Neanche una caldissima giornata d’estate riesce a frenare la voglia di intrufolarmi negli edifici di culto degradati. E’ il turno di una chiesa abbandonata.
Da tempo avevo trovato notizie interessanti riguardo questa vecchia struttura religiosa, quindi decido di partire dalla mia Toscana alla volta dell’ Umbria abbandonata, terra di San Francesco per cui ricca di tradizioni e monumenti religiosi, alcuni purtroppo lasciati all’oblio.
L’inseparabile Canon, grandangolo d’obbligo, occhiali da sole, scorta d’acqua e in poco meno di 3 ore sono sul posto.
Scorgo il campanile e la chiesa abbandonata al centro incontrollatamente rigoglioso di una radura: non sono lontani dalla strada principale.
Ingresso apparentemente facile. Della vecchia recinzione in filo spinato è rimasto ben poco per cui l’accesso risulta relativamente facile. Scrivo “relativamente” perché, si sa, per noi amanti dell’urbex (esplorazione urbana) il nemico estivo si chiama “rovi”.
Infatti, dopo aver messo a dura prova la pelle delle mie braccia, “dichiaro” inaccessibile l’ingresso dalla porta principale.
Cerco un altro punto di accesso. La mia attenzione si sofferma su una grande lapide affissa sulla sinistra della porta: è un omaggio ai caduti della prima grande guerra.
Torno indietro e finalmente riesco a trovare un varco “indolore”.
Una meraviglia per gli occhi, ma una pugnalata al cuore. Nonostante i segni del tempo è facile immaginarsi come fosse stata ai tempi della piena attività: tutta la chiesa abbandonata è dipinta di un tenue color rosa salmone. Unico stacco, le volte celesti del soffitto che non stonano con l’azzurro del cielo, dove non è più presente il tetto. Restano solamente il confessionale e gli altari laterali.
Datazione incerta. Non ci sono date sicure riguardo la costruzione, ma dalle tracce presenti negli archivi della diocesi risulta che fosse in piena attività già dall’inizio del 1700. Gli ultimi reperti fotografici attestano funzioni fino agli anni ’50, per cui l’abbandono risale presumibilmente al decennio successivo.
Mi accingo a fare le ultime fotografie prima di uscire; scendendo dalla collina rivolgo un ultimo sguardo al passato prima di rincasare. Un quadro bellissimo di decadenza, incorniciato da uno scenario bucolico perfettamente calzante.
Grazie per aver spinto fino a qui la tua CURIOSITA’.
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Nato a Prato nel 1971, appassionato di luoghi abbandonati fin dalla metà degli anni ’80, ha deciso di ridare loro vita attraverso la fotografia.
Tra i più attivi esploratori toscani, condivide questa passione con l’amico Vincenzo Bellini.