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ARCHEOLOGIA INDUSTRIALEEMILIA ROMAGNA urbex

Oculus Tower : alcool andato in fumo

Articolo di Marzo 26, 2020Nessun commento

Da 10 anni vi documentiamo e raccontiamo tutti gli edifici abbandonati più interessanti sul suolo italiano. Particolare attenzione la abbiamo riservata all’archeologia industriale:  da un dato ufficiale ISTAT è calcolato che la superficie delle fabbriche abbandonate coprirebbe un’area grande come l’intera Basilicata.
Tra queste, numerose fabbriche che furono dedicate alla produzione di alcolici, disinfettanti e materiali sanitari sarebbe state realmente utili all’emergenza attuale.

D’accordo, non si vuole fare “facili accuse” e qualunquismo nei confronti di situazioni difficilmente gestibili dagli enti pubblici. La costituzione inoltre limita fortemente, e in molti casi giustamente, l’azione dello Stato nei confronti dei privati, o nei confronti di normative europee vincolanti. Ma è doveroso stimolare una riflessione : possibile che il nostro patrimonio immobiliare debba subire tale scempio? In momenti come questi, dove ospedali abbandonati e fabbriche di materiale sanitario sarebbero state di vitale importanza, è doveroso porsi più insistentemente queste domande.
Freschissimo è l’esempio di recupero in “tempi record”, ad opera della protezione civile, di 5 strutture sanitarie per la creazione di  700 posti letto.
Questo dovrebbe essere l’apri-pista ad una mentalità che abbiamo sempre auspicato.

E se, anziché disinteressarsene, gli enti avessero recuperato le fabbriche di disinfettanti, materiale sanitario o disinfettanti alcoolici, che sono state abbandonate, come questa che andiamo a mostrarvi, riqualificandole per altri impieghi analoghi? Serve, a livello nazionale ma anche e soprattutto europeo, una normativa che incentivi il re-impiego di strutture dismesse, a discapito della cementificazione selvaggia e della speculazione incontrollata.

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La storia di questa enorme distilleria, costruita su un’estensione di quasi 120.000 metri quadri, inizia a metà del secolo scorso e dopo vari passaggi di proprietà si conclude nel 2007. Vi si producevano spiriti greggi, spiriti greggi rettificati e alcool denaturati: prodotti destinati sia al settore alimentare (liquori) che al settore industriale e sanitario (profumeria, cosmesi, farmacia e chimica).
Si dice che qui si producesse l’alcool migliore d’Italia.

Quasi tutti i luoghi abbandonati sono ribattezzati, dagli esploratori “urbex” che li visitano e li fotografano, con nomi fittizi: a volte nomi stravaganti, a volte nomi che ricordano una particolarità del posto. Come il nome di questa fabbrica derivante dal grande lucernario che illuminava una particolare struttura a torre circolare.
Per non indicare il vero nome di una struttura abbandonata, e quindi divulgarne l’ubicazione precisa, si inventano “nomi di fantasia”. Se il posto fosse conosciuto da tutti, sarebbe subito preda a vandali e sciacalli. Anche se in alcuni casi il proposito giornalistico di denuncia prevale sulla volontà di preservare. Oggi opteremo per quest’ultimo, classico, proposito, indicandovi la distilleria in questione col celebre soprannome di “Oculus Tower”.

Indifferentemente dal tipo di alcool da produrre la materia prima principalmente utilizzata nella distilleria era il melasso da barbabietola poiché, in quanto scarto dell’industria dello zucchero, era presente in grosse quantità nel territorio…

Le foto di questa esplorazione risalgono all’anno 2014: anche se erano passati pochi anni dalla chiusura l’intera distilleria era di facile accesso e versava nell’abbandono totale, vittima di atti vandalici e razzie di materiale da parte di bande di ladri. Uno dei principali motivi della sua chiusura? Una normativa europea, atta a ridurre drasticamente la sovrapproduzione di zucchero e derivati alcoolici in Italia.
Il complesso era molto esteso e ogni amante dell’archeologia industriale avrebbe potuto impiegare diversi giorni per esplorare ogni diverso edificio e catturare tutti gli scorci che la distilleria, immersa in una silenziosa solenne atmosfera e una sempre più invadente vegetazione, offriva.

La struttura sicuramente più interessante era la grande torre circolare, l’Oculus Tower, il cuore dello stabilimento. Visibile anche dall’esterno, un bel esempio di architettura razionalista. Era articolata su sette piani percepibili dalle altrettante logge che si sviluppavano sul perimetro interno e che descrivevano, al centro, un vuoto a tutt’altezza che in passato conteneva gli impianti di distillazione, non più presenti durante la nostra visita. Era ancora invece presente il grande carroponte, messo in servizio nel 1951.

La torre principale era sormontata da un lucernario in vetro e presentava molte finestre disposte a coppie che si alternavano alla struttura primaria dei pilastri in cemento armato. Un luogo assimilabile ad un moderno Colosseo, che ha emozionato e meravigliato ogni esploratore urbano che ha avuto la fortuna di visitare.
Diversi lavori di demolizione e bonifica si sono susseguiti dal 2014 ed a oggi l’area risulta quasi del tutto ripulita.
Rimane al suo posto soltanto l’Oculus Tower, tesa al controllo perpetuo e assoluto di tutta l’area circostante, con la speranza di un futuro progetto di riqualificazione e valorizzazione. Certo che in momenti maggior bisogno di produzione di alcool anche a livello industriale e per fini sanitari, posti come questi sarebbero stati una vera manna.

Per vedere tutte le altre foto della ex distilleria, guarda qui.
Grazie per aver spinto la tua curiosità fino a qui. E’ proprio la stessa curiosità che ci spinge ad esplorare luoghi abbandonati e pericolosi per raccontarteli.
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