Chiamatelo come volete: manicomio infantile degradato e chiuso per sempre, orfanotrofio abbandonato dal 1970. Il succo emotivo che accompagna questa spremuta di storie di certo non cambia.
Non sappiamo con certezza quando questo manicomio oggi degradato sia stato costruito, ma alcuni documenti ne datano la costruzione attorno al 1870. L’edificio, inizialmente adibito a residenza privata, ebbe storia travagliata e continui passaggi di proprietà.
Solamente nel 1933 venne trasformato in ospedale, accoglieva principalmente malati di tubercolosi. Venne quindi ceduto alla Croce Rossa Italiana nel 1940, per essere trasformato in ospedale psichiatrico, ma a differenza degli altri manicomi questo fu destinato alla cura dei bambini considerati “difficili”.
Si dice che la struttura fosse gestita da suore per nulla amorevoli nei confronti dei piccoli inquilini. Secondo alcune testimonianze, i bambini venivano maltrattati e puniti spesso corporalmente. Nei casi più difficili si procedeva alla terapia elettro-convulsivante, più comunemente chiamata elettroshock. Per questi motivi l’edificio è diventato famoso tra gli appassionati di leggende e tra i cacciatori di fantasmi.
Il motivo dell’abbandono rimane un mistero: nel ’70 infatti questo manicomio degradato venne improvvisamente chiuso e ancora oggi si sa poco sul destino dei poveri bambini. Pochi giornali del tempo che si occuparono del caso parlano di morti avvenute in circostanze misteriose, a causa di un’epidemia. Anche il custode, che abitava in una casa adiacente all’edificio, scomparve inaspettatamente poco prima che l’intero complesso chiudesse i battenti.
“Mistero”, il celebre programma televisivo di Mediaset, ha indagato sul caso e reso celebre al pubblico la giostrina arrugginita e cigolante che un tempo rappresentava il solo svago per i residenti. Oggi nemmeno lei è più presente: la Croce Rossa, proprietaria della struttura, ha autorizzato il regista scandinavo Robert Jakobsson a prelevarla per la scenografia di un suo spettacolo.
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Classe ’84, nato e cresciuto nella provincia di Bologna. L’urbex, ovvero la riscoperta dei luoghi abbandonati, ha unito le sue due grandi passioni, quella dell’esplorazione e quella della fotografia. Membro fondatore del progetto “Tesori abbandonati”.