All’inizio degli anni venti, in Italia, con l’avvento del fascismo, iniziarono a diffondersi le colonie marine elioterapiche. Erano dedicate soprattutto alla cura dei malati tubercolotici attraverso la balneazione e le sue doti terapeutiche.
In una cittadina del ponente ligure, troviamo però un esempio di colonia marina ben più antica. Trattasi delle Colonia bergamasche.
Il suo primo padiglione, infatti, fu costruito nel 1894 e intitolato al conte Frizzoni, finanziatore dell’opera. Tra le prime colonie ad essere costruite in Liguria, la struttura vantava già in origine 300 posti letto, a cui si aggiunsero nel 1914 altri 120 posti con il padiglione Camozzi, altri 100 nel 1925 con il nuovo padiglione Guido Frizzoni e 50 nuovi posti nel 1929 con il padiglione Italcementi.
La colonia è stata chiusa nel 1998. E’ rimasta attiva per circa un secolo, diventando un punto di riferimento per diverse generazioni di bambini bergamaschi che vi trascorrevano le vacanze estive.
Non va dimenticato però che, durante la seconda guerra mondiale, gli spaziosi edifici della struttura e soprattutto il collegamento ferroviario con la stazione poco distante servirono da campo di concentramento.
Recentemente, è stata data un’ultima occasione per visitare le colonie, prima della loro imminente demolizione. Lo scopo di tale atto è lasciare spazio alla costruzione di un complesso alberghiero.
L’evento prevedeva, oltre al giro del parco e della galleria in cui passavano i binari, la visita del padiglione Frizzoni, il quale contiene ancora diversi mobili, dai letti delle camerate ai lettini dell’infermeria, e oggetti, come libri o cartine geografiche, risalenti a diversi periodi storici.
Durante la visita incontriamo anche due signori di una certa età con cui iniziamo a parlare: si tratta di due ex ospiti della colonia, i quali ci confidano alcuni ricordi della loro esperienza.
Purtroppo, la maggior parte dei bambini ospiti della struttura non serba un buon ricordo della propria villeggiatura, principalmente per via della ferrea disciplina imposta dalle suore Orsoline di Somasca che gestivano la colonia. Un ex ospite infatti ricorda della sua esperienza “la sete, l’acidità delle suore, l’atmosfera opprimente, le lacrime di nascosto prima di addormentarmi”.
Uno dei signori che incontriamo, mentre si allontana sulla salita che conduce al padiglione principale, si volta e ci sorride:
“Guarda come giocavamo…” Prende la pallina di un frutto e me la lancia “…le facevamo rimbalzare da qui”.

Gianni, conosciuto come “Ferro36”, Classe 1963, fotografo e radioamatore, appassionato di storia e di computer retrò. La sua compagna di viaggio è la figlia Eleonora, amante della scrittura. Insieme formano “I Pastorino”.