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La vasta area pianeggiante chiamata Piana del Sele, dal nome del fiume che la attraversa, ospita le monumentali carcasse di una rete di ex tabacchifici: si tratta di cinque stabilimenti abbandonati, che costituivano un insieme organico e unitario dal punto di vista funzionale e paesaggistico-architettonico. L’intero sistema faceva capo al consorzio S.A.I.M.: la Società Agricola Industriale Meridionale, di fatto, detenne il monopolio della produzione del tabacco nel Sud Italia per quasi un cinquantennio, tra gli anni ’20 e gli anni ’70, prima che venisse dismessa.

Ex tabacchifici SAIM Piana del Sele

Tra i tabacchifici della Piana del Sele, il più noto è forse lo stabilimento Farinia, se non altro per l’austera facciata del corpo centrale, dal quale svetta la torre littoria, svelandone la chiara ispirazione architettonica fascista. Nella torre erano collocati gli uffici amministrativi dell’azienda e l’appartamento del direttore.

In realtà si tratta di un’immensa area industriale con una storia del tutto particolare: costruita nel 1937, è considerata dagli studiosi un villaggio industriale autarchico, concepito cioè allo scopo di realizzare un microcosmo totalmente autonomo e autosufficiente. La planimetria originaria includeva una chiesa, un refettorio, una scuola, abitazioni per le famiglie degli operai, locali di ritrovo, un mulino, forni, e persino un orfanotrofio. Al centro del complesso il cortile ospitava un immenso essiccatoio lungo 174 metri e largo 114. Per queste ragioni, il tabacchificio Farinia divenne il principale stabilimento in Europa per l’essiccazione e lavorazione del tabacco.

Se l’architettura fascista del Farinia è in grado di impressionare, non è da meno la struttura di un altro stabilimento S.A.I.M., non troppo distante, la cui vista potrebbe dare la sensazione, a un primo sguardo da lontano, di trovarsi in presenza di ruderi dell’antichità classica. Mai più appropriata suona, davanti a questo spettacolo, la definizione di archeologia industriale.

Ex tabacchificio SAIM Piana del Sele

Le arcate degli edifici di questo ex tabacchificio, ormai prossimi al crollo, conducono tra spazi interni che ricordano quelli di una cattedrale o di un tempio. In fondo all’ampia area dismessa, si ritrova la cucina aziendale d’una volta, segnalata da un’insegna consunta. L’esplorazione, sotto il sole battente, assomiglia in tutto e per tutto ad una visita tra scavi archeologici, di cui la Campania abbonda tra Ercolano, Pompei e Paestum.

Peccato, però, che la presenza di enormi cumuli di rifiuti e scarti abusivi rovini l’intero spettacolo, sommergendo lo spazio, e accomunando tristemente entrambi i tabacchifici della Piana del Sele che abbiamo scelto di visitare. Uno scenario raccapricciante e purtroppo adiacente ai ruderi di questa elegante architettura classicheggiante, tanto peggiore se si considera che su questo stesso terreno, mezzo secolo fa, erano ancora disposti gli stenditoi per l’essiccazione del tabacco. Senza contare il fatto che questo luogo preserva un’importante testimonianza storica: proprio qui, infatti, dopo i bombardamenti su Battipaglia, si consumò nel settembre del 1943 un duro scontro tra le truppe anglo-americane e le forze tedesche, a seguito dello sbarco a Salerno degli Alleati.

Oggi, 75 anni più tardi, le macerie si mescolano all’immondizia e sono soltanto il risultato avvilente dell’abbandono e del degrado. Se non fossero così deturpati, questi resti ‘monumentali’ di archeologia industriale arricchirebbero una terra nota oggi per le pregiate mozzarelle di bufala (che non ci siamo lasciati sfuggire andando via!).

Altre notizie e altre foto dei due stabilimenti sono su Derive Suburbane (i link diretti sono sopra in questo articolo). Ulteriori foto sono contenute nei relativi album sulla pagina Facebook di Derive Suburbane: a questo link il primo, a quest’altro il secondo stabilimento.

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre. Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.

Se i tabacchifici della Piana del Sele hanno stuzzicato la vostra curiosità, vi consigliamo di dare uno sguardo al nostro immenso archivio di archeologia industriale italiana. Altrimenti cliccando qui si possono esplorare virtualmente i luoghi abbandonati nell’intera regione Campania.

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