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In una parola, disabitato. Questa volta il silenzio e la malinconia ci danno appuntamento nelle viuzze desolate del Borgo Sicaminò, un intero villaggio abbandonato.
Un divano maltrattato dal tempo e una poltrona sventrata dall’incuria al suo fianco, sono gli unici “figli” di un crudele abbandono iniziato con la riforma agraria degli anni ’50, e rimasti ancora lì dentro una stanza vuota, con l’atteggiamento un po’ illuso di chi aspetta che, prima o poi, qualcuno vada a riprenderli.

In un territorio che si trova a mezza via tra i monti Peloritani e la costa tirrenica che si affaccia sul golfo di Milazzo, il piccolo borgo medievale di Sicaminò è l’ennesima vittima dell’indifferenza umana: il suo nome, Sicaminò, deriva dalla combinazione tra il nome del feudatario Gualtiero Gavarretta, cui appartenne nel XIII secolo, e la preponderante presenza degli alberi di gelso, che in greco si chiamano proprio Sicaminos, anticamente utilizzati per l’allevamento dei bachi da seta.

È un altro luogo in cui, a seguito dello spopolamento urbano, la natura da spettacolo e si sta riappropriando con prepotenza di tutto quanto, a suo tempo, si vide sottratto dall’uomo. Camini vuoti, contatori fermi, stanze nelle quali filtra appena un timido raggio di sole dal soffitto, e poi tanto tanto, ma tanto verde che detta legge.

Al contrario di altre ghost towns, che sono totalmente deserte, qui vivono giusto un paio di anime che tramandano la storia del borgo e leggenda che avvolge questo villaggio abbandonato che riguarda il Duca Giuseppe Avarna, discendente della famiglia Avarna, morto nel 1999.

Si narra, infatti, che il Duca Avarna, divorziato e poi risposato in seconde nozze, fosse avvezzo a suonare le campane del suo castello ogni qual volta, durante il giorno o nella notte, giaceva con la seconda moglie, più giovane di lui di circa 40 anni, per far dispetto alla prima amata che ancora viveva in un’altra ala del castello.

Testo di: Giuliana Imburgia

Il palazzo nobiliare e la annessa cappella (non abbandonati) sono stati acquistati da chi un tempo aveva in progetto di farne un ristorante che, purtroppo, non ha mai visto la luce. I nuovi proprietari si battono giornalmente contro atti vandalici e l’incuria che avvolge il borgo.

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L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

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Se questo borgo abbandonato ha stuzzicato la vostra curiosità, ecco una ricca lista di città e paesi abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Sicilia?

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