” Che meraviglia! Ci entro? Quei luoghi sono abbandonati…chi vuoi che se ne curi?”
E’ quello che passa nella testa degli esploratori urbani, al grido del loro motto:
“Lasciate solo impronte; prendete solo emozioni” …e qualche bella denuncia, aggiungerei.
Perché dico così? Beh vediamo i veri rischi penali a cui si va incontro entrando nei luoghi abbandonati.
Ricordate il nostro passato articolo? Enunciavamo in modo breve e complessivo i rischi legali dell’esplorazione urbana. Avvalendoci del parere di un avvocato, abbiamo deciso di trattare il tema più approfonditamente e capire quali siano i rischi e le tutele quando si varcano i confini di diversi luoghi abbandonati, in Italia.
A tutti capita di passeggiare e di notare qualche struttura affascinante. Non sempre di facile accesso, ma spesso di proprietà di qualcuno. E’ questo l’aspetto del mondo urbex che vogliamo affrontare più approfonditamente: l’attività del fotografo esploratore di luoghi abbandonati, apparentemente senza proprietari, presenta alcuni rischi? La risposta è si, collegati alla possibile (e non sempre nota) sussistenza di diritti di titolarità sui beni altrui che si vanno ad esplorare.
Questa mini-rubrica di tre articoli si propone di approfondire tali aspetti ed evidenziare le condotte peggiori, offrendo qualche suggerimento ed accorgimento. Dopo una prima panoramica, oggi approfondiamo il tema,
Esplorare significa cercare, scoprire, studiare e valorizzare. Ma deve essere anche analizzare le condizioni e capire se valga la pena continuare o desistere.
Chiunque sia dedito all’urbex e ama esplorare luoghi abbandonati deve saperlo e capirlo. Se non autorizzato, questo risulta molto complicato perchè i proprietari di strutture fatiscenti e pericolanti non concedono solitamente autorizzazioni, l’amante dei luoghi abbandonati può rendersi colpevole di un illecito penale per violazione di proprietà privata.
Vari sono i casi nei quali l’esploratore può commettere un’infrazione, anche senza rendersene conto: per esempio, quando durante un’esplorazione si oltrepassa un cancello aperto e si raggiunge un immobile che presenta caratteristiche residenziali (un castello, una villa…) oppure uno sito industriale, turistico, commerciale o un cantiere edile, si può incorrere nel reato di violazione di domicilio se il luogo costituisce privata dimora*
La scoperta dell’acqua calda? “Eh, buongiorno” può dire qualcuno. Eppure molti nuovi appassionati all’argomento non sanno nemmeno questo. E tanti lettori non sanno quanto sto per dire: per questo reato l’arresto in flagranza non è contemplato, a meno che non si venga accusati di violenza su cose (effrazione con scasso) o su persone (resistenza a pubblico ufficiale) o se si è armati.
Semplice quindi? No cari miei, perché la legge è anche interpretazione: se l’agente vi trova a a forzare quella finestra semi-aperta, o a dare una piccola spallata alla porta “marcia” potreste comunque essere sbattuti agli arresti domiciliari.
“Beh però le mani addosso al poliziotto le metterebbe solo un deficiente” e invece, udite udite, basta anche solo fuggire per essere giudicati colpevoli di “resistenza a pubblico ufficiale. “Ma almeno armato non ci vado di certo”, beh anche qui è sufficiente un coltellino a lama troppo lunga, un cacciavite o persino un bastone.
Munirsi di treppiedi (e macchina fotografica) è l’unico modo per proteggersi in caso aggressioni, senza però essere giudicati in possesso di un’arma bianca.
La pena? Se avete evitato le tre peggiori situazioni che ho sopra-citato, non potrete essere arrestati in flagrante, ma potreste essere comunque portati in caserma per accertamenti. E se la macchina della giustizia si mettesse in moto e andasse a vostro favore rischiereste una reclusione da sei mesi a tre anni, più probabilmente ai servizi sociali o agli arresti domiciliari.
Ma facciamo un passo indietro : perché si possa essere perseguiti è necessario che le persone offese, ovvero i titolari dei luoghi che credevamo abbandonati, presentino la querela entro tre mesi dai fatti o dalla conoscenza di essi.
Nel peggiore dei casi: se rientrate nelle tre categorie di “effrazione con scasso”, “resistenza a pubblico ufficiale e “possesso di arma bianca”, la denuncia non sarà necessaria. I poliziotti potranno arrestarvi, a loro discrezione, e in tal caso la pena sarà più rigorosa (reclusione da un minimo di un anno a un massimo di cinque).
E’ consigliato, dunque:
1) accertarsi che i luoghi da esplorare siano disabitati ed effettivamente abbandonati
2) Se si venisse scoperti collaborare SEMPRE con le forze dell’ordine.
Se questi due consigli vengono seguiti l’esploratore non si renderà autore di alcuna violazione.
La giurisprudenza infatti adotta una nozione restrittiva di luogo di privata dimora, così definendolo:
1) utilizzazione del luogo per lo svolgimento di manifestazioni della vita privata (riposo, svago, studio, lavoro) in modo riservato e al riparo da intrusioni esterne;
2) durata apprezzabile del rapporto tra il luogo e la persona, in modo che tale rapporto sia caratterizzato da una certa stabilità e non da mera occasionalità; questo secondo punto è molto importante.
3) non accessibilità del luogo, da parte di terzi, senza il consenso del titolare.
Nel caso dell’attività urbex, tipicamente volta a immortalare luoghi abbandonati, salvo i casi di erronee informazioni, difficilmente ci si imbatterà in siti che presentano le caratteristiche indicate dalla Cassazione. In ogni caso, occorre tenere presente che il discorso vale anche per i manufatti di servizio (cantine, garage…) e che se il locale risulta chiuso a chiave e saltuariamente visitato o sorvegliato da chi ne abbia la disponibilità, si può essere processati.
In parole povere, informatevi, verificate se luoghi siano totalmente abbandonati o no. Occhio a recinzioni, telecamere, cartelli, custodi.
E’ stato, invece, escluso in caso di area destinata a sosta e parcheggio delle auto e riservata ai soli proprietari degli immobili, pur esistendo una cartellonistica che indica la natura di “proprietà privata”.***
Quando si tratta di insediamenti industriali, complessi alberghieri o strutture ricettive o di svago (ristoranti, cinema, campi sportivi) i rischi sono ancora minori: i luoghi di lavoro, infatti, generalmente, sono accessibili ad una pluralità di soggetti anche senza il preventivo consenso dell’avente diritto. Ad essi è quindi estraneo ogni carattere di riservatezza, essendo esposti, per definizione, alla “intrusione” altrui.
Per le Sezioni unite “rientrano nella nozione di privata dimora esclusivamente i luoghi, anche destinati ad attività lavorativa o professionale, nei quali si svolgono non occasionalmente atti della vita privata, e che non siano aperti al pubblico nè accessibili a terzi senza il consenso del titolare”.
In ogni caso, è necessario che la volontà ad interdire l’accesso sia espressa dall’avente diritto in maniera esplicita o risulti da circostanze univoche (si pensi a recinzioni o forme di sorveglianza che non risultino in disuso).
In soldoni, quando non si tratta di luoghi destinati ad abitazione il rischio di incorrere in violazioni penali legate alla proprietà privata è minimo.
La volontà tacita rileva solo in caso di accesso per un fine illecito come l’asportazione o il danneggiamento di beni: l’accesso alla proprietà privata, infatti, sarà punibile se il responsabile aveva coscienza o anche solo il dubbio che il sito fosse un luogo frequentato in maniera “temporalmente apprezzabile dal legittimo titolare”.
ATTENZIONE : tutti questi edifici possono però essere posti sotto misure giudiziarie. E per i sigilli esiste una regolamentazione a sé, che vedremo meglio.
Riassumendo insomma:
1) stare attenti che i luoghi siano effettivamente abbandonati, sulla base di apprezzabili segnali.
2) perlustrare bene l’area alla ricerca di possibili segni di divieto o di sistemi di controllo.
3) porre maggiore attenzione alle residenze private. Sulle attività commerciali e lavorative la tutela è maggiore. Informarsi e controllare che l’edificio non abbia i sigilli!
4) E le aree militari o i luoghi sotto sequestro giudiziario? Rimandiamo alla prossimo articolo.
Puoi rileggere qui l’articolo che affronta il tema in toto, seppure più superificialmente.
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*(art.614 c.p.)
**(v. Corte di Cassazione a Sezioni Unite, sent. n. 31345 del 23 marzo 2017)
***(così Cass. 48528/11).

Liotrum è un gruppo di esplorazione urbex composto da Cristiano La Mantia, Giovanni Polizzi e Claudio Licitra. Fotografi di professione, approfondiscono la ricerca di tutto il patrimonio abbandonato della Sicilia. Amici da una vita, condividono il piacere di riscoprire e documentare luoghi abbandonati e dimenticati. Come ultimo punto, ma non in ordine d’importanza, il “front-man” Cristiano La Mantia si occupa di gestire il nostro progetto Instagram.