Bagnoli, quartiere marittimo dell’area ovest di Napoli, è ben noto alla cronaca e, ça va sans dire, agli appassionati di urbex, per ospitare uno dei più estesi cimiteri di archeologia industriale contenuti tra i confini di una metropoli: su un’immensa superficie di 2 milioni di metri quadri si estendeva una fitta rete di fabbriche, dal cui insieme risultava lo stabilimento siderurgico dapprima noto come ILVA e poi come Italsider. Dal 1992 l’intera zona industriale è stata dismessa ed è rimasta in attesa di progetti di riqualificazione, tanto necessari quanto utopistici, a causa di una insormontabile mole di intoppi burocratici e politici che in qualche modo sembrano destinati sempre a scivolare nel pantano della malamministrazione. Dalle controversie sulle possibili assegnazioni degli appalti, alle difficoltà di gestione dei progetti fino alle difficili e dispendiose opere di bonifica di un territorio gravemente contaminato dagli scarti industriali, qualsiasi ipotesi di un’operazione di recupero si è negli anni inabissata e silenziata. Tranne una: il Parco dello sport.
Sorto lungo il perimetro a sud-est dell’area post-industriale, il Parco dello sport fu completato nel 2010 ed acclamato come primo, cruciale traguardo di Bagnoli futura, il progetto di rinascita di un quartiere che affaccia sul mare, ma che è mortificato dalla presenza funesta dei rottami e dei residui inquinanti dello stabilimento siderurgico dismesso. L’edificio-simbolo dell’ex Italsider è proprio quella enorme carcassa metallica di colore rosso che, caso vuole, si scorge nella sua funerea sagoma scheletrita da ogni punto del complesso sportivo.
Dieci anni orsono, dunque, veniva esibito il frutto di un investimento da 37 milioni di euro, ovvero un centro polisportivo e ricreativo dell’estensione di 230 mila metri quadrati. Cosa ci fa dunque il Parco dello sport su un sito che si occupa di luoghi abbandonati? Ebbene, udite udite, il parco è abbandonato, per di più senza mai essere entrato in funzione. Non si può nemmeno parlare di incompiuta, dal momento che i lavori furono regolarmente condotti a termine. Mancava un ultimo passo. Invece, in quello stesso anno, la giunta regionale sospese i fondi per Bagnoli futura, vanificando anche i fondi europei. Non molto tempo dopo, il Comune inaugurò ugualmente il Parco dello sport con tanto di celebrazioni ufficiali, ma non senza una pioggia di polemiche sull’affidamento della gestione dell’impianto. Quindi nel 2013 lo stop definitivo che sancì il fallimento del progetto: contestando il reato di disastro ambientale la magistratura pose sotto sequestro i terreni, ipotizzando una bonifica svolta in modo inadeguato, poiché parte dei materiali tossici sarebbero stati addirittura seppelliti nel sottosuolo dello stesso parco (a questa assurda vicenda l’Espresso ha dedicato un articolo d’approfondimento).
Ad oggi, dopo sette anni dalla chiusura anticipata, il Parco dello sport conserva tutti gli impianti originari: campi di calcio, calcetto, basket, tennis, pallavolo, una pista d’atletica, una lunga pista ciclabile, un bocciodromo, un’area giochi per bambini, aree per skateboard ed altri sport su rotelle. Quello che oggi appare come uno stagno paludoso, era un sistema di canali e piscine per il modellismo nautico. Il fiore all’occhiello era forse la pista da pattinaggio sul ghiaccio, ricoperta da un maestoso tendone a doppia guglia. Inutile dirlo, in tutti questi anni tutto ciò che era depredabile è stato rubato. I campi sportivi sono desolati, gli spogliatoi sono cupi ambienti vuoti, i metalli rivendibili sono stati sottratti, inclusi i dispositivi di raffreddamento per la pista ghiacciata. E il paradosso è che l’unica iniziativa di riqualificazione di un’area disastrata come l’ex Italsider sia terminata in una nuova, deprimente storia d’abbandono e di spreco.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre. Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.
Se il Parco dello sport ha stuzzicato la vostra curiosità e alimentato la voglia di esplorare virtualmente altri luoghi abbandonati simili, ecco una lista di tutti i luoghi abbandonati della Campania raccontati e fotografati su Ascosi Lasciti. Se ancora non basta, potete visitare il sito Derive Suburbane, dedicato esclusivamente alla Campania con quasi 150 articoli.
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