Un passato ricco di storia e fascino. Ogni angolo di ciò che resta in questa cristalleria abbandonata lascia senza parole.
Siamo molto indietro nel tempo, in un piccolo borgo nel nord Europa, quando venne fondata nel 1202 un’abazzia. La successiva Rivoluzione Francese portò all’espulsione dei monaci e al progressivo decadimento della struttura che li ospitava fino a che, nel diciannovesimo secolo, le sue rovine vennero riconvertite in una fabbrica per la lavorazione del vetro e la realizzazione di cristalli di grande pregio.
A tutt’oggi la fabbrica esiste ancora, nei nuovi stabilimenti, e produce “pezzi” di elevata qualità e valore, mentre la vecchia fabbrica giace ormai in completo stato di abbandono.
Quando arriviamo noi, alle porte del fatiscente edificio, il tempo non ci è favorevole : la pioggia a scrosci ci accompagna per tutta la giornata. Ma, si sa, questo naturalmente per noi non è un problema… anzi, se diluvia, ci sono meno sguardi indiscreti attorno. L’ingresso non è difficile e, dopo qualche contorsione sotto le reti da cantiere, ci ritroviamo nella parte esterna della fabbrica, con diversi edifici che circondano quello che doveva essere il piazzale per il carico/scarico delle merci. Molti dei fabbricati appaiono semplici abitazioni, ma sono in uno stato di abbandono tale da scoraggiare ogni tentativo di intrusione e esplorazione. Subito salta all’occhio la vetustà degli edifici, in mattoni a vista, con volte e finestroni tipici di un’architettura primi del 1900, se non precedente.
Cominciamo l’esplorazione da un grande corpo di fabbrica formato da diversi ambienti in fila e comunicanti. E subito l’umidità e l’odore tipico delle vecchie fabbriche si imprime nel nostro olfatto.
All’interno non ci sono macchinari, salvo un piccolo paranco e qualche banco da lavoro. Ciò che ci colpisce è la notevole varietà di colori: i mattoni, le porte, alcune postazioni di lavoro, la luce che filtra dai finestroni… un carosello di luci che rende questi spazi estremamente fotogenici.
I locali sono fortemente degradati, ma pieni di particolari da scoprire. Diversi oggetti interessanti si trovano sparsi nel caos, come i dischi abrasivi per la molatura del vetro, o i cubetti di vetro colorato che probabilmente erano materiale da fondere per ricavarne il prodotto finito. Il cielo si apre, e il sole entra violentemente negli ambienti, rendendoli ancor più suggestivi, e spingendoci a ripercorrere la strada fatta per catturare nuove immagini. Torniamo all’aperto, con l’intento di entrare in un altro fabbricato, ma senza alcun successo. E’ completamente blindato, e confinante con una parte ancora attiva, quindi meglio non insistere. Nel nostro peregrinare, tuttavia, un finestrone svela la possibilità di accesso ad un terzo fabbricato, e qui… la grande sorpresa!
All’ingresso, la prima stanza ospita una rastrelliera con numerose grandi pinze, e la stanza successiva, una moltitudine di scaffali colmi di bicchieri, coppe, boccali, meticolosamente ordinati e catalogati. Sicuramente non si tratta di un magazzino, ma di un luogo dove era possibile vedere l’intero campionario della cristalleria, un campionario davvero vasto. Bicchieri di ogni tipo e forma, ognuno col suo nome e rigorosamente numerato, ognuno adatto ad un particolare genere di bevanda, ognuno coperto da una patina antica che, nell’insieme rende questo ambiente un piccolo “tempio di cristallo”. Siamo emozionati e incapaci, sul momento, di capire come rendere al meglio questo incredibile… tesoro! Troppi spunti, troppi oggetti e troppo poco spazio per riuscire a isolare un soggetto e rendere al meglio questa meraviglia. Passiamo più di un’ora a scattare e “ri-scattare”, cercare la migliore inquadratura… ma ci lasciamo anche un rettangolo di tempo solo per osservare, curiosare, leggere e scoprire un mondo a noi sconosciuto. Fuori, intanto, ricomincia a piovere, e il nostro tempo a disposizione per questa avventura termina rapidamente. Come siamo entrati, ce ne usciamo, in silenzio, ma con un bellissimo ricordo in ciascuno di noi. E il pensiero torna a quei piccoli bicchieri impolverati, tutti in fila come piccoli uccelli dalle piume di cristallo.

Fotografo dal 1979, e grande amante di viaggi. Dal 1990 inizia la collaborazione con la rivista Mototurismo e in seguito Scooter Magazine. Attualmente ha trovato nell’esplorazione urbana il suo maggiore interesse. Ha pubblicato vari libri a riguardo, e collabora con alcuni progetti importanti, tra cui il suo gruppo “Manicomio Fotografico”.