Quando pensiamo ai doni nascosti del passato, o “Ascosi Lasciti” come piace chiamarli noi un altrettanto arcaico italiano, non può non venire in mente un qualsiasi relitto.
Cosa può esistere di più affascinante di questi reperti archeologici dell’era recente? Il nostro pubblico è abituato alla riscoperta, tramite la cosiddetta esplorazione urbana, di luoghi fruibili a tutti, raggiungibili con equipaggiamenti utili ma mai indispensabili. Questa volta vogliamo condurvi, grazie ai partner di relitti.it, in un luogo dove non a tutti è consentito andare. Serve preparazione, coraggio, attrezzatura e polmoni forti.
Quello che vedremo oggi è il relitto di un aereo affondato nel mare del Bel Paese. Giace abbandonato sul fondale dello Ionio, lo Junker Ju 88.
Certamente non è il solo aeromobile abbandonato che abbiamo rinvenuto (ad esempio, guarda qui), ma è il primo che vi mostriamo in “versione subacquea”. Il Ju 88 era un velivolo bombardiere multiruolo bimotore ad ala bassa prodotto dalla metà degli anni ‘trenta. Fu sfruttato come caccia notturno, ricognitore, aereo da attacco al suolo e aerosilurante. È stato il mezzo militare “da aria” più versatile dell’esercito tedesco e probabilmente di tutta l’aviazione della seconda guerra mondiale
La linea di produzione rimase costantemente in funzione fino al 1945, per un totale di sedicimila modelli costruiti. Dozzine furono le versioni uscite con piccole migliorie, ma la struttura di base rimase praticamente identica, a riprova della sua eccellente validità, con prestazioni tra i 460 e i 620 km/h.
Il modello affondato nel sud della Puglia giace ad una profondità di 36 metri, dopo essere precipitato proprio nel periodo bellico, tentando un ammaraggio di emergenza. La flora del fondo marino si sta completamente rimpossessando delle pesanti lamiere e dei suoi componenti, per un totale di ben 9 tonellate, e delle lunghe ali di circa 8 metri ciascuna.
Gli anfratti delle turbine sono diventati nascondigli per le prede dei pesci più grossi. Solo gli appassionati di attività subacquea visitano saltuariamente la carcassa di questo spaccato di storia recente, tramite quella che è considerata una “facile immersione”.
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Partnership: Sergio Pivetta
Foto : Giuseppe Pignataro
Foto storica: Nico Sgarlato