Un vastissimo complesso industriale, uno zuccherificio abbandonato, ormai lasciato al suo impassibile destino, giace dormiente in Piemonte.
La natura si sta lentamente riguadagnando tutti i suoi spazi, reclamandoli avidamente.
L’opificio è completamente dismesso dal 1986 e sorge su una vasta area tutt’ora inutilizzata.
Sicuramente uno dei più validi esempi di architettura industriale in mattone, essendo ancora in piedi dopo i suoi trent’anni di incuria, anche se nell’ultimo periodo di attività era stato rinforzato con tecniche costruttive nuove.
Incuria e mancanza di manutenzione sono susseguiti ad un parziale sventramento ai fini di trasferimento dei macchinari.
Oggi la situazione è alquanto compromessa, si riesce a entrare ma alcuni stabili sono completamente chiusi.
Dalle dimensioni e dall’ampiezza degli spazi visitati si può facilmente intuire l’importanza che questa azienda ha avuto nel passato.
Un complesso che ha segnato la storia lavorativa locale e ha rivestito il ruolo di capo-saldo manifatturiero per decenni. Girare al suo interno è pericoloso, sia per i potenziali crolli, sia per le insidie di un suolo disconnesso e pieno di ostacoli.
Oggi si parla molto di recupero funzionale ma i tempi, nel nostro paese, si sa, sono molto lunghi.
Non resta che incrociare le dita, bersi qualche camomilla, ben zuccherata, e sperare in un finale…più dolce.
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Fotografo dal 1979, e grande amante di viaggi. Dal 1990 inizia la collaborazione con la rivista Mototurismo e in seguito Scooter Magazine. Attualmente ha trovato nell’esplorazione urbana il suo maggiore interesse. Ha pubblicato vari libri a riguardo, e collabora con alcuni progetti importanti, tra cui il suo gruppo “Manicomio Fotografico”.