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Lo sappiamo bene noi italiani, il nostro paese è tra i primi posti insieme Francia, Germania e Spagna a vantare il maggior numero di strutture non completate.

Nel 2018 all’ anagrafe se ne contavano 546. Sembra poco, lo so, ma stiamo parlando solo delle grandi opere pubbliche. Si stima che per completare ogni incompiuta servissero quasi 2 miliardi di euro. Quella che vi presento oggi a mio avviso è molto probabilmente al primo posto come bellezza e complessità architettonica.

La città dello sport, così si chiama la magnifica incompiuta che vi andiamo a mostrare, è una struttura progettata nel 2005, come complesso polifunzionale, dall’arcinoto architetto spagnolo Santiago Calatrava.

Era destinata ad ospitare i campionati mondiali di nuoto del 2009 ma per il protrarsi dei lavori e per l’aumentare dei costi, i mondiali furono spostati altrove.
La vela, particolare soprannome che gli fu dato proprio per la forma della struttura, a “pinna di squalo” è visibile ad occhio nudo in lontananza, anche dal passante più distratto.

Fino al 2014 si è provato un suo recupero modificandone la destinazione d’ uso, ma, per gli elevati costi, lo stesso anno il codacons ne ha proposto la demolizione. In quest’ultimo periodo la Vela è diventata meta di curiosi, fotografi di architettura e rooftopper grazie alla serie TV Suburra, che ne ha usato i suoi interni per ben due stagioni. Il via-vai al suo interno era così intenso che le autorità sono state costrette ad attivare la sorveglianza. Telecamere e allarmi silenziosi sono sparsi un po’ ovunque. Tanto che la mia permanenza è durata meno di un ora. Giusto qualche scatto, giocando con i riflessi dell’enormi pozze d’acqua che si formano dopo la pioggia e la mia esplorazione nell’incompiuta è stata fermata dai vigilantes.
Un controllo e poi la decisione, da parte del responsabile, di graziarmi e non finire nella numerosa lista di persone denunciate per violazione di proprietà.

Lascio il luogo con la promessa di spargere la voce “nella vostra cerchia”. La vela è off-limits!

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.

Se questa incompiuta ha solleticato la vostra curiosità, ecco una ricca lista di altri edifici abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati del Lazio?

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