale in questione, invece, è stata dimenticata da tutti. Il suo ultimo proprietario ha lasciato la pericolante struttura nel 2009, per farvi ritorno sporadicamente negli anni successivi, nel tentativo vano di fermare la decadenza. Infine, l’oblio.
I sciacalli hanno fatto razzia degli oggetti di valore, rivoltando nel caos la mobilia. Le crepe sui muri avanzano inesorabilmente e la stabilità delle scale centrali, finemente decorate, pare appesa a un filo.
Al piano terra, la cucina è l’unica stanza conservata, con elettrodomestici e mobili che “trasudano anni Ottanta” da ogni dettaglio. A conferma di ciò, troviamo riviste e quotidiani di quel periodo.
Salendo, con il cuore in gola e gli occhi bene aperti per la precarietà di ciascun gradino, troviamo vari appartamenti familiari, più o meno arredati. Ogni soffitto è affrescato. Il caos attuale si fonde magnificamente ai vecchi e raffinati gusti degli ex proprietari di questo palazzo abbandonato.
Gli armadi polverosi sono colmi di giacche e vestiti eleganti cuciti a mano su misura da famose sartorie genovesi. Nei saloni è possibile rinvenire una grossa quantità di giornali, quotidiani, mensili di gossip e fumetti, datati anche 1975. Da questi dettagli e dall’architettura complessiva degli interni, si presuppone che l’edificazione sia datata nell’immediato post-Guerra.
Gli anni floridi della crescita economica sono testimoniati senza dubbio dal lusso ostentato di questi antichi appartamenti. Lo stupore che si scatena nell’animo del visitatore, però, è presto soppiantato dal triste pensiero di un destino ormai segnato.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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