Quando girovaghiamo in un luogo abbandonato camminiamo con la storia del posto ed in questo luogo così speciale camminiamo affianco ad una persona assai singolare: il Sig. Leonardo, che ha lasciato un impronta positiva e duratura nel tempo che né lo scorrere delle lancette e né le azioni dei posteri potranno cancellare. Vi presentiamo dunque una delle tante storie di imperi economici, falliti e dimenticati.
Classe 1900, nacque operaio, uno dei primi a prendere la patente, autotrasportatore, poi imprenditore nell’estrazione del tufo, inventore e per ultimo titolare di molini e pastifici. Il suo genio dette vita ai primi rimorchi per i camion, una macchina per tagliare i tufi, una macchina per il carico del grano duro che non necessitava di elettricità, nessuna delle quali venne però coperta da brevetto, proprio al fine di permettere a tutti di usufruire di queste invenzioni e per alleggerire il lavoro delle classi più povere.
Ad un certo punto della sua vita (siamo nel 1940) il Sig. Leonardo decise di investire anche sulla cultura, mostrando grande lungimiranza e umanità. Per il suo pensiero, l’uomo non era fatto di solo lavoro, ma necessitava di rafforzare anche lo spirito e la mente. Tale era forte il suo lato umanista che provò ad acquistare il grande “Cinema Margherita”, chiuso, sul lungomare di Bari. Ma (fortunatamente per noi e ai fini della storia) le solite lungaggini burocratiche le barriere politiche lo convinsero a non perseguire questo progetto. Ma era caparbio, risoluto e di poche parole, doti che all’epoca facevano grandi gli uomini, e fu così che decise di costruirsene uno tutto suo, anzi realizzò il più grande Cine-Teatro della provincia.
La prima pietra fu posata nel 1945 fino alla completa realizzazione avvenuta il 6 gennaio del 1947, giorno dell’inaugurazione della grande sala cinematografica. E che sia una grotta o la sala di un Guggenheim, i luoghi dove si celebra questo rito di eternazione sono delle “cattedrali” che vanno trattati come tali, perché in essi alloggia il Tempo, unico padrone della nostra immortalità.
Quando siamo entrati nel cinema, che prima di essere chiuso portava il nome del suo proprietario, abbiamo avuto netta la sensazione di “profanazione”. Quasi una bestemmia sarebbe stato lasciare che polvere, guano, ruggine e degrado avessero la meglio su ciò che si para agli occhi varcando la soglia di questa struttura. Un bellissimo cinema abbandonato, di gusto “tardo liberty“, chiuso ormai da oltre trent’anni. Una capienza di 2000 posti, una sala minore che ne fece un antesignano dei moderni multisala, palco con fossa per orchestrali, e un cartellone di grandi presenze fino al giorno della chiusura. Camerini ricavati sotto e dietro il palco, quest’ultimo dotato di saliscendi per il cambio veloce delle scenografie. Sulle nostre teste una poesia di contrappesi muti e immobili al loro posto in attesa che qualcuno ridia vita a quelle corde ormai aride.
La platea era costruita con la giusta pendenza per permettere a tutti una visione ottimale del palco. I palchi e sovrappalchi aperti sulle due pareti laterali del teatro, ordinati e con le sedie fissate al pavimento in direzione del palcoscenico. Nella parte superiore i loggioni e la piccionaia, le categorie dei posti più economici, che consentivano a tutti l’accesso alla cultura ed allo svago. Affianco alla sala grande, al primo piano, la saletta secondaria di circa 80 posti a sedere con ingresso e biglietteria separati, dove con nostra grande sorpresa abbiamo trovato ad accoglierci una maestosa “donna pettuta in carta pesta”, opera di un artista locale.
Per raggiungere la saletta di proiezione si deve passare dal sontuoso balcone, dove da una porticina sita su una delle due torri laterali, si sale dalle anguste scale che portano in questo piccolo locale illuminato da grande finestra. Meraviglia (occhi sgranati e mandibola pendente sotto la mascherina) alla visione di un proiettore P30 delle Officine Prevost di Milano. Il gioiellino, , mangiato dal guano dei piccioni, nasceva alimentato dal carbone e poi fu trasformato per la proiezione a mezzo di lampada alogena.
Il Sig. Leonardo, saggio, serio e infaticabile lavoratore si spese per soddisfare i bisogni primari dei suoi concittadini adottati, offrendo prima di ogni altra cosa uno stipendio, ma allo stesso tempo regalando cultura, svago e divertimento, creando una alternativa per il dopo-lavoro e i giorni festivi. Certo che riaccendere le luci del cinema-teatro chiuso è, oggettivamente, impresa impegnativa. Una delibera comunale del 2011 approvava un progetto di ristrutturazione del valore di quasi 9 milioni di euro. Dopo dieci anni quel preventivo potrebbe essere giunto a proporzioni irraggiungibili.
Grazie alla disponibilità del Sig. Giovanni (nipote di Leonardo) e di suo figlio Francesco siamo riusciti ad entrare nel cinema chiuso e per oltre due ore, pur combattendo con la quasi totale assenza di luce, abbiamo scattato foto in ogni suo angolo portando a casa immagini, certo, ma soprattutto la consapevolezza che nulla è impossibile e la speranza che il nostro lavoro possa contribuire alla costruzione di un futuro possibile.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
Noi di Ascosi Lasciti, tramite l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi pericolosi o inagibili, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage. Per poter prendere parte attiva senza rischi a questa missione, iscriviti e partecipa al nostro gruppo.
Se questo cinema chiuso e semi-abbandonato ha stuzzicato la vostra curiosità, ecco una ricca lista di cinema e teatri abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Puglia?
Per un aggiornamento quotidiano sulle nostre attività, basta seguirci sulla nostra pagina Facebook oppure sbirciare tutte le nostre foto migliori su Instagram.

raccogliamo scatti per la Puglia, sconfinando di tanto in tanto, senza un ordine temporale o priorità spaziale, interpretando, a volte, il medesimo scenario filtrato però dai nostri personali metodi di lettura della luce, dei suoni, degli odori e delle vibrazioni che questi posti trasmettono.
Valeria Genco, Mimmo De Leonibus, Antonio Nitti