Il luogo trattato, un ospedale psichiatrico abbandonato, è già stato fotografato dal nostro team ed è stato ambientazione reale di una storia di fantasia (guarda qui).
Oggi vediamone insieme la storia.
A Vercelli un manicomio esisteva già dal 19° secolo.
Quello “nuovo” che andiamo a mostrarvi fu inaugurato nel 1937. Si trattava di uno dei più grandi ospedali psichiatrici d’Italia, esteso su una superficie, pensate, di ben 28 ettari, per un totale di venti padiglioni, con una grossa palestra, una chiesa e un teatro.
Venne dismesso definitivamente agli inizi degli anni ’90, con l’apertura del nuovo ospedale di Vercelli. Non tutte le stanze sono state svuotate: in alcune si possono ancora trovare le attrezzature utilizzate per i trattamenti chirurgici, le vasche, barelle, sedie a rotelle ed i resti di una macchina per l’elettroshock. Poi ancora lastre e raccolte di cartelle mediche degli ex pazienti.
Il parco è interamente coperto dal verde di una natura incolta, la quale filtra la debole luce che riesce a raggiungere gli interni.
Alcuni padiglioni sono tutt’oggi pericolanti, le strutture di questo ospedale psichiatrico abbandonato stanno cedendo e le scale sono prossime al crollo.
Verde è il colore delle pareti, verdi sono le foglie degli alberi incollati alle finestre dell’edificio, verde è il colore della luce che accompagna tutta la visita.
I padiglioni erano dedicati alla riabilitazione psico-fisica degli inquilini: sono rinvenibili diverse protesi di braccia e gambe.
Il cinema, nonostante l’incendio subìto qualche anno dopo la sua chiusura, resta ancora una delle stanze più affascinanti : passando per la loggia superiore, alcuni raggi di sole penetrano da un pertugio sul tetto.
Anche la chiesa, nonostante il suo degrado, rimane accessibile. Ci sono ancora tutte le panche ribaltate e qualche veste in terra.
Qua e là sui muri, si possono notare ad uno sguardo molto attento i segni incisi dagli “internati” con oggetti improvvisati o, talvolta, con le stesse unghie.
Oggi la chiamano Art Brut, sia che si trattasse di vere opere plasmate dalle sofferenze interiori degli ex inquilini, sia che fossero semplici gesti di disperazione in un momento di sfogo personale.
L’arte è sempre arte. In qualsiasi forma si presenti.
E così, si dice delle persone, che siano tutte figlie di Dio.
Salvo, ovviamente, i “diversi”.
Ieri lo erano i matti e gli “indemoniati”. Poi è arrivata la volta dei neri e degli ebrei.
Chi saranno i prossimi figli di un Dio minore?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Se questo ospedale psichiatrico abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di ospedali psichiatrici abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati del Piemonte?
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Romagnola di nome e di fatto, mi definisco una persona curiosa.
Fin da piccolina mi hanno sempre incuriosito i posti abbandonati e le storie.
La fotografia è arrivata col tempo, con i viaggi in solitaria che ho fatto e le persone che ho incontrato.
Ho incominciato a fare urbex da sola, e la ricerca, le storie di chi ci ha abitato, l’emozione che si prova ad entrare in questi posti dove il tempo si è interrotto, mi continua a dare emozioni ancora oggi.
Navi fantasma, treni, carria armati, monasteri, ville, manicomi, ma le mie preferite restano le chiese, e soprattutto la famosa chiesa blu.