Dagli anni d’oro alla bancarotta: un ventennio cominciato nell’epoca più florida dell’edilizia meridionale, poi l’improvviso declino e la fine dei giochi. Una trama già sentita, dall’inizio alla fine. Una storia comune per un’attività di famiglia, come quella di un albergo abbandonato in Campania: un noto imprenditore, proprietario di una grossa azienda di successo, nei primi anni Ottanta investe nel settore alberghiero e dell’intrattenimento. L’albergo guadagna presto notorietà e diviene un polo d’attrazione per l’intero circondario, tale che ad oggi qualsiasi abitante luogo, che appartenga alle generazioni X e Y, ha almeno un ricordo legato ad eventi, comunioni, o altre celebrazioni tra questi sfarzosi spazi all’aperto e al chiuso.
Fino a qualche anno fa, i siti turistici riportavano recensioni (altissime!) da parte degli ospiti dell’hotel. Uniche lamentele, la piscina fuori servizio, che oggi è ormai una palude torbida. Se il complesso è infine andato in malora, è solo per la morte del suo fondatore: i due figli non sono riusciti a portare avanti l’operato paterno e l’amaro epilogo è giunto in quattro e quattr’otto, con la mazzata del fallimento.
E così, a quasi 40 anni dalla nascita di questa specie di resort, che a registro ha solo 3 stelle ma ostenta uno sfarzo aristocratico e pacchiano, oggi le statue neoclassiche che popolano i giardini, le fontane e le vasche si guardano tra loro mute, mentre il verde lussureggiante circonda incontaminato le bizzarre cupole brutaliste dell’albergo.
La luccicante patina di lusso, che questo albergo si era cucita addosso, si è opacizzata nei pochi anni d’abbandono: anche gli interni piangono la perdita della scintilla che li illuminava. Ma il tempo trascorso nel disuso non è in fondo così lungo, e insolitamente sciacalli e vandali si sono tenuti alla larga da questo albergo, che gli abitanti del luogo rispettano e conservano così com’era.
I letti sono tutti fatti, gli strumenti ordinatamente riposti, gli oggetti di valore e d’uso comune sono ancora lì, c’è persino uno strato solidificato d’olio in una padella delle cucine. Sembrerebbe che l’albergo sia stato chiuso l’altro ieri, e girare tra corridoi e stanze trasmette sensazioni rare per un luogo abbandonato comunque da anni.
Più in alto, arrampicandosi tra le vasche e le statue finto-antiche, tra sentieri ormai ostruiti dai rovi e insetti giganti e rumorosi che si sono (legittimamente) impossessati del territorio, si giunge al ristorante, ancor più sorprendente per il modo in cui è rimasto congelato nel tempo. Sedie e tavoli sono come in attesa dei prossimi avventori, soprammobili e decorazioni adornano ancora gli ambienti, l’arredamento d’antiquariato e il pianoforte sono perfettamente intatti, a impreziosire la sala d’attesa.
Tutto è talmente in buone condizioni che sarebbe un crimine anche solo sfiorare qualcosa con un dito: nel silenzio e nella penombra, mentre qualche raggio di sole passa tra le vetrate colorate, si può solo scattare qualche centinaio di foto e poi andar via, lasciando tutto com’è, e sperando che resti tale.
Se la nostra visita di questo albergo abbandonato in Campania ha ‘aperto lo stomaco’ della vostra curiosità e alimentato la voglia di esplorare virtualmente, insieme a noi, altri luoghi abbandonati simili, ecco una ricca lista per categoria.
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Derive Suburbane è un progetto di esplorazione degli spazi (extra)urbani dismessi e dell’architettura fantasma, interamente dedicato alla Campania: paesi abbandonati, edifici civili e sacri, archeologia monumentale e industriale, infrastrutture e complessi edilizi.