Un esploratore urbano ha una sorta di “potere” che non tutti hanno : dispone di una specie di “radar per i luoghi abbandonati” e ne individua la presenza anche quando il lascito non è proprio in palese stato di abbandono, esternamente.
Grazie a questo “potere”, abbiamo scoperto non un’ azienda qualsiasi, bensì uno stabilimento della Coca Cola.
Nel 2011 il gruppo ” Coca-Cola Company” stabilì la chiusura della struttura. Motivazione? Il rafforzamento e l’ottimizzazione del sito produttivo presente in una località situata a circa 60 km da questo luogo.
Circa 80 persone in periodo natalizio ricevettero le lettere di messa in mobilità.
Stando alla ricostruzione dei fatti narrati dai giornali di quegli anni, parrebbe che l’allora Assessore alle Attività Produttive avesse promesso : riconversione dell’opificio nel settore acque minerali, incentivi al pensionamento, sistemazione degli addetti in altri siti produttivi.
Nessuna di queste promesse sembrerebbe essere stata attuata, a parte il reimpiego in altri stabilimenti di una piccola parte dei dipendenti licenziati.
Nell’estate del 2017 i carabinieri forestali impegnati in controlli di routine colsero in fragrante quattro malviventi. Stavano per portare a termine un furto nello stabilimento. I quattro avevano sottratto elettropompe, materiali elettrici e arredi per ufficio.
Il colpo era stato così architettato:due uomini all’ interno della fabbrica a compiere il furto, un uomo all’ interno di un furgone noleggiato il giorno prima, pronto ad aiutare i due compari a caricare la refurtiva sul mezzo e il quarto e ultimo uomo a fare da palo.
Ai quattro malviventi non andò bene. I forestali, dopo essersi appostati all’uscita dello stabilimento, aspettarono il passaggio del furgone per bloccarlo e sottoporlo a controllo, fermarono il conducente e raggiunsero gli altri due ladri che si erano dati alla fuga.
Il quarto uomo finì in manette successivamente nella sua abitazione.
La superficie della fabbrica è molto estesa. All’interno del capannone principale, al piano terra, troviamo il laboratorio, un’area con vari macchinari, dove le bottiglie e le lattine venivano riempite, etichettate e inscatolate, e un’area dove i prodotti venivano imballati e caricati sui camion per essere distribuiti.
Al primo piano, invece, vi sono gli uffici con quel che resta degli arredi. In alcune stanze troviamo ancora gadget come adesivi, borracce, cartoline, bicchieri, portachiavi che l’azienda omaggiava ai suoi clienti.
Il logo Coca Cola compare un po’ dovunque: su alcuni macchinari, sulle porte dei bagni, sui muri, su alcuni vetri…quasi a ricordarci che abbiamo a che fare con una delle più grandi aziende produttrici e distributrici di bevande al mondo. Un gruppo da sempre impegnato nella sponsorizzazione di grandi eventi e team sportivi che preferisce investire i propri ricavi per queste cause; dimentica interi territori che abbandona con un semplice spostamento della bandierina dal loro mappamondo aziendale.
Sembra un circo dove si smontano i tendoni e si spostano le gabbie per rimontare tutto in un altro posto. Solo che qui, al posto dei già indegnamente sfruttati animali, ci sono solo persone.

Da sempre affascinato dai luoghi abbandonati, iscritto all’Aternum Fotoamatori Abruzzesi e socio FIAF, Christian ha organizzato varie mostre a Pescara, presso il museo Archeologico Savini a Teramo, al museo Ex Aurum a Pescara, all’aeroporto di Pescara e allo Stripe and Architectural Festival a Fermo.