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Chiunque di voi stia leggendo questo articolo pensando che io abbia trovato un gioiello prezioso all’interno di una villa abbandonata in Umbria sta perdendo il proprio tempo. Ci tengo a dichiararlo sin da subito: non sono stato così fortunato! “Solitario” non si riferisce a nulla di materialmente pregiato. Ma che importa, noi esploratori viviamo di passioni e di emozioni non ci interessano di diamanti! Beh a dire il vero un colpo di fortuna, dato il periodo, non l’avrei disdegnato…ma torniamo a noi.

La giornata si prospetta splendida a livello climatico, temperatura gradevole e vista mozzafiato. Forse per la prima volta durante da quando mi dedico alle esplorazioni faccio una fotografia al paesaggio che circonda il luogo abbandonato prima di entrarvi. La collina sulla quale mi trovo, infatti, regala un “landscape” degno di National Geographic: un paesino sulla collina di fronte totalmente immerso dalla nebbia mattutina. Attorno ad esso, montagne più alte verdeggianti con al centro una chiesa il cui campanile spunta indomito dalle nuvole. Ci vorrebbe decisamente il mio teleobiettivo per uno scatto sensazionale! Ovviamente per questioni di peso l’ho lasciato a casa e di conseguenza, automaledicendomi, mi accontento di un bello scatto col mio 24-70.

Anche stavolta il team Ascosi Lasciti deve ringraziare Nausicaa, una nostra collaboratrice che mi segnala questa villa di sua conoscenza. L’ingresso sembra apparentemente facile: un grande portone di legno spalancato e contornato di erba rampicante. Purtroppo si tratta solamente dell’entrata della vecchia stalla, uno stanzone con qualche mobile accatastato senza cura e molta muffa. Niente di interessante.

Ahimè il portone della villa è invece chiuso. Il balcone del primo piano è irraggiungibile. Che fare? “La porta era spalancata l’ultima volta” dice Nausicaa. Dopo aver circumnavigato tutto l’edificio non resta che una soluzione: aprirla ad ogni costo. Lo confesso, è bastato un tocco leggermente più intenso del solito per aprire il portone…le due ante erano semplicemente poggiate l’una sull’altra. Non raccontatelo in giro!

L’interno presenta subito un corridoio lugubre che culmina con una cappelletta privata alla mia destra. Vi sono ancora due sedie di legno davanti l’altare. Una piccola finestrella illumina tenuemente la stanzetta e le conferisce un alone mistico indescrivibile. In alto, sulla volta d’ingresso, vi è incastonata, in bassorilievo, una scena del Vangelo i cui colori, ancora del tutto accesi, danno un senso di pace.

Al piano terra della villa abbandonata, poi, poco altro: una ex cantina con dei mobili accatastati e una vecchia dispensa piena di ragnatele ed oggetti in disuso. Salite le scale, accedo ad una stanza che potrebbe essere tranquillamente un set così lasciato dal buon Caravaggio. Questa ex sala da pranzo conferisce il nome alla villa e a questo articolo. Le sedie disposte attorno al tavolo sembrano pronte ad accogliere le persone. Una candela non del tutto consumata si trova al centro, fra i piatti che attendono i commensali. E poi le carte da gioco. Un Jack di quadri ed un dieci i cuori spiccano fra le altre. Disposte a solitario, davanti il piatto del capotavola, le carte sono illuminate di taglio dalla luce esterna che però filtra appena attraverso le assi marce del legno che sigilla la grande finestra di fronte a me. Un direttore della fotografia potrebbe quasi prendere spunto da questa messa in scena naturale.

Il resto del piano prevede una vecchia cucina con un camino enorme ed una stanza totalmente vuota. Salendo ancora accedo alla “zona notte”. Si iniziano a vedere, qui, i segni del tempo con delle pareti totalmente crollate che lasciano intravedere l’esterno della tenuta. Mi colpisce quella che Nausica ha definito “la stanza dei cuscini”. Quasi del tutto crollata trovo all’interno di questo spazio dei mobili rossi. Sembra la stanza dei bambini. Anzi, è la stanza dei bambini. Una bambolina elegante dall’aspetto tremendamente fragile mi guarda dal basso, tra i calcinacci che sono crollati sul mobile col lo specchio. Dall’altra parte del buio corridoio la stanza patronale. Senza più i materassi campeggiano davanti la rete del letto matrimoniale due pantofole azzurre. Non posso credere che la posizione sia stata “artefatta” prima del mio ingresso e difatti spero che non sia così. Sono esattamente lì, come dovrebbero stare dopo che la padrona di casa si sia infilata sotto le coperte. Come mai non sono mai state spostate? Quando è avvenuto l’abbandono effettivo della casa? Sono le domande che fanno innamorare noi esploratori.

Non poteva mancare, ovviamente, il passo all’ “Indiana Jones” anche stavolta. Mi accorgo che per accedere all’altra ala della villa abbandonata (l’Umbria regala grandi emozioni!) devo entrare in una stanza che ora è sulla mia destra. Unico piccolo particolare: dalla porta alla quale mi affaccio a quella in questione vi è totalmente il vuoto in quanto il pavimento che collegava i due spazi è totalmente crollato. Sotto di me almeno tre metri di vuoto assoluto, per non parlare dei detriti e delle assi di legno che sono, ormai, accatastate al piano inferiore. Praticamente un livello di Tomb Raider. Qualche genio del male ha pensato bene di posizionare una porta scardinata in orizzontale per fare da ponte tra una stanza e l’altra da soglia a soglia. Ottimo. È vero, sono quasi un metro e novanta potrei fare un salto e comunque raggiungere l’altra stanza ma voglio dire… già il periodo è quello che è… perché rischiare inutilmente? Tenendomi allo stipite della porta, con estrema cautela, do le spalle al baratro e con un passo e mezzo sono effettivamente dall’altra parte. “Ora come minimo” penso “devo trovare una mummia egizia o qualcosa di tremendamente valido”. Indovinate un po’? Altre dieci stanze, un’altra scala crollata e poi il deserto dei tartari. Nulla di nulla.

Ripercorro un po’ deluso lo stesso percorso e torno ad esplorare le stanze rimanenti all’ultimo piano. Anche qui la situazione è critica: soffitti crollati e pareti pericolanti. Trovo però un Cluedo ed una tombola con tanto di numeri sparsi su tutto il pavimento. Il solitario, i giochi in scatola, la bambola…potrei forse chiamarla “la villa dei giochi”?

Uscendo mi richiudo il portone di ingresso alle spalle e penso molto a questa villa abbandonata, certamente tra e più bizzarre in Umbria. Sicuramente apparteneva a qualche ricca famiglia del luogo e purtroppo, a giudicare dall’incuria e dai segni del tempo, ho come l’impressione che sia abbandonata da parecchi anni. Vorrei sapere che fine hanno fatto i bimbi che hanno vissuto la stanza coi mobili rossi e soprattutto chi fosse il capotavola intento a giocare a quel solitario. Devo dire che il tutto assume nella mia mente un’atmosfera del tutto poetica fatta di quelle ombre che dominavano la sala da pranzo e da quelle carte così disposte sul tavolo. Il tempo che scorre inesorabile.

Mi giro verso la macchina e mi accorgo che dopo due ore le nuvole si sono diradate e che quel paesino che sorgeva di fronte a me immerso dal bianco è ora una “semplice” collina verde fra le montagne. Mi compiaccio perché alcuni momenti vanno colti al volo (e grazie direte voi, è il principio della fotografia). Vi do ragione, ma ci penso comunque e ragiono sul tema del “passaggio”. Le nuvole passano velocemente, avvolgono, ti regalano un’immagine splendida e poi se ne vanno. Ebbene sì…un po’ come il tempo.

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.

Se questa villa abbandonata in Umbria ha stuzzicato la vostra curiosità, ecco una ricca lista di ville e palazzi abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della stessa regione?

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