Questo ricovero abbandonato, ex-sanatorio, è un luogo abbandonato abbastanza particolare perché, fino a questo momento, è l’unico posto che ho visitato anche quando era in attività. Vederlo in questo stato da una strana sensazione, diversa rispetto che visitare ogni altro luogo.
La storia di questo ricovero abbandonato inizia molto tempo fa: a inizio del secolo scorso l’Italia, insieme alle altre nazioni europee, stava combattendo contro la grande emergenza sanitaria di allora, “il mal sottile”, ovvero la tubercolosi. Le prime strutture in Italia vennero edificate in Valtellina; alcune di queste sono ancora presenti sul territorio, qualcuna in stato di abbandono, altre parzialmente riconvertite in ospedali. ( Sanatorio nei monti di Prasomaso e Sanatorio di Sondalo).
Con l’aumento dei casi, soprattutto dovuti al fatto che i nuclei familiari più poveri vivevano assieme in piccole abitazioni, il governo di allora decise la costruzione di nuovi sanatori su tutta la penisola. Il compito fu affidato ad un giovane clinico tisiologo, Eugenio Morelli, che in pochi anni riuscì nell’impresa di formare nuovi medici specializzati e creare una rete di strutture sanatoriali; strutture distribuite in tutta la penisola, progettate in maniera simile in modo da contenere i costi.
La struttura del ricovero oggi abbandonato venne inaugurata nel 1924 con lo scopo di ospedalizzare gli infermi TBC del Comune di Milano. Costruita in elegante stile liberty, sorgeva a pochi chilometri da Milano, distante da grandi agglomerazioni di popolazione, da strade molto frequentate e da stabilimenti che potessero alterare la purezza dell’aria. Il luogo scelto era inoltre ai bordi di un grande bosco e una pineta che lo proteggeva dai venti.
Il clima era costantemente meno caldo che nella città, meglio ventilato in estate e meno nebbioso nell’autunno. Ampliata durante gli anni seguenti, nel 1930 poteva contare su circa 1000 posti letto. Come tutti i sanatori era presenta anche una chiesa, che in questo caso era particolarmente grande ed era connessa tramite dei corridoi al sanatorio in modo che i degenti non dovessero uscire all’aperto.
A partire dagli anni ‘50, a seguito della contrazione del settore sanatoriale dovuto all’avvento dell’era antibiotica, gradualmente i posti letto vennero convertiti a esigenze ospedaliere fino ad arrivare agli anni settanta quando la struttura diventò un ospedale a tutti gli effetti. L’ospedale continua nella sua funzione per molti altri anni fino quando nei primi anni 2000 viene deciso di costruire un nuovo ospedale, perché più in linea con i moderni concetti di strutture ospedaliere. La scelta di costruire una nuova struttura invece di rimodernare la vecchia scatena molti dibattiti ma alla fine il nuovo ospedale viene inaugurato nel 2015, giusto di fianco al vecchio ricovero che viene lasciato da un giorno all’altro in disuso, abbandonato e incustodito, alla totale mercé di ladri e vandali.
Le foto che vedete in questo articolo sono state effettuate in varie visite effettuate non molto tempo dopo la chiusura del ricovero abbandonato. Attualmente purtroppo la struttura è stata depravata da ogni cosa che è stato possibile rubare, compresi i pesanti termosifoni in ghisa e i marmi delle scale e della chiesa; le panche della chiesa sono state date alle fiamme, rubato il rame dal tetto e infine annoiati ragazzini hanno minuziosamente rotto ogni singolo vetro delle finestre.
Un vero peccato per una storica struttura che sarebbe stato possibile recuperare e destinare a nuovi utilizzi.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.
Se questo ricovero abbandonato ha stuzzicato la vostra curiosità, ecco una lista di complessi sanitari abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Lombardia?
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Fotografo, autore, amministratore IG di Ascosi Lasciti e punto di riferimento lombardo, assieme al gruppo di “manicomio fotografico”. La sua passione per la fotografia nacque con un regalo del nonno e dirottò prestissimo verso la passione sfrenata per l’esplorazione urbana, di cui oggi allestisce numerose mostre a tema.