Nel gennaio del 1931 iniziò la costruzione della linea Maginot: una delle più grandiose e inutili spese belliche di tutti i tempi.
La linea Maginot, subito ribattezzata dai soldati “le trou” (il buco) e “le beton” (il cemento), è una serie di bunker che si estende sul confine franco-tedesco per 400 chilometri. Si tratta di una sorta di muraglia cinese composta da fortini, sotterranei, case matte all’aperto e una serie di gallerie sovrapposte ampie come la metro di Parigi, lunghe anche chilometri e collegate tra loro da trenini elettrici.
La linea Maginot ha rappresentato per la Francia uno dei più colossali errori bellici della storia.
Già nel 1929 i generali francesi, memori dell’invasione tedesca subìta durante la prima guerra mondiale, avevano progettato un enorme vallo con potenti artiglierie per arginare un possibile straripamento di forze armate tedesche in territorio francese.
I primi segnali di una possibile invasione tedesca si avvertirono con la crisi della Ruhr, zona rivendicata dalla Germania nazista per i suoi giacimenti minerari. Successivamente, nella primavera del 1940 le divisioni corazzate tedesche attraversano la foresta delle Ardenne aggirando la linea Maginot. Il 10 maggio le truppe tedesche varcarono i confini francesi e il 24 arrivarono vicino a Dunkerque, mentre ai primi di giugno avevano ormai tagliato la linea dal resto della Francia.
Nel 1972 la linea Maginot fu messa all’asta: molte strutture sono state acquistate dai tedeschi e trasformate in immensi complessi alberghieri, mentre altre sono state recuperate totalmente e trasformate in musei visitabili. Allo stato attuale, su 108 fortificazioni innalzate, 85 sono in stato di completo abbandono e rovina, 8 sono occupate dall’esercito francese per scopi militari e 15 sono state recuperate a scopo turistico e quindi rese agibili al pubblico. Molte fortificazioni, soprattutto quelle alpine, sono spazi angusti, stretti, poco arieggiati e umidi, se non parzialmente allagati.
Si sconsiglia la visita in solitaria ai non esperti. In ogni fortificazione è consigliabile un abbigliamento adeguato a proteggere dal freddo e dall’umidità e almeno due torce elettriche.
Sia all’interno che nei pressi delle opere si deve prestare la massima attenzione a dove si cammina, in quanto non è raro trovare tondini in ferro, buche, fosse o precipizi!
Prima però, date un’occhiata alla prima esplorazione.

Gianni, conosciuto come “Ferro36”, Classe 1963, fotografo e radioamatore, appassionato di storia e di computer retrò. La sua compagna di viaggio è la figlia Eleonora, amante della scrittura. Insieme formano “I Pastorino”.