“Gioca a scacchi e conoscerai la libertà.” C. Schwarz
Era primavera. Anche se pareva autunno, in Francia. Ero in tour alla ricerca di luoghi abbandonati da esplorare e documentare.
Pochi giorni, molti luoghi da vedere…una vera corsa contro il tempo!
Come sempre, mi ero portato dietro qualche amico e compagno di esplorazioni.
La pioggia martellava sul parabrezza dell’auto mentre imprecando, eravamo imbottigliati nel traffico della Capitale francese.
Ogni minuto era prezioso ma si avanzava troppo lentamente nel caos che regnava nelle autostrade della periferia parigina. Pensavo non saremmo mai arrivati…
Ma, si sa, l’attesa aumenta il desiderio e il piacere. Eccolo, in centro paese, protetto da un possente cancello, l’enorme castello in tutta la sua incredibile bellezza, forse uno dei più grandi e monumentali che avessi mai visto.
Le coordinate geografiche le avevo salvate da diverso tempo e, purtroppo, non avevo nessuna informazione sulle modalità di accesso della struttura, nè sulle recenti condizioni. Le telecamere (fuoi uso?) all’ingresso e la pioggia insistente non aiutavano.
Dopo aver armeggiato un momento su “maps” con il telefono scoprii che esisteva un grande accesso sul retro del parco.
Parcheggiammo l’auto lungo la strada. C’era una foresta infinita da attraversare per giungere al castello e la pioggia scrosciante mi scoraggiava. Non avevo nemmeno un ombrello! Esitai a lungo prima di prendere la mia decisione. So cosa mi aspettava all’interno di questo palazzo, ma il solo rischio di trovare l’ingresso sbarrato, dopo essermi inzuppato, non mi allettava molto.
Avete dubbi sul seguito? Decisi di rischiare.
A malavoglia percorsi l’immensa foresta. Oltre 10 minuti a piedi sentendo l’acqua penetrare nelle scarpe e attraversare i vestiti. Quando finalmente ci trovammo davanti al possente edificio ero già fradicio, come mai mi era capitato. Prudenti esaminammo ben due volte il perimetro del castello per renderci conto se fosse chiuso. E così fu. Era chiuso.
Mentre maledico la pioggia e il mondo intero alzando gli occhi verso l’alto mi accorgo che le persiane di una finestra al pian terreno socchiuse lasciano intravedere l’ingresso…questa sorpresa è stata come un caldissimo raggio di sole sulla mia giornata
Scacco matto. Una volta all’interno mi dimenticai subito dei vestiti zuppi, del freddo, di tutte le imprecazioni, mentre le stanze svelavano le loro meraviglie.
Il salone d’ingresso, di oltre 100 metri quadrati, mi mostrava tutta la bellezza dei suoi pavimenti, rivestiti interamente in marmo a quadri neri-bianchi (come un’enorme scacchiera) e del suo possente scalone di pietra bianca abbellita da una passatoia rossa. Alzando gli occhi, un ballatoio adornato da un parapetto forgiato in ferro e bronzo di fattura pregiata e sormontato da una cupola di quasi 9 metri…quanta meraviglia e quanta imponenza!
Le stanze sembravano non finire mai. Ben 176 vani! Tuttavia erano in parte vuote e prive d’arredi, se non impreziosite da qualche bel camino.
C’era un altro salone tappezzato di verde in stile impero dalle possenti porte in legno scuro decorate con bronzi dorati e specchi napoleonici. Fotografai quest’ultima stanza pensando spesso di dover tornare all’auto sotto la pioggia. Ma poco importava, questa volta. Bagnato ma felice.
Un po’ di storia dell’edificio : questo castello fu costruito in stile Luigi XIII da una famiglia nobile nel 1923 dopo la demolizione del precedente castello. Nel 1948 gli eredi vendettero il castello a “le syndicat des Fondeurs de France” per trasformarlo in una colonia estiva per ragazzi ma ciò non andò mai in porto e nel 1953 venne acquistato dallo Stato. Così divenne una scuola per pompieri e negli ultimi tempi fu utilizzato per organizzare grandi ricevimenti e matrimoni.
Fu venduto dallo stato a privati nel 2008 per oltre 4 milioni di euro. Un sollievo per gli abitanti del villaggio che già temevano di vedere decadere le 176 stanze e i 40 ettari di parco. Ma il castello è ancora lì, fermo nel tempo al giorno del suo acquisto.
Nulla è stato fatto. Più che uno scacco matto, parrebbe uno stallo. Il Castello dorme ancora silenzioso e lentamente la pioggia inizia a filtrare nei saloni vuoti…

Classe ’87 e svizzero, Jonathan è uno tra i più famosi autori nel campo “Urbex” e tra i più attivi nel progetto Ascosi Lasciti.
Attratto dalla storia, dalla bellezza estetica, dall’architettura, ha visitato edifici abbandonati in tutta europa.