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Tu ed io proveremo che la morte è meno forte dell’amore,  tu ed io faremo della morte nient’altro che un ultimo abbraccio, le tue labbra si porteranno via il mio respiro.” Cleopatra.

Non mi era mai capitato di viaggiare  e scoprire posti abbandonati per motivi lavorativi. Ma c’è sempre una prima volta per tuttio (o quasi), così mi trasferirono in Friuli per un paio di mesi.
Rimasi paradossalmente deluso : la regione si presenta in ottime condizioni infrastrutturali, motivo per cui gioiva il mio lato umano, ma non l’esploratore urbano che è in me. Girovagando per la strade, le zone sembravano non essere particolarmente ricche di luoghi abbandonati.
Ma per uno sguardo attento, anche le “briciole” possono riservare grandi sorprese. Dopo ore di ricerche trovai una villa, non molto bella, ma davvero assai particolare.

In passato vi avevo già portato in Belgio in un castello che nascondeva una sala della stessa tipologia (vedi Manie d’Egitto).
Ed anche qui trovo un raro salone in stile Egiziano. Il piccolo paese mi accoglie nel suo silenzio e nella strada deserta dove parcheggio a pochi passi dal cancello di questa dimora. Il cancello è molto particolare e simbolico, preannuncia già qualcosa di quello che nasconde la Villa.
Un grande sole in ferro battuto. Anche la facciata della dimora in alcuni suoi dettagli presenta lo stesso simbolo. Sul tetto due elementi decorativi a forma di obelisco impreziosiscono la facciata.
Gli interni invece si presentano inesorabilmente vuoti e spogli, ad eccezione del salone di rappresentanza al centro, a doppia altezza.
Imponente e scenografico con grandi colonne, è abbellito con pitture murali che rappresentano fiori di loto, geroglifici e decori a tema. Anche qui sopra gli stipiti delle porte vien riprodotto il sole.
Lascio questo bel salone sbiadito incamminandomi verso il vero ed unico sole dell’esterno, senza trovare nulla sulla storia di questo luogo…

Il sole dell’alba è sempre una promessa. Quello del mezzogiorno, implacabile, ci giudica. E quello del tramonto, irrimediabilmente ci ha già condannato.” Lorenzo Oliva 

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