BERLINO – Un fast-food abbandonato, ovvero cronaca di una giornata (quasi) fallimentare. E sì, perché l’urbex non è solo lieto fine, dietro una possibile conquista ci sono spesso diversi passaggi a vuoto…
Le premesse non sono le migliori: caldo torrido, distanze siderali, tempo libero limitato. Ma perché non tentare comunque una perlustrazione solitaria e con alto rischio di buco nell’acqua? Per fortuna che Berlino, penso, almeno è collegata come si deve, non dovrò sudare. Mai pensiero più sbagliato…
L’unica meta facile, la prima: una stazione merci dismessa a pochi metri di distanza da una fermata della S-Bahn: meno che una passeggiata. Peccato che la trovo recintata e videosorvegliata, per di più si vede già da fuori che è un classico ‘vuotone’. Insomma, non ne vale la pena, meglio lasciar perdere (clicca qui per qualche foto esterna).
Seconda tappa, un antico tabacchificio. Dieci minuti a piedi, ok: si va. Svolto l’ultimo angolo, nessun segno di degrado, avrò sbagliato strada? No, ecco un palazzone, dovrebbe essere quello… sì, l’insegna c’è, il punto è quello giusto, ma il tabacchificio è ristrutturato ed è diventato una scuola. Si vede che a Berlino non perdono tempo con gli edifici abbandonati. Poche promesse e molti fatti, le riqualificazioni si fanno davvero. E allora vai con la terza tappa: l’ex sede del consolato iracheno. Due fermate di tram, pochi minuti a piedi, e un’altro giro a vuoto: trovo pure una via d’accesso, ma l’edificio è tutto murato, e pure videosorvegliato. Insomma, davvero non è giornata.
Il sole picchia forte, la fame si fa sentire, la delusione pure, ci vorrebbe uno spuntino riparatore e un drink dissetante. Ma la fortuna non è dalla mia parte: ormai da venti minuti cammino sul lato di una strada a quattro carreggiate e a scorrimento veloce. Molte vetture, pochi esseri umani, zero negozi. Nei casi disperati la salvezza risiede in uno smartphone. Cerco sulle mappe online ed ecco la risposta: un Burger King a cinque minuti. Non il massimo, ma meglio di niente. Dovrò fare di necessità virtù.
E invece, proprio quando cercavo la vita, trovo l’abbandono. Ecco il Burger King, ma a prima vista si direbbe che non sia il posto adatto per uno spuntino veloce: più che di un fast food sembrerebbe trattarsi di un ghost food.
A quanto pare resterò a bocca asciutta, ma non è una gran perdita, almeno a giudicare dalle recensioni Facebook di questo Burger King: sarà che i tedeschi sono abituati bene e sono puntigliosi, ma si legge di un servizio carente, servizi igienici inadatti, lentezza cronica, panini deludenti. E pure il drive-through alle spalle, di cui resta il cartello stradale, sembra funzionasse a malapena.
Non ho trovato cibo ma sono andato via in preda a un dubbio: se un tempo qui c’era un Burger King, perché l’insegna riferisce soltanto di un ipotetico Tommy’s Burger? Avrei potuto ignorare la questione, è vero, ma dopo tanto tempo perso, cosa sono pochi minuti di letture? E sarebbe stata una vergogna non documentarmi sulla cronistoria di questa prestigiosa paninoteca: rinomata negli anni ’90 per la sua qualità, fu acquistata da Burger King che ne fece un anello della sua catena di fast food, prima che fosse servito l’ultimo panino nel 2016. I cartelli “Tommy’s”, a quanto pare, sarebbero nient’altro che un fake, sostituiti agli originali dopo la chiusura allo scopo di girare alcune scene di un film.
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Derive Suburbane è un progetto di esplorazione degli spazi (extra)urbani dismessi e dell’architettura fantasma, interamente dedicato alla Campania: paesi abbandonati, edifici civili e sacri, archeologia monumentale e industriale, infrastrutture e complessi edilizi.