Guardavo fuori dal finestrino dell’auto in corsa, e poi, ad un tratto, ebbi un sussulto. Avevo 15 anni, e quell’immagine luminosa, forte, dal gusto ruggine di industria, generò in me l’immediato desiderio di raggiungerla, da sola, in auto. Ne scaturì una curiosità incontenibile, una fame di esplorazione, desiderio di industria e di chimica, una fame chimica.Il tempo arriva per tutto, ed eccomi di nuovo nella mia fabbrica sulla laguna.
Le nuvole sono minacciose, cariche di negatività, ma complementari con il mio stato d’animo positivo ed elettrizzato.
Costruita nel 1908 e abbandonata da innumerevoli anni, la grande fabbrica di concimi chimici e acido solforico, si estende per tutta l’area silenziosa e decadente. In uno dei primi capannoni, i ponteggi e le scale di legno si intersecano, elevandosi in alti sentieri, come fossero una rappresentazione concreta di Escheriana memoria.
Non rimane molto all’interno della struttura, se non binari e strumenti arrugginiti.
Ad un certo punto ecco i primi spifferi gelidi entrare nel grande antro di mattoni, e improvvisi scrosci d’acqua abbattersi con dolce violenza sul tetto disastrato del capannone: in un attimo si creano fiumi verticali che logorano il legno delle assi, la terra sporca, e il corpo della Nikon.
…ed in un attimo si crea un bellissimo panorama di tubi, fili, assi e rivoli d’acqua.

Elvira Macchiavelli fa parte del gruppo toscano. Studia scienze della formazione a Firenze, coltivando l’interesse per la scrittura. Molto attiva nel panorama urbex nazionale, ha un canale youtube “Where Elvi production urbex trip”, un blog “Urbex at Info!” e ricopre inoltre il ruolo di membro fondatore del sito “esplorazioniurbane.it”.