Prima uscita fortunata del gruppo esploratore laziale coi ragazzi di “Undisclosed: Tuscia”.
L’orario dell’appuntamento è come al solito abbastanza mattiniero, considerando soprattutto il ritrovo fuori città.
Passo, però, di buon’ora tra i bellissimi boschi e la rugiada di febbraio, mista alla nebbia che fuoriesce dagli alberi, mi catapulta immediatamente all’interno delle ambientazionI di “Stranger Things”. Mi sento decisamente lo sceriffo Hopper alla ricerca di qualcosa di insolito, forse alieno.
Non accade nulla di tutto ciò, ovviamente. L’unica cosa di estraneo che mi ritrovo a fare è bere un caffè di prima mattina, respirando (finalmente) un po’ di aria pulita, lontano dalla metropoli romana.
Incontro alla stazione di servizio, piccolo briefing e di nuovo in marcia.
Ancora prima di entrare, qualche sorpresa. Dopo aver compiuto una piccola sosta per vedere un treno abbandonato fermo da decenni, ci addentriamo in una stradina alquanto imboscata. Il sentiero taglia esattamente a metà un’area industriale che tempo addietro doveva essere decisamente più rigogliosa.
Ai nostri lati due enormi “fabbriconi” che ci danno l’idea sin da subito della vastità di questa superficie. Dopo una ricerca sulla zona, apprendo che quest’ultima ricoprì un ruolo molto importante sulla produzione di ceramiche e derivati. I due stabili, difatti, conservano ancora al loro interno i mezzi di produzione e gli stampi per produrre svariati prodotti. Oltre a tutti questi macchinari, i due edifici custodiscono al loro interno anche un quantitativo inimmaginabile di povere e detriti. Nella speranza di non respirare troppe sostanze nocive alla nostra salute, ci addentriamo ancor di più.
Nonostante i due edifici siano separati dalla stradina, sembrano appartenere alla stessa ex impresa. Probabilmente, penso, la divisione consisteva nel tipo di lavorazione dei prodotti. I macchinari che troviamo sono decisamente affascinanti così come lo sono alcuni cunicoli che si vengono a creare a causa della vicinanza delle attrezzature stesse.
Non mancano le zone della fabbrica in cui rinveniamo documenti, progetti e faldoni contenenti materiale informativo o sulla sicurezza. Dai grandi finestroni, ormai resi opachi dal tempo, entra una bella luce invernale che mi consente di giocare fotograficamente con le ombre e l’acqua depositata a terra riflette come uno specchio il soffitto del capannone, rendendo un bellissimo effetto geometrico.
Ahinoi! Potremmo definire questi due complessi, con il termine tipicamente Urbex di “vuotoni”. Ovvero, come di facile intuizione, nulla di troppo interessante all’interno. Pausa pranzo e via. La giornata nasconde in realtà un’incredibile sorpresa che vi toccherà leggere nel prossimo articolo!
Probabilmente, la sensazione alla “Stranger Things”, di buon mattino, non era del tutto casuale.
Restate sintonizzati al gruppo di esplorazione laziale…

Commediografo, teatrante, comico ed esploratore urbano. Come si conciliano queste personalità? Fa parte del carattere di Matteo. Autoironico ma determinato.
Amministratore del profilo Instagram di Ascosi Lasciti e autore di articoli, principalmente nel Lazio.