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BORGHI, CONTRADE e VILLAGGI FANTASMACAMPANIA urbex

Un altro Fantasma in Campania

Articolo di Dicembre 27, 2018Ottobre 4th, 2019Nessun commento

In cima a una collina che affaccia sul lago artificiale di Conza riposa un museo a cielo aperto e libero accesso, composto dalle tristi spoglie di un paese ‘deceduto’ sotto i colpi del terremoto dell’Irpinia del 1980: un disastro passato ormai alla storia ed entrato nell’elenco dei più gravi eventi sismici che hanno afflitto il Centro-Sud della nostra penisola. Per tenere in vita la località, una nuova Conza fu ricostruita a valle, dove oggi svettano la bizzarra cupola e la torre della Concattedrale di Santa Maria Assunta. In verità, questo pugno nell’occhio è stato l’unico dettaglio che si è presentato alla vista, appena entrati in paese: bar chiusi, strade vuote, imposte delle case serrate. Alla disperata ricerca di cibo, abbiamo trovato solo silenzio e solitudine, forse più evidenti qui che tra le vie del suo gemello defunto sopra l’altura. Per fortuna, dopo un paio di giri abbiamo incrociato tre passanti che ci hanno indirizzati all’unico ristorante aperto che, per paradosso, era proprio in collina in mezzo alle case diroccate del borgo fantasma.

Abbiamo unito il dilettevole… al dilettevole, e dopo una bella mangiata di pasta casereccia ci siamo dedicati all’esplorazione, inoltrandoci dentro Conza vecchia. Il solito cane randagio, che non manca mai nei paesi abbandonati, ci seguiva a distanza, mentre scoprivamo che la maggior parte delle case sono accessibili senza difficoltà e conservano buona parte degli arredi, offrendo ai visitatori lo scenario di diversi reperti vintage.

In alcune stanze pendevano ancora gli abiti negli armadi, in una camera quasi completamente buia abbiamo trovato una culla in legno perfettamente intatta, mentre le ragnatele ricoprivano le imposte chiuse. Diverse case nascondevano corridoi sul retro e accessi ad altri locali, le pareti scricchiolavano un po’ al passaggio. Al piano superiore di uno degli ultimi edifici del paese, in fondo ad una strada fangosa, lungo il pavimento si ammassava un mucchio di libri sparsi alla rinfusa, tutti degli anni ’70-’80: testi scolastici di greco e latino, riviste, romanzi, uno strano libro con simboli e figure equine, quotidiani.

Con il tramonto ormai prossimo, dopo uno sguardo panoramico alla valle e al lago abbiamo salutato il povero cane, denutrito e spaurito, abbiamo ripreso la macchina e lasciato la piazzetta di Conza, restituendola al silenzio e all’abbandono.

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