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ARCHEOLOGIA INDUSTRIALEVENETO urbex

La vita è tanto amara…

Articolo di Gennaio 26, 2017Maggio 4th, 2018Nessun commento

Mai titolo fu più malinconico di questo. Sembra una frase estrapolata da un qualche dialogo di un film degli anni ’50 in bianco e nero. Ovviamente, come potrete immaginare, nulla a che fare con tutto ciò. Ma partiamo pure dall’inizio.
fabbriche-abbandonate-urbex-lazio-la-vita-e-tanto-amara-zuccherificio-23E’ il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno.
In Veneto le temperature si aggirano intorno ai due gradi sotto zero per poi toccare delle minime improponibili durante la notte.
Mi trovo nella mia casa natìa per le vacanze natalizie e non posso fare a meno di ammirare i paesaggi ghiacciati attorno a me ogni qualvolta decido di uscire di casa.
Quella mattina propongo, quindi, un’ultima avventura ad alcuni amici. Fatto sta che, di buon mattino, ci rechiamo in un paesino fuori città dove sappiamo esserci un’enorme struttura abbandonata a sé stessa.

La tangenziale che costeggia l’autostrada è completamente congelata e ci costringe ad un tragitto un po’ più lungo.
Arriviamo finalmente nei pressi di questa piccola località e non possiamo fare a meno di notare, una volta oltrepassato il cartello di benvenuto, un’enorme fabbrica di mattoni rossi alla nostra sinistra.
Tale struttura si trova esattamente di fronte ad una bellissima abbazia costruita in onore a San Pietro nel 1100. A separare queste due meraviglie, una recente rotonda stradale.
Scesi dalla macchina non posso fare a meno di notare (e di conseguenza immortalare) delle foglie completamente congelate davanti ai nostri piedi. La temperatura non agevola per niente la nostra esplorazione.
Arriviamo nei pressi della struttura e ci accorgiamo che entrare è un gioco da ragazzi. Vi sono in realtà due blocchi di recinzione, dismessi e, in alcuni punti, addirittura incompleti.

L’entrata della fabbrica è poco distante ma siamo ostacolati da una vegetazione abbastanza fitta, piena di rovi e ortiche…congelate si…ma pur sempre fastidiose!
Superati questi primi ostacoli riusciamo ad arrivare all’ingresso di quello che era uno dei più grandi zuccherifici di inizio secolo.
Pur alzando completamente lo sguardo facciamo fatica ad arrivare con la vista alla sommità dell’edificio. Del tutto affascinante però è la torre della ciminiera che svetta, ancora intatta, sulla destra del complesso.
L’interno della struttura principale è incredibile e fatiscente. Quella che doveva essere una fabbrica a quattro piani è ora un immenso stanzone con degli enormi finestroni dai quali entrano dei magici fasci di luce.

Queste aperture illuminano i detriti che restano all’interno e la vegetazione selvaggia che si è impossessata delle pareti.
Per gli appassionati di un certo tipo di cinema l’impressione che si ha è quella di trovarsi completamente immersi in un set costruito ad arte per una pellicola di Tim Burton o Guillermo Del Toro.
Per qualche strano motivo troviamo al suo interno una macchina giocattolo per bambini e un pupazzo di Babbo Natale addossato ad alcuni pallett di legno. La cosa ci fa sorridere, dato il periodo.
La struttura resiste negli anni ma il soffitto è quasi completamente ceduto, sia nell’androne principale che nelle due piccole navate che vi sono ai lati.

Sul retro dell’edificio vi è un altro piccolo complesso misterioso completamente sigillato. Nei pressi di quest’ultimo, un piccolo capanno che probabilmente serviva per il mantenimento di alcuni attrezzi.
Girando completamente attorno a questo complesso in mattoni rossi ci troviamo sulla parte interna dell’area rispetto alla strada. Troviamo anche qui delle piccole casette ormai quasi crollate del tutto, all’interno delle quali vi sono dei resti di alcuni materiali di costruzione: mattoni, travi e sacchi di sabbia.
La parte più affascinante, ovvero la zona nei pressi della ciminiera, è ormai impraticabile.  Le piante di rampicanti hanno coperto gran parte della superficie e non vi è modo di arrivare ai piani alti della struttura.

Dopo qualche ricerca online, scopriamo che questa ex fabbrica era destinata all’estrazione dello zucchero dalla barbabietola e contava numerosissimi dipendenti. Il complesso fu costruito dopo che venne fondata l’Associazione Agraria Veneta e rimase in funzione sino alla stagione dell’anno 1967 per poi essere definitivamente abbandonato.

Torniamo alle nostre rispettive famiglie per il pranzo  di capodanno. Un bel modo, questo, per passare il 31 dicembre in compagnia. Certo, qualche ora dopo, appena pronto il caffè, il pensiero non può che tornare a quella bellissima struttura lasciata a sé stessa. Metto lo zucchero nella tazzina e penso che la vita…non sia poi così tanto amara.

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