“Quand’ero ragazzo era un fatto corale. Moriva un vicino di casa e tutti assistevano, aiutavano. La morte veniva mostrata. Si apriva la casa, il morto veniva esposto e ciascuno faceva così la sua conoscenza con la morte. Oggi è il contrario: la morte è un imbarazzo, viene nascosta. Nessuno sa più gestirla. Nessuno sa più cosa fare con un morto. L’esperienza della morte si fa sempre più rara e uno può arrivare alla propria senza mai aver visto quella di un altro.” Tiziano Terzani
Non mi dimenticherò mai di questo luogo.
E non mi dimenticherò facilmente di questa esperienza, sempre se di esperienza posso parlare.
Ma un consiglio ve lo voglio dare: non aprite mai frigoriferi e congelatori, dentro non c’é assolutamente nulla da fotografare!
Mi trovavo in Belgio con un amico e avevo ricevuto da un contatto le coordinate per visitare una graziosa fattoria abbandonata, con relativa casetta appartenuta ad alcuni contadini. Un luogo di un certo fascino rimasto intatto da ladri e vandali.
Si trovava sperduta fra le campagne, contornata da un boschetto che garantiva una bella intimità alla dimora, anzi, che riusciva a nasconderla completamente! Uno di quei luoghi che non puoi trovare per caso.
Parcheggiammo l’automobile sul ciglio della strada, nei pressi del boschetto.
Ci avventurammo all’interno di questa graziosa casetta, passando dalla porta sul retro vicino alle stalle, che era
aperta.
La proprietà apparteneva alla famiglia Bonn.
Entrando nella casa notai subito qualcosa di strano: la presenza di molte mosche, vive e morte, all’interno della cucina e, a pensarci, c’era anche uno strano odore, diverso dal solito: non quello di chiuso o muffa, ma acre e penetrante, che ti brucia le narici.
Mi stupii molto, ma venni subito distratto dalla bella sala da pranzo e dall’orologio sulla mensola del caminetto di marmo, accompagnati a destra e a sinistra da due credenze gemelle con vetrina. Al centro della stanza giaceva un tavolo di legno e, alle pareti rivestite di una carta da parati azzurra a fiori, ancora i ritratti di famiglia. La macchina da cucire era riposta in un angolo e, nell’altro, un attaccapanni proprio accanto alla porta d’ingresso.
Poi mi recai nella stanza successiva.
All’improvviso arrivò il mio amico, di corsa, pallido e impaurito, supplicandomi perdono e chiedendomi scusa… e poi sentii ciò che non dimenticherò mai più in vita mia : arrivò una vampata di puzza disgustosa che, velocemente, invase tutte le stanze del piano terra.
Per poco non vomitai e fui costretto a raggiungere le scale che portavano al primo piano per fuggire da quell’odore nauseabondo.
Lo sapevate che ognuno di noi, in casa propria, nasconde un segreto?
In fondo é una cosa normale, da comune mortale, e il segreto qui si nascondeva proprio in cucina, nel grande congelatore a baule.
Il signor Bonn, rimasto vedovo, conservava il cadavere della moglie, proprio lì.
Certo che la solitudine spesso ti porta oltre i confini della realtà. E così, dopo la morte dell’inconsolabile vedovo, nessuno seppe quale sorpresa avrebbero trovato gli eredi nel congelatore della cucina.
Gli eredi non arrivarono mai ed, un giorno, la corrente elettrica venne tagliata…
Al piano superiore, il mio amico mi raccontò di aver aperto il congelatore per vedere cosa ci fosse al suo interno: cosa vuoi che ci sia dentro al congelatore di una casa abbandonata?
…e appena alzato il coperchio di qualche centimetro, la puzza che ne fuoriuscì lo costrinse a chiuderlo immediatamente senza vederne il contenuto…
Ero furibondo perché non avevo ancora finito di fotografare accuratamente quella bella sala da pranzo e non so se sarei riuscito a resistere lì dentro…così con mal-celato ottimismo mi occupai delle stanze, ancora in parte arredate, del piano superiore, scoprendo in un armadio alcune vecchie scarpe lucide, il vestito elegante della domenica e alcune vecchie fotografie.
Più tardi, scesi di nuovo sotto nella speranza che la puzza se ne fosse andata ma, nonostante la porta della cucina fosse spalancata, quel fetore ristagnava ancora nell’aria.
Mi feci tanta forza e coraggio.
E, tappandomi il naso, scattai le ultime foto, compresa una bella foto ricordo accanto alla macchina da cucire…ignaro che quella mattina le sorprese non erano ancora finite.
Con un sospiro di sollievo, uscii da quell’incubo respirando l’aria tiepida di maggio, all’ombra degli alberi del folto giardino.
E fu li che vidi arrivare un signore molto magro, alto. Mi spaventai, inizialmente pensai fosse un contadino o un vicino.
Poi vidi la divisa da poliziotto. Poco dopo, dagli alberi dietro di lui, spuntò, ansimante e paonazzo per il caldo, un altro poliziotto, questa volta basso e grasso.
Ci interrogarono brevemente e in modo molto gentile, controllarono i nostri zaini e controllarono la mia macchina fotografica. Quando videro la mia “foto ricordo” e qualche altra foto del luogo, mi chiesero se tutto quello che avevo immortalato fosse all’interno della casa.
Ci chiesero di condurli da dove eravamo entrati. E così facemmo.
Non fecero più domande. Anzi, sembravano quasi divertiti. Poi in cucina il poliziotto grasso disse qualcosa in olandese al poliziotto alto e magro. Eh già, avevano sentito pure loro quella puzza terribile…
Il poliziotto grasso si avvicinò al congelatore e lo spalancò completamente. Intravidi una poltiglia marrone liquida e quella puzza, questa volta, mi entrò non solo nelle narici ma pure nell’anima…
Lo richiuse subito e mentre uscivamo velocemente dalla casa il poliziotto cominciò a vomitare. I due ci posero altre domande, poi perquisirono l’automobile e ci lasciarono andare…
Per oltre una settimana, appena mi svegliavo la mattina, risentivo quell’odore e fui spesso costretto a correre in bagno a vomitare, inoltre non riuscii più a mangiare carne per settimane…
Da quel giorno, ho la fobia di frigoriferi e dei congelatori : se non ho mai dimenticato un odore, é proprio quello della carne in putrefazione. È qualcosa che ti segna e non ti abbandona mai più.

Classe ’87 e svizzero, Jonathan è uno tra i più famosi autori nel campo “Urbex” e tra i più attivi nel progetto Ascosi Lasciti.
Attratto dalla storia, dalla bellezza estetica, dall’architettura, ha visitato edifici abbandonati in tutta europa.