“La Valle è proprio un paradiso!“. Quante volte lo abbiamo sentito esclamare dalle bocche esterrefatte dei turisti!?
Ed è proprio così, innegabilmente. La Valle è sempre “di più”. E’ un universo parallelo.
L’economia è solida, la politica indipendente e convincente, l’egemonia si espande anche sul piano ecologico, il turismo è sostenibile, la vivibilità, insomma, è ben sopra la media italiana ed europea, tanto da avere il più basso numero di speculazioni immobiliari fallimentari e di abbandoni edilizi.
Nessun caso di “spreco del mattone” (o quasi).
Un’attività dunque, se ben piantata ed alimentata, cresce sempre robusta e fruttuosa.
Un unico problema sussiste: come espandere oltre i confini un mercato di per sé recintato da altissime catene montuose?
Tante sono le soluzioni complesse. Una è di immediata logica: saltando letteralmente quei confini rocciosi. Come? Semplice : passando dal cielo.
Questa fu l’idea di fondo che attraversò la mente del fondatore di “Air Vallée”, compagnia aerea nata con lo scopo di sorvolare il Mont Blanc, il Cervino e il Gran Paradiso.
Fondata nel 1987 con un budget ridotto, relativamente parlando (si parla pure sempre di centinaia di milioni di Lire), la piccola compagnia aerea aveva l’ambizione di collegare Aosta agli scali più importanti, nazionali e non.
L’azienda crebbe tra momenti di boom e di relativo down economico.
Chi non ricorda il celebre slogan dell’azienda? “Volate in buona compagnia”, accompagnato da foto di Vips che facevano, direttamente o indirettamente, da sponsor per la compagnia.
Tra i tanti, guardate un po’ chi abbiamo ritrovato!
Niente è scontato però.
In fin dei conti, il mondo altro non è che il risultato di ciò che noi percepiamo.
Ecco quindi che anche quello che sembra solido e inamovibile, come il cielo, può crollarti addosso.
Abbiamo raccontato tante storie di imperi economici apparentemente indistruttibili che non sono stati capaci di rinnovarsi e battere l’inesorabilità dell’orologio.
Ecco che coi suoi “rovesci” anche il cielo può cadere.
Dopo aver perso i finanziamenti regionali, la ditta parve inizialmente reagire bene all’accaduto. Questo, almeno, fino ai primi del nuovo millennio.
Era il 2009 quando emersero i problemi finanziari dell’azienda. Poi la revoca delle concessioni.
Da lì, i passaggi di consegna parevano solo tappare le falle di un destino ormai scritto.
Fino al 2014 Air Valleè rimase a galla solo grazie alla furbizia del presidente e amministratore delegato, il petroliere Costantino, “spericolato” nelle manovre aziendali quanto in quelle delle auto sportive.
Infatti, il destino dell’azienda colò realmente a picco solo dopo la morte di quest’ultimo. Fatale fu lo schianto a bordo della sua auto preferita, una Jaguar Coupè, proprio mentre viaggiava verso Aosta in compagnia del suo collega e amico di sempre. Anch’egli rimase fatalmente coinvolto nel sinistro. Persero il controllo dell’auto e si andarono a schiantare contro un guard rail.
Così fece la azienda, dopo pochi anni, imitandolo tristemente scontrandosi col muro del fallimento.
A decretarne la fine simbolica fu un avvenimento: il “Fokker”, modello di velivolo storico dell’azienda, fu costretto a un atterraggio di emergenza per un guasto al carrello, durante un normale volo di linea.
A decretarne la fine reale fu il tribunale di Rimini, nel 2016.
E’ da qui che inizia la nostra storia di degrado ad Aosta.
Ed eccoci qui al nostro caso di degrado ad Aosta. Quella che vado a mostrarvi oggi non è solo la sede amministrativa, ma anche il complesso turistico ricettivo per i passeggeri della compagnia intenzionati ad albergare nella Valle.
La struttura fu chiusa prima del fallimento dell’azienda. Segno inequivocabile che le “acque economiche” di Air Vallée non erano più potabili già prima che puzzassero. I calendari segnano tutti il 2011.
L’abbandono reale è iniziato proprio con la dichiarazione di fallimento. Il comune si è adoperato per chiudere tutti gli ingressi murandoli. Tutti, o quasi: i vandali, che avevano già depredato l’edificio prima dei sigilli di cemento, hanno creato un varco e fatto man bassa.
Ecco quindi che l’abbandono edilizio non ha risparmiato nemmeno la regione più efficiente d’Italia, dando vita ad uno dei pochissimi casi di degrado ad Aosta, dove gli unici altri immobili a risultare disabitati e lasciati all’incuria sono solo un paio di “paesini fantasma” (Barmaz e Periana).
Se questo ex stabilimento abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di altre strutture ricettive. Altrimenti sei curioso di conoscere il (poco) degrado della Val d’Aosta?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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