Complesso fu il rapporto della Chiesa cattolica con il Fascismo.
Ai suoi inizi, il movimento di Mussolini era apertamente anticlericale e ostile alla Chiesa, infatti il programma del 1919, ne minacciava seriamente i beni materiali. Inoltre, negli anni 1921-1922, lo squadrismo colpì con la sua violenza le organizzazioni e le leghe bianche non meno di quelle rosse. Nel 1923 venne assassinato a bastonate persino un sacerdote, don Giovanni Minzoni.
Il giudizio della Chiesa fu estremamente duro: «Il fascismo ha lo spirito di violenza del socialismo, a cui pretende di rimediare, imitandone non solo, ma superandone ben anche le prepotenze, le uccisioni, le barbaríe» (“Civiltà cattolica” 1922).Tutto iniziò però a modificarsi dopo che il fascismo andò al potere, Mussolini realizzò di quanto fosse essenziale, per consolidare il proprio dominio, l’appoggio dei cattolici. Pertanto, con grande soddisfazione della Santa Sede, nel 1923 ordinò di reintrodurre i crocefissi negli ospedali e stanziò tre milioni di lire per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate durante la guerra. In tal modo, andò costituendosi un clima di reciproca fiducia, che sfociò nella firma degli accordi del Laterano dell’11 febbraio 1929.
Perché questa piccola introduzione “Chiesa – Fascismo”? Perché il luogo che visiteremo oggi era la dimora di un parroco, tale don Vincenzo, e dei suoi genitori. E dagli scritti, foto e altri lasciti, il prete era chiaramente affiliato al partito nazional-fascista. La storia di questa famiglia è poco chiara, e dai documenti trovati non viene fuori molto. L’abitazione è su due piani più pianterreno dove troviamo solo una piccola cucina rustica. Il primo piano è da considerarsi la zona giorno: con cucina, sala da pranzo, salotto, bagno e altre due camere vuote, forse due studi data la presenza di un pianoforte e di diversi quadri; che il padrone di casa fosse un pittore? Non lo sapremo mai.
Il secondo piano offriva la “zona notte”, con tre camere da letto, un bagno e una stanza vuota. Al centro del disimpegno del corridoio, una piccola scala conduce al sottotetto dove è ammucchiato un po’ di tutto… quando improvvisamente spunta solitaria una valigia sopra una cassapanca. Meraviglia delle meraviglie, è piena di foto, cartoline, lettere e documenti. Qui ho cercato di saperne di più su questo luogo, ma invano. Giusto una lettera dal fronte durante la prima guerra mondiale, forse del padre del sacerdote, dato che il cognome coincide.
Un luogo abbandonato molto interessante, con molteplici spunti fotografici, ma a tratti inquietante, sia per la sensazione di essere osservati costantemente, sia per le poche informazioni che ho trovato sui vecchi abitanti di questo palazzo.

Nato nel 1986. Fotografo per passione dal 2007. Appassionato di fotoreportage, ha trovato nell’Urbex un altro modo di raccontare storie.
Caporedattore per il blog decennale di Ascosi Lasciti.