Questa di fatto è stata la mia prima vera esperienza urbex, anche se ripensandoci bene ho già fatto esplorazione urbana inconsapevolmente a circa 6/7 anni quando io e mio cugino ci intrufolammo in un edificio abbandonato in riva al mare. Spero di riuscire a rientrarci un giorno e mostrarvelo.
Questa villa abbandonata in Veneto, che molti di voi avranno già sicuramente visto, è stata costruita nella seconda metà dal XVI° secolo; non ci sono certezze documentali precise ma sulla facciata dell’edificio compare la scritta “1552”. È costituita da un corpo principale allungato (più profondo che largo) e da due barchesse costruite intorno al 1800. Nel giardino c’è anche una piccola e simpatica cappelletta murata e per buona metà coperta da edera rampicante.
Una parte caratteristica di questa villa abbandonata, forse la più conosciuta in Veneto abbandonato, è la peculiare torre costruita sul lato sud dell’edificio principale. La sua base è circolare, le scale a chiocciola risalgono all’interno fino a circa due terzi dell’altezza per poi continuare la salita sul perimetro esterno, portando sulla cima della stessa. Peccato che una parte delle scale esterne abbia ceduto e si siano completamente distaccati anche i parapetti. Il solo “pensare di salire” è pericoloso.
La costruzione fu commissionata dai Dondi dell’Orologio, aristocratica famiglia padovana ascritta al patriziato veneziano. Non posso dilungarmi troppo sulla storia delle nobili famiglie che qui hanno vissuto perché servirebbe un trattato esclusivamente per questo argomento e non ne ho certo il tempo, né la competenza. Però ci tengo a ricordare di come la famiglia Dondi acquisì anche l’appellativo “dell’Orologio”. Jacopo Dondi fu un medico, astronomo, orologiaio e accademico di fine 1200.
Si trasferì da Chioggia a Padova, dove insegnò medicina e astronomia all’università. Jacopo Dondi progettò l’orologio, poi distrutto nel 1390 e sostituito con una copia, che nel 1334 fu installata nella “Torre dell’Orologio” a Padova: la potete vedere visitando piazza dei Signori. Era il primo orologio di cui la Città si dotava. Da qui la famiglia acquisì anche il nome di “dell’Orologio”.
La villa abbandonata passò ad un’altra famiglia del Veneto, ben nota in tutta la regione. Era il 1900: i neo-proprietari erano gli ebrei padovani di origini tedesche, i Wollemborg.
Infine, nel 1920, fu acquistata dalla famiglia Sgaravatti. Alcune fonti indicano la villa ancora appartenente a questi ultimi, mentre altre fanno terminare la proprietà Sgaravatti negli anni ‘80.
Chissà quante storie un edificio con quasi 500 anni di storia potrebbe raccontare, quanti banchetti luculliani ha visto imbastire nella sala da pranzo, quante persone importanti ed autorità hanno valicato il cancello d’ingresso. Sono queste le cose a cui penso quando esploro e che mi affascinano. Fermarmi, perdere anche qualche minuto a pensare alla vita e allo sfarzo che animavamo le camere, il giardino; come doveva essere salire su queste scale ormai consumate e distrutte dal tempo.
Vero… qualcuno, però, ha dato una mano a tutto questo decadimento, una “spintarella”.
Fino agli anni ’80 del secolo scorso la villa, prima di essere abbandonata, fu adibita ad importante vivaio veneto dove hanno trovato lavoro ben 600 persone tra cui uomini, donne e ragazzi provenienti anche dai paesi limitrofi. Ne sono dimostrazione le stanze di una delle barchesse, una adibita a “Selleria” e una ad uso del “cocchiere”, i resti di incartamenti di mangime per polli della “Padana Mangimi” e i diversi carri trovati sul retro, alcuni anche con grosse botti di legno e metallo probabilmente per il trasporto di vino.
Tre diversi incendi hanno causato il collasso del corpo principale della villa e la prima barchessa. L’ultimo , divampato nel 2011 nella restante barchessa, fortunatamente è stato spento grazie al pronto intervento dei Vigili del Fuoco.
Da quello che si evince dai giornali, sembra che i focolai siano stati di natura dolosa. Le ipotesi che vengono avanzate dagli inquirenti <<riconducono alla possibilità che ci possa essere un forte interesse da parte di qualcuno a non soggiacere ai vincoli di tutela dei Beni storico-artistici previsti per la villa>>.
Purtroppo la villa è stata derubata di tutta la sua bellezza, le è stata portata via violentemente. La storia cancellata, le emozioni e l’atmosfera che hanno permeato quei corridoi sono persi per sempre. Rimane da poter ammirare solamente la facciata e la torre che si staglia dalla campagna.
Si dice che il fuoco purifica i peccati, però certamente una villa di 500 anni non aveva niente da farsi perdonare, se non il fatto di essere troppo bella ed importante. E purtroppo, ha dimostrato di non essere come la Fenice. Dopo gli incendi, non potrà risorgere dalle proprie ceneri.
Grazie per aver spinto fino a qui la tua CURIOSITA’. La stessa che ci spinge a fare esplorazione urbana, in luoghi pericolosi, per raccontarteli.
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Alberto Ciampalini

Il progetto Ascosi Lasciti nasce nel 2010, tra i primi in Italia a dedicarsi al tema dell’abbandono di infrastrutture, trattato in tutti gli aspetti. Si sviluppa grazie al lavoro di squadra di un team ramificato sul territorio, fino al 2020, anno in cui si fa associazione culturale, tra le più seguite sul web in Europa. Il collante di tutto? L’amore per l’urbex, la riscoperta di luoghi dimenticati.