Era una domenica pomeriggio primaverile, di quelle tranquille, dove un pranzo conviviale si trasforma in un “ lo sai che c’è una bocciofila abbandonata qui vicino?”. E allora si parte, ovviamente dopo il caffè.
Lo dico sempre: le marche ci riservano piccole meraviglie inaspettate, tutte nascoste all’occhio superficiale del viandante frettoloso.
Mai mi sarei aspettato una bocciofila abbandonata. E’ un po’ come un viaggio nel passato.
Da piccolo, mio nonno, spesso mi portava con lui a giocare a bocce nel prato vicino la chiesa, insieme ai suoi amici brontoloni. Era divertente, anche io cercavo di battermi con onore, invano.
Le bocce pesavano troppo e mi accontentavo di lanciare il pallino.
La storia di questo luogo risale agli anni ’70 dove, con sacrificio e dedizione, una piccola squadra di provincia partendo da un piccolo campetto riesce a raggiungere il sogno di costruire uno stabile dove poter giocare e ospitare gare di livello nazionale.
La società negli anni ottiene anche grossi risultati, come la bellezza di 20 gare nazionali vinte e 30 regionali.
Ma, ahimè, come spesso accade, la ristrutturazione e l’adeguamento a nuove norme di sicurezza sono talmente dispendiosi rispetto alle risorse, che si opta per l’abbandono di questa struttura per confluire in una nuova associazione di un paese limitrofo.
La bocciofila è molto grande e dispone di un piccolo ristorante con pochi coperti, che alla sera diveniva anche sala da ballo con il tradizionale e immancabile momento del “liscio”.
È tutto abbandonato da molto tempo. Le infiltrazioni d’acqua, qualche animale morto, insieme a polvere e sporcizia, ne sono testimoni.
All’esterno la struttura resta abbastanza “anonima”, ma rapida da girare: in quanto in meno di mezz’ora la si esplora completamente.
Rimane quasi tutto fermo al passato, nel vecchio bar. Non mancano una macchina del caffè e un set di bocce, senza tralasciare le coppe delle vittorie, che svettano fiere in alto alla scaffalatura, testimoni di un tempo andato.

Nato nel 1986. Fotografo per passione dal 2007. Appassionato di fotoreportage, ha trovato nell’Urbex un altro modo di raccontare storie.
Caporedattore per il blog decennale di Ascosi Lasciti.