Tranquillamente visibile da strada, a pochi Km da Foggia, è possibile godere della fatiscente bellezza di questa struttura stile anni ’80.
Un Hotel 3 stelle che prende il nome dall’antica città Romana situata su una collina a Sud-Ovest di Ordona, nota come “La Pompei della Puglia”.
Struttura molto in voga per ricevimenti e convegni negli anni ’90, dotata di 78 camere, un Ristorante, due sale da ballo, Sala Convegni, Campo da Tennis e Piscina. Chiuso ormai da 10 anni circa, presumibilmente per fallimento.
Dall’esterno si riescono già a notare gli evidenti segni di sciacallaggio. La facciata ormai spoglia, mostra solo i fori degli infissi inesistenti e l’assenza di ringhiere mette in evidenza le spigolose geometrie dei balconi.
Entrando, passando sopra ciò che rimane delle vecchie porte automatiche, troviamo a sinistra la reception, dove le maestose colonne in pietra pare resistano benissimo al passare del tempo. Sembrano nuove, e, nonostante le numerose ragnatele, luccicano ancora.
Proseguendo verso il bar, noto in lontananza una bottiglia di vino. Mi avvicino, vorrei berne un goccio, ci sono 35° oggi, ho sete e sarà sicuramente di ottima annata, ma non trovando bicchieri puliti decido di passare oltre.
Continuo a farmi spazio tra i calcinacci e mi ritrovo in quella che una volta era la sala ricevimenti/sala da ballo. Ciò che rimane sono solo delle colonne decorate con vetro, e alcuni elementi d’arredo in legno. Impossibile non lasciarsi trasportare dall’immagine di come potesse essere prima, quando c’erano i tavoli, la gente seduta e i camerieri scorrazzare in sala.
La cucina è anch’essa ormai vuota. Un tubo d’aspirazione, un menù e un paio di bottiglie di olio, sono gli unici superstiti.
Ai piani superiori le stanze da letto sono completamente vuote, ci sono solo degli specchi a parete, strutture di armadi a muro, alcuni telefoni e televisori “sventrati”. I bagni in camera non hanno nemmeno più i sanitari, tutto è stato ripulito dagli sciacalli arrivati a frotte dopo la chiusura.
Dopo aver perlustrato i quattro piani, faccio un giro all’esterno e nella parte posteriore della struttura, noto una piccola chiesetta. E’ aperta e le uniche cose che trovo ad accogliermi, sono un altare (anch’esso in pieno stile anni ’90) e una poltrona smantellata.
Uscendo, passo di fianco alla piscina. Farei volentieri un bagno dopo i quattro piani percorsi a piedi, ma non c’è acqua… meglio così, non so nuotare e non ho con me i braccioli.

Da sempre affascinata dai luoghi abbandonati e dall’idea del loro vissuto, un bel giorno ha deciso di entrarci, anziché ammirarli solamente dall’esterno. Scoprendo così l’esplorazione urbana. Pugliese dalla nascita, si occupa di documentare al meglio l’architettura “sommersa” della sua regione.