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BORGHI, CONTRADE e VILLAGGI FANTASMAVALLE DI AOSTA urbex

Il fantasma di Barmaz : da borgo agevolato a villaggio sgretolato

Articolo di Settembre 29, 2019Ottobre 5th, 2019Nessun commento

Su Barmaz è stato detto tutto. O quasi.
Perché se ne è parlato così tanto di questo paese fantasma nel comune Saint Denis?
La Valle d’ Aosta ha una percentuale di sprechi edilizi e “abbandono del mattone” che oscilla attorno allo zero percentuale.
Ecco dunque che le uniche eccezioni aostane finisco sulla bocca di tutti i paesani e sulle penne di tutti i libri.
Barmaz, conosciuta anche con la versione meno dialettale “Barme”,  rappresenta dunque uno dei pochi esempi di fallimento burocratico-amministrativo di tutta la Valle (ecco qui un altro lampante esempio). Una rarità così singolare che ha visto ergersi intorno un alone di mistero e curiosità turistica, così grande da far divenire la celebre “ghost town” una tappa fissa per gli amanti della storia e della cultura locale. Uno dei motivi è la sua particolare architettura rurale, che rimane un esempio per tutta la regione e la Penisola.
Si ipotizzano insediamenti già nell’epoca romana, ma quel che è certo è che alcune case siano risalenti al 1600,  mentre la maggior parte furono edificate un secolo più tardi.

Abbandonato dalla seconda metà del ‘900 a causa del forte boom economico che indusse gli abitanti a lasciare la scomoda vita di montagna, in favore d’una più agevole vita in città, Barme ha sempre vissuto grazie all’ agricoltura e alla pastorizia. Il tutto per merito di un terreno assai redditizio, un clima mite e una posizione favorevole per entrambi i settori primari della sua economia.
Venivano piantate e raccolte prevalentemente patate, frumento e cereali.
Con la morte degli ultimi abitanti, che vivevano esclusivamente di queste coltivazioni e di pascoli, Barmaz è diventato un paese totalmente spopolato.
Come per quasi tutti i borghi italiani che han fatto la medesima fine, le case, anno dopo anno, sono crollate sotto il peso del tempo e della neve, e sono state svuotate dagli eredi o, nei peggiori casi, dagli avidi sciacalli.

Nel corso degli ultimi 20 anni sono state presentate innumerevoli proposte di recupero, dalla creazione d’un albergo diffuso, ad un centro per artisti (ecco qui un altro esempio riuscito di tale esperimento).
Il risultato è sotto l’occhio di tutti i passanti e di chiunque voglia curiosare.
E’ sufficiente alzare lo sguardo, lungo la strada statale che porta a Nus.

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