Tale è la sua fama e così vuoti sono gli interni di questa struttura che risulterebbe inutile celarne il nome.
Trattasi del palazzo del lavoro, magnifica opera in cemento armato, acciaio e vetro con alcune soluzioni a dir poco ardite per il tempo e con un’attenzione al risparmio energetico fuori dagli standard passati.
Ci aveva visto lungo nel 1959 l’architetto Ponti, ma ancor di più il celebre ingegnere che se ne occupò, nientemeno che Pier Luigi Nervi, da cui l’edificio prende il suo terzo nome : palazzo Nervi. Il complesso, di dimensioni piuttosto generose e a pianta quadrata, era formato da 16 moduli costituiti da altrettante colonne con travatura a stella, che sostenevano sempre 16 componenti della copertura. I moduli non erano uniti tra loro ma avevano uno spazio per permettere il passaggio di più luce; il resto era a carico delle 4 facciate “a tutto vetro” con pannelli orizzontali che permettevano di regolare il flusso di luce in entrata.
L’interno oggi è completamente vuoto e ci permette di ammirare la meravigliosa costruzione nella sua pura bellezza architettonica. Il piano interrato, ora inaccessibile, ospitava una grande sala conferenze e due sale cinematografiche. Abbandonatone l’utilizzo da oltre dieci anni, l’edificio ha cominciato a deteriorarsi, complici, più dell’usura del tempo, i numerosi atti di vandalismo e diversi incendi dolosi.
Oggi si cerca una riqualificazione dello spazio ma non si è ancora giunti ad alcuna soluzione atta a valorizzare l’edificio.
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Fotografo dal 1979, e grande amante di viaggi. Dal 1990 inizia la collaborazione con la rivista Mototurismo e in seguito Scooter Magazine. Attualmente ha trovato nell’esplorazione urbana il suo maggiore interesse. Ha pubblicato vari libri a riguardo, e collabora con alcuni progetti importanti, tra cui il suo gruppo “Manicomio Fotografico”.